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Sci di fondo: Italia, la strada è ancora lunga. Ma De Fabiani incanta…

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Una luce in mezzo a tante, troppe, ombre. Il weekend di Lillehammer ha fatto comparire qualche nuvola piuttosto scura nel cielo sopra la nazionale dello sci di fondo, reduce da un mini-tour estremamente negativo, che ha messo in luce l’enorme lavoro ancora da svolgere per Giuseppe Chenetti. Un fuoriclasse, certo, ma per i miracoli probabilmente si sta ancora attrezzando. E far emergere tutte le potenzialità di questa squadra, dopo anni di oblio, rientra decisamente in questa categoria.

L’allenatore di Torino 2006, però, è riuscito ugualmente a lasciare già un segno del proprio operato, viste le prestazioni degne di nota di Francesco De Fabiani, l’unico a non essere presente nelle squadre nazionali negli scorsi anni. Un caso che sia stato l’unico ad aver offerto continuità nei primi due fine settimana dell’anno? Improbabile. Il 21enne sembra l’unico, finora, ad aver appreso pienamente i dettami di coach Sepp, a cui ha saputo unire la grinta per cui si era già messo in luce durante le Olimpiadi di Sochi e una dose di intelligenza tattica che, soprattutto nelle gare ad inseguimento o con partenza di massa, non potrà che risultare utile. Il 18^ posto conclusivo in un evento multi-stage come quello di Lillehammer rappresenta senz’altro un’iniezione di fiducia in vista del prosieguo della stagione, considerando anche una maggiore adattabilità di DeFa alle piste dell’Europa continentale. Un classe ’93 ma già di esempio per tutta la squadra, insomma. E il meglio dovrà ancora venire.

Una predizione che può essere estesa facilmente anche al resto della Nazionale, ma soltanto perché peggio di quanto non-ammirato in Norvegia (e in parte anche a Ruka) sarà difficile fare. Nella giornata dedicata all’inseguimento, quantomeno, Didi Noeckler e Federico Pellegrino hanno offerto segnali incoraggianti di crescita, ma restano le grandi difficoltà dei giorni precedenti, sia tra uomini che donne, in gran parte inspiegabili come ci ha raccontato una Gaia Vuerich piuttosto delusa: “Una spiegazione non c’è, non ho potuto caricare bene nell’ultimo mese per un problema che ho avuto ma sicuramente non è soltanto quella la spiegazione. In dicembre non ho mai fatto grandi prestazioni ma neanche così male, ho cambiato qualcosa negli allenamenti, forse è quello e devo ancora abituarmi. In ogni caso non si spiegano le non prestazioni di questi ultimi giorni . La consapevolezza, in questi casi, è un primo passo importante per poter ripartire. E Vuerich, come del resto i suoi colleghi e colleghe, avrà l’occasione di farlo già a Davos, dove i colori azzurri generalmente trovano un’importante valvola di sfogo.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Facebook

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