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Ryder Cup, -3 | McIlroy, Garcia e gli altri europei: le pagelle della stagione

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Alla fine del calendario europeo mancano ancora diversi tornei, ma anche per i dodici del Vecchio Continente è tempo di giudizi pre-Ryder Cup. Paul McGinley avrà a disposizione una squadra ricca di talento ed estremamente eterogenea, nelle caratteristiche così come nei risultati raccolti quest’anno. Tra eccellenze (tante), stagioni indimenticabili ed una grave insufficienza, scopriamo come si presenta l’Europa all’appuntamento più atteso dell’anno. Le pagelle.

Le pagelle del Team USA

Rory McIlroy, voto 10: il futuro del golf è lui. Dopo un 2013 buio, torna fin da maggio a regalare magie con la vittoria del BMW PGA Championship, ma è tra luglio ed agosto che confeziona il proprio capolavoro. Open Championship, Bridgestone Invitational e PGA Championship. In quattro settimane, tre vittorie, con cui Rory spazza via qualunque tipo di concorrenza. Inarrivabile. Abissale il suo vantaggio in ogni classifica. Ora manca solo il Masters, ma quel che è certo è che il golf sta vivendo i prodromi di una nuova era.
Primo nella Race to Dubai, tre vittorie, quattordici Top 10.

Henrik Stenson, voto 7: non ripete lo straordinario 2013, anzi, non ci va nemmeno lontanamente vicino. Anonimo ed impacciato fino a maggio, poi lo svedese ricomincia a premere sull’acceleratore e i risultati si vedono, sebbene sfiori soltanto in un’occasione la vittoria, al BMW International Open. Le prestazioni dello U.S. Open e del PGA Championship, inoltre, non possono passare inosservate.
Quinto nella Race to Dubai, sette Top 10.

Victor Dubuisson, voto 7,5: la scalata verso la Ryder Cup era cominciata già a fine 2013, con delle splendide Final Series condite da una vittoria, e viene completata a febbraio dall’eccezionale secondo posto conquistato all’Accenture Match Play. Un biglietto da visita niente male in vista della sfida di Gleneagles. Poi, però, si vede poco per il resto della stagione, anche a causa di problemi fisici, anche se trova il tempo di inanellare due Top 10 in due Major.
Ottavo nella Race to Dubai, cinque Top 10.

Jamie Donaldson, voto 7,5: come Dubuisson, anche il gallese pone le basi per la qualificazione alla fine della stagione precedente e, sempre come il francese, chiude i giochi con un secondo posto in un WGC di inizio anno, il Cadillac Championship. Giocatore solido e di grande affidabilità (e anche in gran forma), come testimonia anche la vittoria di agosto in Repubblica Ceca.
Terzo nella Race to Dubai, una vittoria, sei Top 10.

Sergio Garcia, voto 9: per qualità, continuità e classe è stato probabilmente secondo solo a McIlroy. Lo spagnolo è (quasi) ovunque, ma si conferma anche uno splendido e fenomenale perdente. Riesce a conquistare il Qatar Masters a gennaio, dopodiché è costretto regolarmente a svariati piazzamenti, in particolare tra fine luglio ed inizio agosto, quando Rory lo brucia in due tornei consecutivi. Il primo degli umani.
Secondo nella Race to Dubai, una vittoria, dieci Top 10.

Justin Rose, voto 8: un diesel. All’inglese sono serviti almeno cinque mesi per carburare, ma tra giugno e luglio sale in cattedra e aggiunge al proprio palmarès due tornei in tre settimane. Stecca all’Open Championship, dove era tra i più attesi, ma evidenzia sempre grande regolarità e dimostra di saper sempre limitare gli errori. Una garanzia di risultati.
Settimo nella Race to Dubai, due vittorie, otto Top 10.

Martin Kaymer, voto 9: irriconoscibile per tutto il 2013 e fino al maggio del 2014, tanto da essere crollato oltre il 60° posto nel ranking mondiale e totalmente fuori dai radar di McGinley. Di colpo, però, al tedesco si accende la luce e nel giro di un mese riesce nella clamorosa impresa di vincere il Players e di dominare lo U.S. Open, restando sempre in testa dall’inizio alla fine. Il resto della stagione sarebbe da 5 in pagella, ma cosa importa?
Sesto nella Race to Dubai, due vittorie, tre Top 10.

Thomas Björn, voto 6,5: compie gran parte del lavoro sul finire del 2013, con un’importante vittoria in Sudafrica, mentre nel 2014 dura solo per metà anno. Gioca un ottimo Masters, poi getta alle ortiche un BMW PGA Championship praticamente già vinto e, anche a causa di qualche fastidio alla schiena, non è mai davvero competitivo. Tra i meno in forma del lotto.
Quarto nella Race to Dubai, una vittoria, cinque Top 10.

Graeme McDowell, voto 7: altalenante. Buon inizio di stagione, decisa flessione tra aprile e giugno e picco di forma nel mese di luglio, quando arriva anche la conferma del titolo in Francia, anche se principalmente per demeriti di Stadler. Infila dei buoni piazzamenti consecutivamente al momento opportuno, da giocatore solido ed intelligente qual è.
Tredicesimo nella Race to Dubai, una vittoria, dieci Top 10.

Ian Poulter, voto 4,5: per la Ryder Cup è imprescindibile e McGinley lo sa. D’altronde, il suo record parla chiaro. Dodici vittorie, tre sconfitte e nessun pareggio. Ma senza le sue mirabolanti prestazioni in Ryder, l’inglese avrebbe un posto garantito sulla poltrona del proprio soggiorno. Impensabile possedere un talento del genere e riuscire a sprecarlo per una stagione intera.
56° nella Race to Dubai, tre Top 10.

Lee Westwood, voto 6: sufficienza stiracchiata, dovuta soprattutto grazie alla vittoria da dominatore assoluto in Malesia e all’ottimo Masters disputato. Tra giugno e luglio, però, scompare completamente dalle classifiche con quattro tagli mancati consecutivamente (compresi U.S. Open e Open Championship). Si rivede a buoni livelli negli Stati Uniti ad agosto. Convocato più per il curriculum che per i risultati.
21° nella Race to Dubai, una vittoria, tre Top 10.

Stephen Gallacher, voto 7,5: apre la stagione confermando il titolo a Dubai e mantiene un ritmo costante per tutta la stagione. Un po’ in difficoltà su alcuni campi americani, mentre si esalta maggiormente sui percorsi del Vecchio Continente, dove entra spesso e volentieri nei discorsi per la vittoria. Qualche taglio in più, forse, si poteva superare, ma resta la miglior stagione della carriera. Wild card meritata.
Nono nella Race to Dubai, una vittoria, otto Top 10.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Wikipedia

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