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Rugby, verso Italia-Argentina: i Pumas, maestri della mischia ma non solo…

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Negli anni precedenti, l’Italia ha guardato spesso l’Argentina come una sorta di termine di paragone per valutare gli effettivi progressi compiuti dagli azzurri, nonostante una superiorità dei Pumas piuttosto netta. Una superiorità, ora, diventata evidente nel corso del 2014: da una parte i grandi passi avanti degli uomini di Hourcade sul piano della qualità e la prima vittoria nel Rugby Championship, dall’altra la caduta libera della Banda Brunel tra Sei Nazioni e test estivi.

Nonostante un ricambio generazionale conplicato, i Pumas hanno affrontato soltanto un periodo di vera difficoltà – lo scorso anno -, in realtà un assestamento prima di poter spiccare il volo negli scorsi mesi. Hourcade è riuscito ad inserire, al fianco dei ‘senatori’, nuovi giovani anche dei tornei del domestic, differentemente dall’Eccellenza italiana già pronti all’Alto Livello e a scendere in campo contro colossi come All Blacks, Springboks e Wallabies. Il salto di qualità è avvenuto in estate, dopo le buone impressioni destate a giugno con una squadra decisamente lontana da quella titolare. Fin dal primo match contro il Sudafrica, d’altronde, i Pumas avevano dimostrato di aver aggiunto nel proprio repertorio anche una maggiore solidità mentale e un’intensità capace di restare elevata per tutta la durata del match. I Boks sono riusciti a salvarsi in ambedue gli incontri, ma sul filo di lana, i campioni del mondo hanno avuto vita più agevole, ma gli aussie no. All’ultimo respiro, l’Argentina ha strappato quel successo tanto atteso nelle ultime tre annate, che suggella lo splendido lavoro svolto da Daniel Hourcade nell’immediato post-Phelan.

L’ingresso nel Four Nations, d’altronde, non poteva che portare benefici ad un sistema come quello argentino, la cui organizzazione risulta essere di gran lunga superiore a quella italiana. Tutto il movimento ha acquisito un maggiore know-how e, soprattutto, ha scoperto nuovi orizzonti da esplorare, grazie al quale ha costruito una squadra con ampi margini di crescita, in proiezione RWC 2015. Il perno, naturalmente, sarà la mischia. La scuola argentina si è confermata la migliore al mondo con il cambio delle regole, a cui i tecnici sudamericani si sono fatti trovare più che pronti, consentendo al pack biancoceleste di dominare in maniera evidente il Rugby Championship in questo fondamentale. La nuova Argentina, però, non è solo mischia, perché Hourcade sembra aver proiettato definitivamente i suoi anche in un’altra dimensione di gioco, ora composto anche di veloci allargamenti e una più ampia ricerca degli spazi. Una squadra, di fatto, completa. Mancherebbe quel pizzico di qualità generale in più, oltre ad una maggiore profondità, ma le basi gettate negli ultimi mesi non possono che far respirare ottimismo.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Official Twitter Periódico C&S

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