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Editoriali

‘Italia, come stai?’: Gross e Clara, gli squilli azzurri della Rinascita

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Solo un mese fa avevamo parlato di una ripresa troppo lenta per l’Italia dopo le Olimpiadi invernali di Sochi 2014, retta solo dai risultati di alcune discipline. Per fortuna la situazione appare decisamente mutata nel volgere di poche settimane: non siamo diventati improvvisamente fenomeni, ma di certo, in taluni casi, è stata imboccata davvero la strada giusta.

Partiamo dallo sci di fondo: il Tour de Ski ha visto finalmente risplendere un arcobaleno di belle speranze dopo troppi anni di tempesta e risultati non all’altezza di un passato spesso troppo scomodo con cui confrontarsi. Federico Pellegrino ha ulteriormente confermato l’ingresso in una nuova dimensione: due settimane dopo il trionfo di Davos, si è ripetuto nella sprint della Val Mustair (evidentemente la Svizzera porta fortuna al 24enne aostano) al termine di una rimonta entusiasmante su Sua Maestà Petter Northug. Lo sprinter nostrano ha acquisito una completa consapevolezza nei propri mezzi, nonché una nuova sagacia tattica che gli consente di sparare tutte le energie al momento più opportuno. Inoltre Pellegrino, che non ha mai nascosto di voler ripercorrere le orme del mitico Cristian ‘Zorro’ Zorzi, sta progressivamente compiendo visibili miglioramenti anche in tecnica classica e, soprattutto, nelle distanze più lunghe. L’obiettivo, non immediato ma sicuramente alla portata, sarà quello di diventare il finalizzatore della staffetta azzurra, cui al momento manca proprio un ultimo frazionista dotato di spunto veloce per essere da podio in ogni gara. Pensiamo ad un ipotetico quartetto composto da Dietmar Noeckler e Francesco De Fabiani nelle due frazioni in tecnica classica (storico punto debole ormai definitivamente alle spalle), Roland Clara in terza e Pellegrino a chiudere: una formazione che potrebbe far paura a chiunque. Nel frattempo, ai Mondiali bisognerà lavorare di fantasia e trovare un fondista in grado di ben figurare nell’ultimo cambio (al momento il favorito resta David Hofer, che non ha convinto, mentre l’eterno Giorgio Di Centa, proiettato sulla 50 km iridata, potrebbe restare fuori dopo oltre un decennio). Ottimi anche i progressi mostrati da Roland Clara, re del Cermis con una scalata inarrestabile; una delle notizie più liete arriva poi da De Fabiani, miglior Under23 del Tour de Ski, autore di alcune prove magistrali, soprattutto nel passo alternato con mass start o inseguimento. Il giovanissimo valdostano può essere catalogato come un fondista completo e moderno, con ampi margini di miglioramento nel cambio di ritmo e nel passo pattinato. Positivi anche Noeckler e Mattia Pellegrin, nel Tour de Ski in cui complessivamente si è percepito spirare un vento nuovo sullo sci di fondo italiano. Quanto meno in campo maschile. Tra le donne, invece, il gap dal resto del mondo (non dalla Norvegia, che al momento rappresenta una realtà a parte per chiunque) resta notevole e difficilmente colmabile in tempi brevi. Qualche lieve segnale di miglioramento è giunto dalle distanze brevi con Gaia Vuerich e Greta Laurent: ancora troppo poco.

Lo sci alpino ha trovato nuove punte su cui puntare in vista dei Mondiali di Beaver Creek. Accanto a Dominik Paris e Federica Brignone, senza dimenticare out-sider di lusso come Christof Innerhofer, Nadia Fanchini e Matteo Marsaglia, si è finalmente sbloccata anche la squadra di slalom. Dopo due stagioni difficili, culminate con un bruciante quarto posto olimpico a 5 centesimi dal podio, Stefano Gross ha meritatamente brindato alla prima vittoria della sua carriera. E che vittoria! Un successo maturato su una classica come quella di Adelboden, dove l’ultimo italiano a trionfare era stato Giorgio Rocca nel 2006, Una pista ripida, esigente, dove emerge solo chi possiede qualità da campione. Un’affermazione sofferta, ma pesantissima, ottenuta dopo aver sconfitto anche il totem austriaco Marcel Hirscher. Impressionante la seconda manche portata a termine dall’azzurro: un concentrato di coraggio, tecnica ed esplosività. Un trionfo che non potrà che rafforzarlo in vista di un mese di gennaio che si annuncia entusiasmante con Wengen, Kitzbuehel e Schladming, prima del grande sogno mondiale. Della partita farà parte anche un ritrovato Giuliano Razzoli. Già a Zagabria, pur non concludendo la prima manche, il campione olimpico di Vancouver 2010 aveva lasciato intravedere un repentino cambio di ritmo. La quarta piazza in rimonta agguantata sulla neve elvetica ci ha restituito un ‘Razzo’ pimpante e di nuovo brillante, pronto a rivivere sensazioni che sembravano ormai appartenere ad un passato non più ripetibile. Peccato per Patrick Thaler, alla terza uscita consecutiva: l’altoatesino, la cui sciata resta al livello dei primi, non dovrà perdere fiducia in una disciplina dove la componente mentale gioca un ruolo decisivo. Confortanti risposte sono pervenute anche dai gigantisti: se i veterani Florian Eisath (ragazzo di un’umiltà infinita che in estate, fuori dal giro della nazionale, si è rimboccato le maniche e con caparbietà ha raggiunto l’apice della carriera a 30 anni) e Massimiliano Blardone ci hanno messo il cuore, anche tra i più giovani si muove più di qualcosa: da un Roberto Nani cui serve solo una continuità nell’azione in una stessa manche per poter concorrere con i big, fino ad un Giovanni Borsotti in continua ascesa dopo i problemi fisici dell’ultimo biennio. Solo applausi, poi, per un Manfred Moelgg tornato a tempo di record dopo un’operazione al tendine d’Achille e già in grado di piazzarsi tra i primi 20 sia in slalom sia in gigante: difficile aspettarsi risultati eclatanti in questa stagione, tuttavia sarà dura non convocare il 32enne marebbano per i Mondiali.

Passi avanti anche per la combinata nordica, altro sport che sino ad un mese fa brancolava nel buio. Alessandro Pittin, nella componente sci di fondo, può considerarsi il miglior interprete in assoluto. Tuttavia servirà registrare ulteriormente il salto, almeno dal trampolino piccolo, per far sì che le consuete grandi rimonte culminino con un podio. Da qui in poi, a partire dal ‘Triple’ di Seefeld, la condizione potrà solo migliorare, ricordando che a Falun (Svezia), dove si svolgeranno i Mondiali a febbraio, il carnico giunse terzo nella tappa di Coppa del Mondo dello scorso anno. Si è rivisto su livelli più che discreti anche Lukas Runggaldier, il che lascia presagire una buona competitività per il quartetto azzurro (formato anche da Samuel Costa ed Armin Bauer) che disputerà la 4×5 km nella prossima rassegna iridata (dove si salterà da trampolino piccolo).

Impressionante il rendimento del biathlon femminile, ormai una certezza dello sport italiano. Sta diventando una piacevole abitudine quella di ammirare tre azzurre nella top10 della sprint, la cui classifica di specialità è guidata da una Dorothea Wierer che può legittimamente inseguire un risultato storico. Primo podio in carriera per una Nicole Gontier che ha compiuto un vistoso salto di qualità al poligono, almeno nelle gare individuali. E’ un’Italia che ora deve raccogliere qualcosa di importante anche in staffetta. Una squadra competitiva per 3/4, ma in prospettiva devastante qualora la promettente Lisa Vittozzi, ancora piuttosto distante dai vertici di Coppa del Mondo come passo sugli sci, possa ripercorrere lo stesso percorso di crescita delle compagne più mature.

Altro settore che scoppia di salute è lo snowboard parallelo: ad ogni gara la selezione tricolore cala un nuovo, giovane asso. Non tante discipline, estive ed invernali, possono vantarsi di un simile privilegio nel Bel Paese. Questa volta è toccato a Christoph Mick agguantare il primo podio in carriera in Coppa del Mondo, dopo essersi arreso solo in finale al leader della generale, lo sloveno Zan Kosir.

E’ presto per esaltarci, ma l’Italia degli sport invernali sembra aver innestato la terza marcia, in attesa di salire ulteriormente di giri. Si intravedono i prodromi di una Rinascita.

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