Pattinaggio Artistico

Pattinaggio di figura: l’ambiguità del caso Kostner e delle leggi antidoping

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Venerdì è stata confermata dal Tribunale Nazionale Antidoping la squalifica di un anno e quattro mesi a carico dell’azzurra del pattinaggio artistico, Carolina Kostner. L’atleta originaria di Ortisei è stata condannata per complicità nell’elusione di un controllo antidoping da parte dell’allora fidanzato, Alex Schwazer, per quello che potrebbe essere l’epilogo di una vicenda molto complicata.

Agli occhi dei più, la pena inflitta alla campionessa italiana appare però eccessiva, ma va comunque ricordato come non siano state messe a repentaglio le tante medaglie conquistate dalla pattinatrice. La sanzione, inoltre, dopo la richiesta iniziale di quattro anni e tre mesi, è stata ridotta ad un anno e quattro mesi, ma allo stesso tempo questo farà sì che l’altoatesina potrà rientrare solamente nella stagione 2016/2017 e non potrà partecipare dunque né ai Campionati Europei né ai Mondiali del 2016. Il bronzo olimpico di Sochi potrà quindi tornare in gara quando avrà già compiuto ventinove anni, età non più verdissima per una pattinatrice di alto livello, ammesso che avesse l’intenzione di riprendere a gareggiare dopo un anno sabbatico.

Ovviamente non si può scusare un comportamento come quello della pattinatrice, ma allo stesso tempo non si può non pensare a coloro che sono risultati positivi ai controlli antidoping per poi ricevere una pena paragonabile a quella dell’altoatesina (attualmente la squalifica standard per un caso di non negatività è di due anni). Addirittura va sottolineato come la richiesta iniziale di quattro anni e tre mesi fosse superiore alla sospensione inflitta all’ex fidanzato, coinvolto nell’epocale scandalo doping di Londra 2012. Lo stesso marciatore Alex Schwazer aveva persino pianificato un rientro alle competiizoni in vista delle Olimpiadi di Rio 2016, visto che il suo reintegro sarebbe stato previsto per il 30 Gennaio 2016, prima che venisse richiesta una squalifica supplementare a suo carico. Carolina Kostner, invece, dovrà restare a guardare per i prossimi sedici mesi.

La stella del ghiaccio, simbolo da sempre dello sport italiano nel mondo, doveva sicuramente essere penalizzata: ma perché uno stop così lungo? Non sarebbe stata più adeguata una squalifica più breve, necessaria comunque per ottemperare ai regolamenti nazionali ed internazionali, magari corredata da una sanzione pecuniaria? E, ammesso che la sospensione sia stata comminata seguendo le leggi vigenti, è giusto che queste prevedano una squalifica così lunga per un peccato veniale a fronte della clemenza spesso eccessiva che si registra nei confronti dei veri dopati? Il caso di Carolina, del resto, mette ancora in risalto quelle contraddizioni presenti nel sistema antidoping attualmente in auge, come era già stato messo in risalto dalla nostra redazione in occasione della vicenda che ha coinvolto il nuotatore cinese Sun Yang.

Ovviamente è difficile rispondere in maniera univoca a queste domande, ma vogliamo comunque ricordare che la sentenza stessa riconosce il gesto della campionessa come dettato dall’ingenuità e dall’amore per l’allora compagno di vita, su cui ha riposto la fiducia cieca di una lunga relazione: la ventisettenne ha ripetuto più volte di non aver saputo che Schwazer avesse assunto sostanze dopanti, fino a quando non è risultato positivo poco prima della sua partenza per i Giochi di Londra 2012, di conseguenza non si può parlare di una vera e propria complicità, come del resto ribadito dallo stesso verdetto giudiziario.

Più volte la Kostner ha rilasciato dichiarazioni riguardo al controllo mancato, spiegando poco tempo fa al “Fatto Quotidiano”: “Alex aveva dato la reperibilità in Italia, e quando hanno suonato mi ha detto: ‘Se è il controllore antidoping digli che non ci sono perché ho dato la reperibilità a Racines’. Io ero in cucina e in quei dieci secondi, mentre camminavo verso la porta di casa, non sono riuscita nemmeno a pensare. Ho aperto e ho fatto quello che mi aveva detto. Non capivo perché mi avesse chiesto di mentire, sono tornata indietro e gli ho detto di andarsene e di farsi testare immediatamente. Ho pensato a qualunque ipotesi tranne che al doping, sia perché per me era fuori dal mondo, sia perché quando sono rientrata mi ha risposto che si sarebbe fatto testare quello stesso giorno, cosa che poi ha fatto. Quindi il dubbio, se mai l’avessi avuto, sarebbe andato via subito. Perché farsi testare quella stessa sera se hai qualcosa da nascondere?”.

Il comportamento dell’altoatesina è stato più volte giustificato anche dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, dal presidente della FISG,  Andrea Gios, e da tantissimi atleti, tra quali Tania Cagnotto: questo forse può far riflettere sul fatto che non sia semplice valutare quanto accaduto quel giorno, ma vogliamo chiudere sottolineando come Carolina Kostner sia sempre stata simbolo di uno sport pulito, puntando lei stessa principalmente sulle sue doti naturali espressive ed interpretative piuttosto che sulla mera prestanza fisica, senza mai lasciare dubbi sulla sua onestà e senza mai trasgredire le regole in quanto atleta.

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Immagine: LUCA RENOLDI PHOTO

eleonora.baroni@olimpiazzurra.com

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