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Rugby | L’Italia s’è desta e riconquista il pubblico, ora bisogna osare

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Dai fischi dell’Olimpico nell’ultimo Sei Nazioni contro l’Inghilterra alla pura esaltazione del pubblico dell’Euganeo nei minuti finali del match contro il Sudafrica, quando gli azzurri spingevano con la forza della disperazione e con orgoglio per cercare una meta piuttosto improbabile. Che qualcosa sia cambiato, insomma, lo si può capire anche dal differente sonoro degli stadi italiani protagonisti nel mese di novembre appena concluso, tornati a trascinare un’Italia nuovamente capace di entusiasmare il pubblico italico dopo quasi due anni di lunga agonia. Lo stato comatoso, ora, sembra essere ormai superato.

Nel cielo sopra la Banda Brunel è tornato finalmente a splendere il sereno. Il ct francese ha avuto il merito di riuscire a riprendere le redini di un gruppo completamente allo sbando in seguito alla disastrosa tournée estiva nel Pacifico, il punto più basso della sua gestione. Peggio di giugno difficilmente si sarebbe potuto fare, certo, ma le gratificanti risposte messe in campo dagli azzurri non erano propriamente scontate, visti i tanti dubbi che gravavano alla vigilia del trittico autunnale sulla Nazionale. Dubbi puntualmente spazzati via con tre match in crescendo e con progressi costanti soprattutto nell’attitudine, nella tenuta psicofisica e nelle fasi più congeniali agli azzurri. Brunel, infatti, ha preferito ritrovare quei punti di forza smarriti nelle ultime uscite tra Sei Nazioni e finestre internazionali per ancorarvi le (poche) idee di gioco, piuttosto che ricercare inutilmente il bel gioco e un rugby di movimento e con schemi più complessi. Alla costruzione, Brunel ha preferito la distruzione, a ragione. Era fondamentale, per questa Nazionale, ritrovare in primis certezze in difesa e in mischia, senza le quali l’Italia è stata capace di soccombere anche al Giappone, come accaduto a giugno. E grazie all’importante contributo di Favaro, Zanni, Aguero e Chistolini, oltre ad una squadra complessivamente positiva per atteggiamento, Brunel ha potuto sistemare i problemi sorti nei mesi precedenti e ripristinare quasi del tutto l’efficacia delle due armi migliori a disposizione dell’Italia, fondamentali per poter abbattere le resistenze di Samoa, per sfiorare la vittoria contro l’Argentina e soprattutto per tenere testa per oltre un’ora alla seconda forza mondiale, il Sudafrica.

L’Italia, insomma, ha ritrovato quella voglia di lottare andata perduta dopo il brillante periodo tra i test match di fine 2012 e il Sei Nazioni 2013. In tutte e tre le sfide, inoltre, gli azzurri hanno dimostrato una grande capacità di saper soffrire per lungo tempo senza mai andare al tappeto, salvo poi arrendersi ad avversari superiori ma non uscendo mai a testa bassa dal campo e, soprattutto, con la consapevolezza di aver perso. Con onore, ma di aver perso. E sappiamo quanto le sconfitte onorevoli siano ormai indigeste ad una Nazionale in cerca di vittorie e di gloria. Continuare a crescere, però, non può prescindere dai progressi nel gioco dei trequarti e, più in generale, nella costruzione di manovre offensive degne di questo nome. L’unica meta proveniente da un’azione manovrata e strutturata è arrivata contro Samoa, con Parisse perfettamente imbeccato da un calcetto di Haimona. Anche in quel caso, però, per il maori d’Italia scavalcare la difesa risultava essere la sola strada percorribile, perché muovere l’ovale non portava semplicemente ad alcun avanzamento. Il neozelandese, la grande sorpresa in positivo di questo novembre, avrà anche i numeri e i colpi per poter gestire la cabina di regia azzurra (non aspettiamoci un Diego Dominguez), ma se Brunel e Berot – coach dei trequarti – non sapranno elaborare nuove ed interessanti linee di corsa per i trequarti e schemi offensivi che non dipendano per buona parte da Parisse, allora anche nel prossimo Sei Nazioni gli azzurri potranno solo lottare e soffrire. Si è risaliti dall’abisso, ma adesso non si può più restare a galla.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: FotosportIT/FIR

1 Commento

1 Commento

  1. Al

    25 Novembre 2014 at 10:03

    Ho perso la partita causa compleanno di mia figlia, speravo nel sito di Dmax ma per la legge che regola l’Universo (quella di Murphy), ci sono le partite con Samoa e Argentina. Sono contento che l’Italia sia tornata ai livelli di qualche anno fa, ci ritroviamo dunque al punto di partenza della gestione Brunel, con i giocatori di punta ormai maturi, e nuovi giovani interessanti. Ora andremo avanti, o ingraneremo di nuovo la retromarcia? Il problema è sempre vincere le partite. Nei tornei nazionali c’è il bonus difensivo, per cui si possono fare punti anche perdendo, mentre l’IRB non attribuisce valore a una ‘bella sconfitta’, secondo me giustamente. E’ anche vero che il Sudafrica non era proprio la squadra più facile con cui iniziare a vincere.

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