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ESCLUSIVA – Tiro a segno| Roberto Di Donna: ” Il talento da solo non basta, serve…”

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La stagione internazionale del tiro a segno dopo le Finali di Coppa del Mondo è giunta alla fine e come sempre al termine di un’annata particolarmente ricca di eventi è tempo di tirare le somme su ciò che è stato.

Olimpiazzurra per farlo ha deciso di affidarsi ad uno dei Signori italiani del tiro a segno: Roberto Di Donna che, oltre ad aver vinto due medaglie olimpiche (un oro ed un bronzo nelle gare di pistola) ad Atlanta 1996 e numerosi allori a livello planetario, è diventato adesso uno dei tecnici della nazionale juniores del Bel Paese.

Roberto, è stato difficile il passaggio da atleta a tecnico? Quale reputi possa essere l’incidenza del tuo nuovo ruolo sul risultato di un ragazzo che segui per tutto l’anno e che poi si deve giocare una medaglia in una sola gara?

“A parer mio il 90% di un risultato, sia esso positivo sia esso negativo, dipende dall’atleta.
Il tecnico invece deve essere quella persona che, priva di quelle tensioni portate dalla gara, può darti quel quid in più per arrivare ad un livello più alto. Non essendo più sulle linee di tiro, ho il vantaggio di capire più cose e rapportarle ai ragazzi che seguo per farli migliorare.
Importante è dare loro tutte le basi della disciplina sportiva: il tiro a segno è uno sport piacevole, dove non manca l’aspetto ludico, ma molto è basato sull’introspezione. Se uno fa bene è perchè ha disciplina. Questo voglio trasmettere ai giovani, anche se può essere faticoso farglielo capire”.

Quanto è difficile trasmettere i tuoi insegnamenti ai ragazzi?

“Sicuramente non è facile. A volte, si ha poca voglia di fare fatica.
Il nostro non è uno sport chiaramente dinamico, dove con una prestazione fisica puoi “scaricare” la tensione emotiva. Qui si soffre soprattutto a livello psicologico e non sempre durante una gara si riesce a stare concentrati per lungo tempo.
Io non posso insegnare loro come si diventa dei campioni, per quello non ci sono formule magiche, ma certamente ti dico che da solo il talento non basta.
Attualmente sono orgoglioso di potermi relazionare con un ragazzo come Dario Di Martino che nell’ultimo periodo ha vinto tanto, perchè lui certamente ha capito molti aspetti importanti della disciplina e penso di poter dire che oggi sia (forse) il tiratore italiano più in forma di tutti, sia fra i senior che tra gli junior”.

Passiamo invece ai Mondiali di Granada 2014: le gare di pistola in generale come le hai viste?

“Innanzitutto ho visto molta tensione fra tutti gli atleti, data dal fatto che i Campionati del Mondo si tengano solamente una volta in quattro anni, rispetto a sport individuali come il tiro a volo o altre kermesse  dove si ha la possibilità di andare alla caccia di allori iridati in ogni singola stagione. Poi la circostanza dell’assegnazione delle prime carte olimpiche ha aumentato palesemente la posta in palio.
Ad eccezione dello stratosferico rendimento del sudcoreano Jin Jong Oh (doppio oro nelle gare di pistola ad aria compressa e pistola libera; con inerente record del mondo in qualifica, ndr), abbiamo visto delle gare con punteggi che hanno rispecchiato i ranking internazionali.
Guardando ai nostri portacolori posso dire che probabilmente Giordano, Amore e Tesconi abbiano pagato l’elevata aspettativa, data dai risultati che in precedenza avevano ottenuto nell’ultimo biennio, nei loro confronti.
Ormai v’è un gruppo di 30-40 tiratori racchiusi nello spazio di pochi punti, basta poco perchè qualcosa ti vada storto.
Al femminile diversamente, Chiaberto e Ricci si sono comportate come meglio non potevano. Non partendo da favorite, almeno sulla carta, hanno fatto il massimo per provare ad entrare nelle finali di specialità. Mi hanno ricordato un po’ quello che ancor più positivamente è successo a De Nicolo, nella gara di carabina a terra da distanza 50m; con la sua grande esperienza e la classe che lo ha sempre contraddistinto è riuscito ad accedere alla finale e a conquistare la carta olimpica”.

Se Di Donna sparasse oggi, con i nuovi regolamenti come si troverebbe?

” Sulla carta potrei essere anche avvantaggiato. Ho smesso di sparare quando mi sentivo saturo, non riuscendo più a sostenere il peso di una gara intera. Oggi come oggi, ripartendo da zero dopo aver sostenuto la qualifica, magari…”.

 

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Foto: UITS

michele.cassano@olimpiazzurra.com

 

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