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Sci alpino, slalom Levi: il coraggio delle azzurre nel ritorno di Tina

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Sono almeno tre gli spunti che emergono dallo slalom femminile di Levi, seconda prova di Coppa del Mondo disputata quest’oggi al freddo della Lapponia: lo straordinario ritorno di Tina Maze, la giornata storta di Mikaela Shiffrin, la bella prestazione, viste le premesse non troppi ottimistiche, delle ragazze italiane.

Andiamo con ordine. Tina Maze centra la vittoria numero 24 in Coppa del Mondo, dimostrando ulteriormente l’assoluta imprevedibilità di una campionessa che ha già vinto tutto, ma non per questo va mai esclusa dal lotto delle favorite. Certo, nel debutto stagionale a Soelden la slovena, da quest’anno allenata da Valerio Ghirardi, era stata davvero deludente: ma forse le condizioni non ottimali a livello di visibilità che si registravano sul Rettenbach non l’avevano invogliata a dare tutto. D’altronde, che bisogno c’è di rischiare per una ragazza che, ribadiamo, ha vinto tutto? Meglio giocarsi le proprie cartucce solo quando le condizioni lo consentono, come oggi e come magari a Vail, la rassegna iridata che potrebbe rappresentare l’ideale uscita dal palcoscenico di una Maze la quale non ha mai fatto mistero di volersi fermare dopo quest’annata. Per quanto riguarda le sue eventuali ambizioni di sfera di cristallo, la lunga e impegnativa trasferta americana farà comprendere le reali possibilità della slovena per la classifica generale.

E poi c’è Mikaela Shiffrin. In quei pochi secondi nei quali è rimasta al leader corner durante la seconda manche, la sua faccia era tutta un programma: delusissima, arrabbiatissima, più che altro incredula. D’altronde era forse la prima volta in cui la diciannovenne americana arrivava ad una gara non con lo status di “favorita”, ma con quello di “favorita unica“, visti i ritiri di Schild, Riesch, Poutiainen e il fatto che le svedesi, come hanno confermato ancora oggi, sono atlete di altissimo profilo troppo spesso però “limitate” – volutamente tra virgolette – ai gradini meno nobili del podio. Stilisticamente è stata quasi troppo scolastica, come se volesse fare il compitino senza prendersi troppi rischi: la sua sciata di solito è quanto di più semplice possibile, con la capacità di portar fuori una velocità impressionante senza dare l’idea di farla, e invece oggi ha pagato proprio sotto questo aspetto. Ma magari, più che una questione mentale, è semplicemente una conseguenza del jet-lag, visto il ritardato arrivo delle squadre statunitensi in Finlandia, che verrà prontamente cancellato sulle nevi amiche di Aspen…

Le italiane possono essere soddisfatte. Per l’atteggiamento, anzitutto: su una pista molto semplice, che non concede il minimo errore, non hanno avuto paura di prendersi i rischi del caso. Emblematiche Manuela Moelgg e Sarah Pardeller, le quali, nonostante la qualifica con pettorali alti, non hanno certo tirato il freno a mano nella seconda manche, riuscendo a centrare due risultati molto importanti per le rispettive carriere: per Manuela è il miglior piazzamento in slalom dai tempi del podio di Zagabria (gennaio 2012), per Sarah è il best di sempre, un viatico importante per meritarsi la convocazione anche nei prossimi slalom, sebbene non faccia parte delle squadre nazionali. Chiara Costazza non ha commesso gravi errori, però forse ha interpretato in maniera sin troppo aggressiva una pista davvero, a tratti, troppo semplice, e dunque non è riuscita ad andare oltre un ventesimo posto. Errore di interpretazione che ha condizionato anche Irene Curtoni, fuori dalle trenta, mentre Federica Brignone conferma lo scarso feeling, sul piano dei risultati, con i rapid gates, dove ha chiuso a punti solamente in due circostanze su venticinque gare.

foto: credit Fisi

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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