Golf
Golf, dagli Stati Uniti sono sicuri: Tiger Woods soffrirebbe di yips. La sua carriera…
Il Phoenix Open doveva essere l’inizio di una nuova ascesa, invece si è trasformato nell’ennesimo passo verso l’oblio. Il secondo giro a Scottsdale segna la pagina più nera della straordinaria carriera da professionista di Tiger Woods e incrina seriamente ogni possibilità di rinascere dopo un 2014 costellato di problemi alla schiena. La scossa, di fatto, è arrivata, ma evidentemente in negativo. In Arizona, dopo l’opaco 73 iniziale, Woods è sprofondato in ultima posizione facendo segnare il suo peggior giro di sempre con 82 (ottantadue, avete capito bene…). 11 sopra par, un’enormità a cui si faticherebbe a credere. Anche perché non si è trattato di una semplice giornata storta; nemmeno il Tiger meno in forma in assoluto, d’altronde, riuscirebbe nella clamorosa impresa di realizzare un punteggio così abnorme. No. C’è dell’altro.
Dietro ai driver tirati ampiamente fuori dal fairway, dietro ad un gioco corto ai limiti della credibilità per risultati ottenuti, dietro ad un putt a dir poco deficitario c’è qualcosa di decisamente più grande e preoccupante. E non poteva essere altrimenti secondo i media americani, uniti e compatti riguardo l’unica ipotesi ritenuta sostenibile per spiegare la crisi di Woods in Arizona e che sta facendo trattenere il fiato all’intero pianeta golfistico. La Tigre soffrirebbe di yips. Parola sconosciuta ai più, ma non nell’ambiente. Di cosa si tratta? Di un’inspiegabile perdita (parziale o totale) della capacità motorie in uno sport, delle abilità possedute fino a quel momento. Più specificatamente, nel golf gli yips colpiscono la concentrazione e il coordinamento, fondamentali soprattutto nel putt che, infatti, è ritenuto uno dei movimenti maggiormente influenzati da questo tipo di disturbo. Eppure, le cause esatte degli yips non sono ancora state accertate, sebbene si presuma che possa derivare da alcuni cambiamenti biochimici del cervello, in seguito all’invecchiamento. Ma se per quanto concerne il fattore scatenante vi siano ancora dei dubbi, non ve ne sono su come gli yips erodano realmente i giocatori di golf affetti da questi disturbi, che conducono a spasmi e momenti di nervosismo, da cui la poca lucidità nell’effettuare un colpo. Tanti i grandi nomi colpiti: dagli indimenticabili Sam Snead, Harry Vardon e Ben Hogan fino ai più recenti Mark O’Meara, Bernhard Langer e… Sergio Garcia, tanto per citare il n°6 dell’attuale ranking mondiale. Nonostante la brutalità degli yips, infatti, quest’ultime possono anche tramutarsi in disturbi passeggeri e legati al momento, da cui è possibile uscir fuori.
Tuttavia, se Tiger dovesse continuare a mostrare gli stessi segnali di debolezza evidenziati durante l’incredibile 82 messo a referto, con statistiche impietose (46% di fairway colpiti, 50% di green in regulation e approcci inenarrabili, recuperare da una simile ‘malattia’ diventerebbe piuttosto arduo. La carta identità, oltretutto, recita quasi 40 primavere e lo sforzo mentale richiesto sarebbe di quelli importanti. Il 14 volte vincitore di un Major, però, nel post-round è apparso tranquillo nelle dichiarazioni e convinto di aver solo attraversato un momento negativo, ma di poter migliorare. Intanto, il mondo del golf trema: il suo simbolo, nonché miglior interprete della storia, rischia di uscire definitivamente fuori di scena.
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla pagina dedicata al golf!
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
Foto: Wikipedia