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ESCLUSIVA| Hockey pista, Massimo Mariotti: ” La mia nuova Vita Azzurra…”

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LODI – E’ un Massimo Mariotti carico e determinato come al solito quello che gentilmente, nel bel mezzo di uno dei suoi nuovi stage con la nazionale italiana, si concede una piacevole chiacchierata ai microfoni di Olimpiazzurra per raccontarci il suo “nuovo incarico” a capo del settore tecnico della nazionale italiana di hockey pista e più in generale di cosa pensa sulla stagione in corso, fra Campionato, Eurolega e Coppa Cers.

Massimo, ci spieghi un po’ questa tuo nuovo progetto azzurro?

“Dal punto di vista contrattuale, per me non cambia niente. Ma è chiaro che con il presidente della Federazione ci siamo seduti ad un tavolo e abbiamo avuto questa idea, per certi versi innovativa.
In pratica sono io stesso, in prima persona, che vado a muovermi verso gli atleti di interesse per la nazionale seniores.
Abbiamo stabilito di dividere le zone di interesse nostrano in tre macro-regioni potendo radunare cosi i ragazzi fra le zone tosco-liguri, lombardo-emiliane e venete.
Ad ogni settore corrisponderà inoltre una città di riferimento (ad esempio Forte dei Marmi e Lodi, ndr), dove ritroveremo tutti i ragazzi che selezionerò e gli osserveremo in mini-stage da due giornate, che si terranno la domenica ed il lunedì successivi alla giornata di Campionato, andando a ripetere questa pratica due volte nell’arco dell’anno, in maniera da stabilire sei appuntamenti stagionali”.

Quali saranno i vantaggi, di questa operazione?

“La cosa principale sarà quella legata ai costi del progetto. Così facendo andremo ad abbattere davvero la spesa legata alla nazionale, poichè non avremo più il problema di far confluire tanti giocatori provenienti da tutte le parti di Italia in un unico luogo.
Questa situazione in passato si è spesso rivelata come una difficoltà, rispetto ad altri paesi come la Spagna dove l’hockey è giocato praticamente solo in Catalogna ed è più semplice richiamare tutti in un sol colpo”.

Sui giovani invece, cosa ci dici?

“Durante l’estate ho osservato attentamente le partite dei ragazzi della Under 20 e della Under 17, poi diventata campione d’Europa, e a tal proposito ti dico che ho già iniziato anche uno screening valutativo di circa 230 ragazzi, per capire quali potranno far parte del contesto azzurro in futuro”.

Dalla Under 20 qualche ragazzo potrà fare il grande salto in nazionale maggiore?

“Alessandro Verona è già stato con noi vincendo il titolo ad Alconbendas e pure Giulio Cocco ha già respirato l’atmosfera della nazionale nel pre-ritiro fatto a luglio in Toscana. Dietro di loro, al momento, non vedo nessuno pronto, ma non mettiamoci in ansia”.

Rimanendo in tema di nazionali: cosa pensi della nazionale femminile vista ai Mondiali di Tourcoing?

“Sicuramente dovresti chiedere a Massari. Dal canto mio ti posso dire che, nella partita con l’Argentina, ho notato purtroppo la mancanza. per queste ragazze, di potersi misurare quotidianamente con i ritmi di un Campionato a loro dedicato.
Il movimento conta ancora troppe poche tesserate e investire nella propaganda, per aumentare le iscritte, sarebbe un primo buon viatico verso la formazione di una Lega, almeno a sei squadre fisse che garantisca una ventina di partite all’anno”.

Passiamo adesso a parlare Campionato: un torneo a quante velocità?

“E’ chiaro che Forte dei Marmi sia la favorita d’obbligo, con il Breganze possibile primo rivale, a patto che la squadra capisca al meglio i concetti del suo allenatore.
Dietro ci sarà bagarre con un gruppone di formazioni che può arrivare fra il terzo ed il decimo posto, mentre per la salvezza, vedendo già il Prato in grave difficoltà, ci sarà da assegnare un posto nella sfida retrocessione, dove saranno tre o quattro le formazioni in lotta per evitare la A2″.

In Eurolega, differentemente, le italiane quante possibilità hanno nel torneo?

“Forte, Breganze e Valdagno, per meriti ed incroci di risultati, penso che possano passare il loro girone.
Bassano, diversamente, dovrebbe compiere un’impresa quasi impossibile contro Barcellona e Benfica, che io considero, assieme al Porto, due delle mie tre favorite per la Final Four .
Chissà, magari il Forte fra le prime quattro…”.

Ed in Cers?

“Lì la situazione è meno decifrabile. Ci sono molte squadre attrezzate, anche se il fatto che le partite siano andata/ritorno rende più imprevedibile il tutto. Dopo un primo turno tutto sommato agevole, per le nostre formazioni adesso ci saranno avversari più impegnativi.
Piazzare una squadra, anche qui, alla Final Four sarebbe un bel traguardo”.

Chiudiamo infine tornando al tema azzurro ed al prossimo grande appuntamento che ci aspetta, quello del Mondiale 2015.
Cosa dobbiamo fare per disputare un torneo di livello elevato?

“Innanzitutto partiamo dal presupposto che noi non vogliamo creare illusioni nella gente, ma desideriamo fortemente mostrare concretezza e realtà.
Seppur con il titolo di campioni d’Europa in tasca, non dobbiamo commettere l’errore di sentirci arrivati e di essere i più bravi. Altrimenti non abbiamo capito nulla. Al Alcobendas abbiamo vinto con grinta e determinazione, anche se non eravamo i più forti sulla carta.
Poi In un torneo come quello mondiale sono spesso i dettagli o le variabili a fare la differenza.
La formula della rassegna, superato il più o meno abbordabile gironcino di qualificazione, ti mette spesso contro avversari contro da subito ostici o addirittura superiori.
Non è un piazzamento che fa la differenza, per il mio lavoro. Io devo concentrare i miei sforzi su tutto il movimento hockeystico italiano, aldilà dei singoli importanti eventi che disputeremo in futuro.

Ultima domanda: se Massimo Mariotti potesse allenare un’altra rappresentativa quale allenerebbe?

“Mi piacerebbe guidare il Portogallo, collettivo in questo momento molto dotato ma a volte troppo poco incline a cambiare il suo atteggiamento in funzione dell’avversario.
Poi è chiaro che difficilmente potrebbe avvenire un domani, ma nella vita mai dire mai.
Come per il discorso di tornare su una panchina di club, a breve. Ho tante ambizioni e sogni, come tecnico mi sento un vincente, poi qui in Italia ci sono tante città dell’hockey su pista che amo: Novara, la stessa Lodi, magari un giorno Grosseto, città dove sono nato, tornare perchè no a Viareggio, dove è finito un ciclo ma sono stato benissimo, o all’estero, anche se dubito che catalani e lusitani vorranno cercare un tecnico straniero…”

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michele.cassano@olimpiazzurra.com

Foto: Cinzia Calvetti

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