Ciclismo
Vuelta a España 2014: Aru si consacra campione e incanta l’Italia
Ha attaccato senza indugio. Si è alzato sui pedali, una rasoiata e via. Senza timori, senza pensieri. Aveva dietro di sé Contador, Froome, Rodriguez, Valverde, Uran, il meglio del meglio delle grandi corse a tappe dell’ultimo lustro, al netto di Nibali. Nessuna paura, nessun timore di non farcela al cospetto di big sino a qualche tempo fa ammirati solo in televisione. Aru ha staccato tutti con l’incoscienza di chi ha compreso di essere ormai entrato nella ristretta cerchia dei giganti del ciclismo.
Dopo lo Squalo dello Stretto, storico vincitore dell’ultimo Tour de France, l’Italia ha trovato un nuovo gioiello su cui costruire un decennio di successi. Se al Giro d’Italia, con l’assolo di Montecampione ed il terzo posto in classifica generale (a soli 23 anni, più precoce anche di Marco Pantani), Aru si era imposto come una piacevole rivelazione, la Vuelta in corso rappresentava il vero banco di prova, al secondo grande giro nella stessa stagione ed in un contesto concorrenziale esigente come non mai.
Dal Santuario dell’Annunciata di Montecampione al Santuario de San Miguel de Aralar. Due vittorie nette, suggestive, maturate a tre mesi di distanza con evidenti similitudini: uno scatto secco, spingendo un rapporto durissimo, per poi mantenere altissimo il ritmo, con il volto trasfigurato da un susseguirsi di smorfie di fatica, digrignando i denti. E’ un Aru che entusiasma, meraviglia, fa rivivere emozioni antiche, eppure mai dimenticate dal passionale popolo italiano delle due ruote.
Stuzzica riflettere su un particolare. Non si conoscono ancora i limiti del corridore dell’Astana, oltretutto di gran lunga il più giovane degli aspiranti alla classifica generale: quasi tutti gli avversari hanno da tempo superato le trenta primavere (Froome vi è molto vicino, mentre dispiace sinceramente per il ritiro di Nairo Quintana, candidato principale al ruolo di antagonista dell’azzurro nei prossimi anni). In salita è già tra i migliori al mondo, deve migliorare sui cambi di ritmo ripetuti; l’anello debole attuale appare la cronometro, tuttavia in questo caso può già vantare un’ottima posizione in bici, con un rendimento che potrebbe progredire negli anni.
Fabio Aru ha tutto per segnare un’era del ciclismo italiano e mondiale. Forse già a partire da questa Vuelta, dove non è reato sognare un podio. Magari provando ad attaccare e staccare tutti anche nelle prossime tappe di montagna. Con l’incoscienza di chi sa di essersi meritato l’ingresso nel gotha dei campionissimi.
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federico.militello@olimpiazzurra.com