Artistica
Ginnastica, Larisa Latynina: “Quando vinsi il Mondiale, incinta di 5 mesi…”. 80 anni di leggenda olimpica
Larisa Latynina è una delle più grandi sportive di tutti i tempi. Fino al 2012 è stata l’atleta più medagliata di sempre alle Olimpiadi (18 podi: 9 ori, 5 argenti, 4 bronzi; record poi migliorato dal nuotatore Michael Phelps, ma solo a Londra 2012). Ora è ancora la donna numero 1, tra le poche insignite del collare al merito conferito dal Comitato Olimpico Internazionale.
L’ex sovietica ha dato davvero tanto alla Polvere di Magnesio, dominando le scene della ginnastica artistica tra gli anni ’50 e ’60, indubbiamente la prima grande della disciplina.
A Melbourne 1956 salì sul podio in tutte le specialità, vincendo il titolo individuale, quello a squadre e anche le finali al volteggio e al corpo libero. Il primo posto con la sua URSS e al quadrato magico non le sfuggì nemmeno a Roma 1960 (quando realizzò il mitico back-to-back nel giro completo) e a Tokyo 1964.
Il 27 dicembre scorso la leggendaria Larisa, ritiratasi nel 1966 e poi diventata DT della Grande Armata, ha compiuto 80 anni! Traguardo importante, festeggiato dall’eterna Campionessa e intervistata per l’occasione. Ha ripercorso tutta la sua vita: dagli inizi complicati, alla scelta tra scuola e sport, al suo ruolo di direttrice tecnica, con una critica finale sulla Russia attuale. Ma soprattutto è ritornata su un importante episodio: quando dominò il Mondiale 1958 (cinque medaglie d’oro conquistate!), incinta di circa cinque mesi… Impresa unica nella storia della ginnastica artistica, tra le poche di tutto lo sport a riuscire in questo numero da (quasi) mamma.
“Amo questo periodo di feste: è una gioia poter star con le persone che amo e soprattutto con mia figlia. Il Capodanno migliore è stato probabilmente quello del 1957, di ritorno dai Giochi Olimpici di Melbourne. Arrivai a Vladivostock durante alla vigilia di Capodanno, poi presi il treno per Mosca. Ovunque andassi, le persone erano felici e si congratulavano con noi per il nostro successo alle Olimpiadi.
Per quanto riguarda la scuola, ero una brava studentessa, ma per potermi allenare ho dovuto perdere delle lezioni. Dopo il secondo anno realizzai di non poter continuare: sono una perfezionista, ai camp e in gara non ero mai tra le migliori. Il conflitto di interessi tra la scuola e le ginnastica era troppo grande e così sono corsa in lacrime dal mio coach. Lui (Alexander Mishakov, ndr) mi disse: “Se vuoi diventare un ingegnere, stai al Politecnico. Puoi praticare ginnastica per la tua salute, ma se ti aspetti di diventare una fuoriclasse, allora dedicati allo sport”. E così ho fatto.
Il mio spirito combattivo è esploso fin da quando ero giovane. Giocavo spesso con i ragazzi: durante le partite di calcio odiavo quando non riuscivo a segnare e mi arrabbiavo molto. In tutto quello che facevo volevo essere la migliore. Ricordo che quando avevo sei anni avevo deciso di andare a correre con due amici. Abbiamo segnato il traguardo: durante la gara i ragazzi avevano iniziato a superarmi, ma io mi sono tuffata in avanti ed ho sfregato le mani sul pavimento. Le mie dita si erano scorticate fino all’osso! Ma sono saltata in piedi e ho esultato perché avevo vinto! Anche a scuola volevo sempre essere la prima. Penso sia per questa mia combattività che sono riuscita a conquistare così tante medaglie d’oro.
Da bambina ballavo spesso sul palco e il pubblico applaudiva. Un giorno vidi un annuncio dell’apertura di uno studio di danza, ma costava 50 rubli al mese, praticamente metà salario di mia madre. Davvero troppo, anche perché non c’erano altri soldi in famiglia: mio padre, infatti, era stato ucciso a Stalingrado. Ma nonostante tutto questo, mia mamma mi pagò le lezioni. Sono stata felice quando la ballerina Olga Lepeshinskaya venne a Kherson. Fu la prima volta in cui vidi vera arte. La chiusura della scuola di coreografia fu un disastro! Ma lì iniziò la mia carriera di ginnasta: accidentalmente notai un manifesto che annunciò l’apertura di un corso. Dopo tre mesi vinsi la mia prima gara a Kherson.
Prima della partenza per i Mondiali del 1958 (a Mosca, ndr) scoprii d’essere incinta di cinque mesi! Ero in lacrime, ma il dottore mi rassicurò e mi dette il via libera per gareggiare. L’unica condizione era quella di non far sapere a nessuno della gravidanza. Tenere quest’informazione segreta fu difficile, ma tenni le labbra serrate e lavorai pazientemente. Il risultato fu meraviglioso e sorprendente: vinsi cinque medaglie d’oro (all-around individuale, squadre, parallele, trave; oltre all’argento al corpo libero, ndr) e il 17 dicembre partorii Tatyana.
A 32 diventati senior coach dell’URSS. Il mio primo camp si tenne a Tsakhadzor. Ogni giorno ascoltavo ogni ginnasta, organizzavo piani e le aiutavo a svolgerli. Si devono supportare gli atleti! Quelli che sono passati sotto le mie mani hanno poi vinto medaglie importati, tra cui 10 ori olimpici!
Tra le tante ginnaste che ho visto, Olga Korbut è sempre stata la migliore: così elegante in pedana…
Quando guardo ciò che sta accadendo alla Russia adesso soffro. I Rodionenko si lamentano della mancanza di atlete, dovuta alla crisi demografica del 1993 e che molte ragazze sono in pubertà. Ma non è forse stato sempre così? Oggi, a Round Lake ci sono le condizioni ideali per allenarsi. Pochi posti hanno quelle attrezzature. È necessario lavorare nel modo corretto e allora la vittoria arriverà”.
(per la traduzione dal russo ringrazio The Magnificent)