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Ciclismo su pista: le prossime sfide del Rinascimento azzurro

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Quest’oggi, al velodromo di Manchester, Giorgia Bronzini, Annalisa Cucinotta e Maria Giulia Confalonieri prenderanno parte a “Revolution”, una manifestazione internazionale di ciclismo su pista che assegna importanti punti Uci per la qualificazione alla Coppa del Mondo (le cui prove, com’è risaputo, concorreranno a stilare le quote olimpiche per nazione).

Nel contempo, ieri sera a Montichiari si è concluso il raduno della nazionale maschile con Francesco Lamon, Riccardo Minali, Simone Consonni, Filippo Fortin, Alex Buttazzoni, Francesco Ceci, Liam e Omar Bertazzo, quest’ultimo destinato probabilmente ad espandersi ad altre specialità oltre al derny. Prosegue dunque l’intenso lavoro, avviato ormai da qualche stagione, dei commissari tecnici Edoardo Salvoldi e Marco Villa, un lavoro che sta dando frutti via via più importanti: ricordate la situazione di depressione assoluta nei mesi circostanti le Olimpiadi londinesi, quando l’unico rappresentante azzurro, ovvero Elia Viviani, sfiorò peraltro la medaglia? Le sensazioni erano, appunto, abbastanza deprimenti perché sembrava che attorno al forte veronese ci fosse ben poco: dispersi gli inseguimenti, nulle le presenze nel settore velocità, qualche segnali si aveva solo dalla sempre amata corsa a punti o dallo scratch, discipline purtroppo escluse dal panorama olimpico.

Dalle sue ceneri, il ciclismo su pista tricolore ha saputo tornare in alto. In Italia non è possibile, a differenza di altri paesi, un puro professionismo della pista, perché, come abbiamo più volte rimarcato, la scarsissima attenzione di media e sponsor unita al deficit di strutture impedisce che sia uno sport in grado di “dare da vivere” a chi lo pratica, tant’è che non mancano casi di puri pistard costretti al ritiro in quanto non in grado di sfondare su strada. Eppure è indiscutibilmente partito un lavoro, sin dalle categorie giovanili, di integrazione del settore pista con la strada, di coinvolgimento delle squadre di club che ora cedono più volentieri i propri atleti per raduni e manifestazioni dove, è bene ricordarlo, essi indossano i colori azzurri o al limite del proprio corpo militare e non della società da cui sono stipendiati. Lavoro forse più “facile” – volutamente tra virgolette – per Edoardo Salvoldi, commissario tecnico unico con giurisdizione anche su strada e nelle categorie giovanili e un peso specifico, visto il suo travolgente curriculum, col quale riesce evidentemente a imporsi; lavoro più complicato per Marco Villa, perché nel maschile non si ha una figura unica di coordinamento delle nazionali, forse anche perché gli sponsor – quelli delle squadre su strada – hanno un peso maggiore.

Sebbene alcune problematiche persistano (il velodromo di Montichiari, per quanto efficiente, è l’unico coperto dell’intero paese e dunque, per tutti gli atleti del Centro e del Sud, diventa estremamente difficile da raggiungere per allenarsi e gareggiare), quanto visto prima nelle manifestazioni continentali ed iridate giovanili, poi agli Europei élite e nella prima prova di Coppa del Mondo è senz’altro molto positivo. Viviani è più di una certezza, Simona Frapporti ha tutte le carte in regola per strappare il pass olimpico nell’omnium, come i due sempre più efficaci inseguimenti (soprattutto quelle femminile, dove sei o sette atlete si alternano con facilità e profitto); questo per restare alle discipline olimpiche, perché Elena Cecchini o Giorgia Bronzini sino allo stesso Viviani, a Liam Bertazzo e Marco Coledan rappresentano validissime opportunità per corsa a punti, scratch e inseguimento individuale. Inoltre, e qui sta forse la novità più bella, perlomeno tra le ragazze si notano un paio di promesse sempre più concrete anche nel complicatissimo settore velocità, quelle Elena Bissolati e Miriam Vece di cui abbiamo ripetutamente trattato.

Tra due settimane, Londra ospiterà la seconda tappa di Coppa del Mondo, che si chiuderà a Cali, in Colombia, il 17-18 gennaio; un mese più tardi sarà la volta dei Mondiali di Parigi. Queste rappresentano le due sfide più immediate e più importanti per un ciclismo su pista tricolore che, dopo l’età oscura, sembra finalmente entrato nell’epoca del Rinascimento.

foto: pagina Facebook Team Gauss

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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