Editoriali
“Italia, come stai?”: Fontana immensa, ma dopo lei si rischia il buio
Arianna Fontana sempre e comunque. La 24enne valtellinese, pur avendo sostenuto una preparazione meno intensa rispetto al passato con il dichiarato intento di progredire nel corso della stagione, è partita subito col botto nella Coppa del Mondo di short track, conquistando un secondo posto nei 500 metri, distanza dove è vice-campionessa olimpica in carica, ed un terzo nei 1500. Se le prestazioni della signora Lobello non fanno più notizia, soffermiamoci per un attimo sul rendimento degli altri azzurri nelle competizioni individuali.
In campo femminile il piazzamento migliore è arrivato da Elena Viviani, nona nei 500. Discreta Lucia Peretti, per due volte tredicesima nei 1000.
Al maschile si conferma competitivo su buoni livelli Yuri Confortola, settimo nei 1000 e decimo nei 1500 metri. Fuori dai 15 tutti gli altri esponenti del Bel Paese, spesso eliminati sin dai primissimi turni.
Pensiamo a cosa sarebbe successo se al termine delle Olimpiadi di Sochi 2014 Arianna Fontana avesse effettivamente deciso di ritirarsi: lo short track italiano sarebbe piombato in lungo e tetro anonimato. La fuoriclasse di Sondrio, per fortuna, ha deciso di proseguire fino a Pyeongchang, ma ciò dovrà rappresentare una grande opportunità per il movimento, non un palliativo di una situazione che, a dirla tutta, si trascina ormai da un lustro.
Da nazione leader in Europa e capace di rivaleggiare con le potenze asiatiche, l’Italia ha perso costantemente posizioni, diventando una compagine di seconda fascia anche a livello continentale, con Olanda, Russia ed anche Gran Bretagna che al momento appaiono di un’altra dimensione.
Le vittorie e le medaglie della Fontana portano senz’altro lustro allo short track, ma non appaiono affatto indicative rispetto allo zoppicante stato di salute del movimento.
Certo, non manca qualche progresso, soprattutto in campo femminile (Viviani e Peretti hanno compiuto dei sensibili passi avanti), tuttavia siamo ancora lontani da una competitività tale da poter mirare a traguardi assoluti. Tra gli uomini, poi, la situazione appare ancora più preoccupante, con le nuove leve che, almeno per ora, non sembrano garantire un cambio di marcia in tempi brevi.
Senza una decisa inversione di tendenza, il rischio concreto è che l’Italia, una volta che Fontana appenderà i pattini al chiodo, possa ritrovarsi mesta a vivere di ricordi per medaglie non più alla portata.
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federico.militello@olimpiazzurra.com