Ciclismo

Ciclismo femminile: il punto azzurro di fine stagione

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Nel controverso calendario del ciclismo femminile, che sovrappone negli stessi giorni corse importanti e spettacolari lasciando sguarnite intere settimane, non c’è un “Giro di Lombardia” a simboleggiare la chiusura della stagione, senza considerare i prolungamenti nati col tempo tra ottobre e novembre: spesso, dunque, per le ruote rosa è il Campionato del Mondo a decretare la fine dell’attività su strada.

A scanso di equivoci, quest’anno si disputerà anche la prima edizione del Giro dell’Emilia, l’undici ottobre, e la consueta Crono delle Nazioni otto giorni più tardi, oltre ad alcune corse minori in Brasile: tuttavia, gli appuntamenti più attesi della stagione sono ormai terminati ed è dunque tempo di bilanci, in particolare sullo stato di salute del movimento azzurro. Questo si mantiene come una vera ricchezza dello sport italiano, soprattutto alla luce di alcune difficoltà contingenti che vanno rimarcate una volta di più: a partire dalla mancanza di sponsor, perché, se si prende il ranking UCI per squadre, si scoprirà che l’Alè-Cipollini-Galassia, in ottava posizione, è la prima formazione italiana seguita a ruota da un’Astana-BePink il cui main sponsor, comunque, è ovviamente kazako, mentre non ci sono altre compagini tricolori tra le prime 15 (la Estado de Mèxico, decima, è di licenza messicana). Certo, ci sono poi la Servetto-Footon, la SC Michela Fanini-Rox, la Vaiano-Fondriest e la Top Girls Fassa Bortolo, ma questi team, soprattutto per una pura questione economica e non di passione o di professionalità, non possono competere con i colossi internazionali che rispondono ai nomi di Rabo-Liv, Specialized-Lululemon, Orica-AIS, Boels-Dolmans e Giant-Shimano.
Oltre alla ben scarsa copertura mediatica che da un lato impedisce di riconoscere il giusto valore alle atlete (peraltro non equiparate allo status di “professioniste” come i loro colleghi maschi) e dall’altro, appunto, non invoglia sicuramente nuovi sponsor, un’altra problematica importante del pedale rosa tricolore si riscontra sin dalle categorie giovanili ed è la scarsa distribuzione territoriale delle formazioni che svolgono attività femminile: quasi la totalità delle élite italiane provengono infatti da Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. In molte zone del Meridione, infatti, è praticamente impossibile per una ragazza avviarsi a questa attività, cosa che tra i maschi succede “solamente” quando si bassa al livello junior o under 23.

Fatte queste lunghe ma doverose e mai scontate premesse, non si può dunque non elogiare il livello mantenuto dalle 70-80 atlete élite azzurre in questo sport: Giorgia Bronzini ed Elisa Longo Borghini hanno chiuso nelle prime dieci sia nel ranking UCI, sia in quello di Coppa del Mondo, con Elena Cecchini appena fuori e peraltro miglior giovane del massimo circuito. Giorgia è una certezza da molti anni, Elisa lo è da un paio di stagioni al pari dell’ancora più giovane Rossella Ratto, che quest’anno ha oltretutto centrato il primo successo tra le élite: importante, quindi, la bella e costante crescita della ventiduenne Elena Cecchini, polivalente che vince e ottiene podi tanto su strada quanto su pista (14 piazzamenti tra le prime 15 su strada, tre medaglie agli Europei giovanili su pista). A proposito di atlete regolari: la ventiquattrenne Barbara Guarischi è tra queste, con due successi stagionali e circa venti piazzamenti tra le prime quindici sfruttando uno spunto veloce sempre più affinato. Susanna Zorzi e Valentina Scandolara, rispettivamente di ventidue e ventiquattro anni, hanno saputo alternare, come del resto fanno anche in nazionale, il lavoro di squadra ai tentativi individuali: la prima ha sfiorato il successo in Inghilterra, la seconda ha trionfato meritatamente al Giro del Trentino sfiorando anche il Tricolore. Ottimi segnali anche da Elena Berlato, ventiseienne vicina al successo al Giro Rosa, e nel finale di stagione brillanti piazzamenti per Chiara Pierobon, ventunenne veneta della Top Girls; la sua coetanea Maria Giulia Confalonieri si è ben difesa al Giro di Toscana e ha alternato come sempre l’attività su strada a quella su pista. A proposito di giovanissime: del 1993 è anche Soraya Paladin, due volte tra le cinque in Francia, mentre la 1992 Anna Trevisi ha chiuso tra le dieci nella tappa cinese di Coppa del Mondo. Piazzamenti tra le dieci che non sono mancati all’ex campionessa nazionale Giada Borgato, che comunque merita e ha le carte in regola per tornare presto a vincere.

Note dolenti? Qualcuna sì. Per la trentenne plurimedagliata Tatiana Guderzo è stata una stagione strana, iniziata tardi e accesa solamente nel finale, tra il Giro d’Olanda e quello di Toscana, con la convocazione in azzurro dove ha avuto la funzione, per certi versi, di “regista” in corsa senza muoversi in prima persona. Per la ventunenne Dalia Muccioli, campionessa nazionale 2013, un solo piazzamento sul podio, ma comunque la certezza che la giovane età è dalla sua parte per continuare a crescere; discorso simile per la trevigiana Francesca Cauz, splendida tra Europei e Giro Rosa 2013, ma purtroppo, dopo alcune brillanti prestazioni nel ciclocross, mai tra le prime dieci nelle poche corse disputate. Non c’è da preoccuparsi comunque, perché il talento di queste ragazze è sotto l’occhio di tutti.

foto: Claudio Cecchin per fotoline.org

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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