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Calcio
Calcio – Pallone d’Oro: Italia bocciata in campo, ma in panchina…
Non ci sono giocatori italiani tra i ventitré che ad inizio gennaio si contenderanno il Pallone d’Oro 2014. E solo uno milita in Serie A, Paul Pogba. Il dato è tanto scarno quanto evidente e riassume al meglio la crisi del calcio del Bel Paese. L’Italia paga infatti il fallimentare Mondiale brasiliano, ma anche un nome che ormai non fa più appeal in un mondo sempre più ricco e di cui le squadre dello stivale faticano a reggere il passo.
Tra le stelle del Bayern Monaco e del Real Madrid, della Germania iridata e – nonostante tutto – della Spagna altra vittima illustre dell’estate carioca, non si intravedono azzurri. Mario Balotelli, la punta di diamante nella mente di Cesare Prandelli, è stato affossato insieme a tutti i compagni. Mai decisivo, svogliato e ora pure a secco in Premier League con la maglia del Liverpool: il percorso verso l’Olimpo, per Supermario, è più in salita che mai. Gianluigi Buffon alterna grandi prestazioni a banali errori, e comunque non è più da tempo decisivo nei grandi appuntamenti semplicemente perché, con l’Italia o la Juventus, non riesce ad arrivare a giocarli. Lo stesso vale per Andrea Pirlo, per giunta frenato da continue noie muscolari.
La nomination di Paul Pogba è una magra consolazione, che fa felice più la dirigenza bianconera – abilissima a strappare il francese al Manchester United a parametro zero tre stagioni fa – che gli appassionati di calcio che hanno a cuore il futuro dell’Italia. Il transalpino è infatti destinato a breve alla cessione ad una big estera: non si sa quando, ma di certo accadrà, perché per la Serie A e le nostre dirigenze è divenuto impossibile tenersi stretti i propri gioielli. Legge del mercato, pesce grosso che mangia pesce piccolo, a cui ci stiamo tristemente abituando in questi periodi di magra.
Semmai, un barlume di speranza deve arrivare da Carlo Ancelotti e Antonio Conte, tra i migliori dieci allenatori dell’ultimo anno solare. Due italiani, italianissimi, in compagnia di tecnici che dalla scuola del Bel Paese hanno attinto (e tanto) per raggiungere i propri traguardi. Diego Simeone in primis, ma anche Pep Guardiola (di passaggio tra Brescia e Roma ad inizio millennio), José Mourinho e Jurgen Klinsmann. Segnale inequivocabile che il calcio nostrano è morente dal punto di vista economico e magari anche gestionale, ma non di certo da quello tecnico e tattico. La riscossa può partire da qui, dai meriti di personaggi a volte oltremodo sottovalutati.
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francesco.caligaris@olimpiazzurra.com
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Foto da: Wikipedia