Sci Alpino
Sci alpino: slalomisti polivalenti. Si perde brillantezza?
Mikaela Shiffrin non ha mai fatto mistero di voler espandere i propri ambiti di competenza non solo in gigante, ma anche nelle discipline veloci dove si sta allenando con continuità, dopo aver preso parte ad alcune gare di livello medio-basso in Russia nella scorsa primavera.
D’altronde per poter diventare una delle maggiori favorite in Coppa del Mondo assoluta, l’americana ha bisogno di migliorare sul piano della polivalenza per competere con quelle atlete tipo Fenninger, Gut, Weirather e la “solita” Maze che risultano competitive in almeno tre discipline (quattro se consideriamo anche la supercombinata). Intendiamoci, la Shiffrin ha dichiarato, nonostante il tempo dedicato a superg e discesa, di aver abbattuto lo stesso numero di paletti di ogni altra preparazione estiva (ovvero migliaia e migliaia, perché lo slalom è la specialità più meccanica in assoluto), e la sua pessima prestazione di Levi non può essere collegata a questo ragionamento, quanto piuttosto ad una umanissima “giornata storta” dovuta magari ad un jet-lag smaltito malamente; tuttavia, è comunque interessante citare qualche esempio di slalomista dedicatosi alla discesa con esiti diversi.
C’è chi tutto sommato riesce nell’intento di vincere qualcosa di importante: Silvan Zurbriggen da giovanissimo era una promessa dei rapid gates, potenzialmente uno dei migliori interpreti della specialità nella quale aveva oltretutto vinto, nel 2003, un argento mondiale. Poi ha deciso di puntare alla polivalenza con esiti altalenanti: due successi in Coppa del Mondo tra discesa e combinata, una medaglia olimpica proprio in combinata, ma anche tante stagioni di puro anonimato. Giorgio Rocca sembrava intenzionato a fare lo stesso percorso, tuttavia è riuscito a concentrare i propri sforzi in velocità per vincere un bronzo iridato in combinata, senza mai perdere brillantezza nei pali snodati, al netto del naturale declino delle ultime stagioni. Ivica Kostelic ha perfettamente centrato il suo obiettivo: al di là delle numerose medaglie, l’unica sfera di cristallo vinta dal croato coincide con l’anno delle migliori performance anche in discesa e supergigante e un discorso praticamente identico vale per Benjamin Raich.
Nel femminile, il caso più fortunato è senza dubbio Anja Paerson, i cui due successi nella Coppa del Mondo assoluta coincisero con gli anni nei quali unì brillantissimi risultati in discesa e superg a quelli in slalom e gigante, salvo poi concentrarsi negli ultimi anni unicamente sulle discipline veloci, anche per ragioni di stazza fisica; anche se nell’immaginario collettivo Nicole Hosp è forse, per palmarès, un gradino sotto alla svedese, persino l’austriaca ha vissuto un’evoluzione simile. Altre due straordinarie campionesse come Janica Kostelic e Maria Riesch sono nate polivalenti, mentre Lindsey Kildow/Vonn ha compiuto il percorso contrario, avvicinandosi allo slalom dopo essere cresciuta da discesista. Andrine Flemmen era una gigantista capace di vincere tre gare in Coppa del Mondo e di conquistare un argento iridato, senza lesinare buone apparizioni in slalom; negli ultimi anni di carriera, ovvero tra 2004 e 2006, ha voluto dedicarsi invece alla velocità, senza ottenere risultati di rilievo e perdendo moltissimo smalto nelle prove tecniche. Un percorso similare a quello della slovena Marusa Ferk, che pure non ha mai vinto nulla di rilevante.
Ma la Shiffrin, ovviamente, sembra molto più vicina a Paerson o Hosp che non a Ferk o Flemmen come doti tecniche e fisiche. Sebbene magari in prima battuta le nuove modalità d’allenamento facciano perdere qualche colpo in slalom, se l’atleta in questione ha il fisico e la testa da campione riuscirà nell’intento di espandere il proprio campo d’azione e di vincere Coppa del Mondo assoluta e magari medaglie anche nelle altre specialità.
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com