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Sci Alpino

Sci alpino: l’Italia dei paletti stretti deve riscattarsi a Zagabria

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Le due nazionali azzurre di slalom hanno chiuso l’anno solare con prestazioni certamente di livello diverso, ma comunque sotto le attese visto quanto dimostrato nelle gare precedenti: per questo motivo, l’immancabile appuntamento di Zagabria, salvato in extremis con una nevicata all’ultimo minuto, chiama al riscatto le due squadre.

Domenica 4 gennaio ecco in pista le ragazze: ovviamente, con la piena consapevolezza delle storiche difficoltà che l’Italia patisce in questa disciplina, riscatto significa in questo caso ottenere un bel piazzamento, magari tra le prime dieci, di Chiara Costazza (l’unica che sembra in grado di raggiungere certi livelli) e chiudere con almeno tre atlete a punti. Troppo triste per essere vero, infatti, quell’unico ventesimo posto raggranellato da un’Irene Curtoni pur in crescita in Tirolo: l’Italia avrà pur nello slalom femminile la propria croce, ma vale decisamente qualcosa in più di questo risultato. La Costazza lo ha già dimostrato con un sesto posto in stagione, la stessa Moelgg è stata bravissima a risalire la corrente con una serie di piazzamenti partendo con pettorali impossibili e la Curtoni appare appunto in crescita: per Sarah Pardeller, Nicole Agnelli e Federica Brignone sarebbe importante una semplice qualificazione alla seconda manche, a patto di affrontarla con uno stile diverso da quello con cui la valdostana è andata in pista a Kühtai.

Per la gara maschile in programma il giorno dell’Epifania, una parte della squadra azzurra, ovvero Stefano Gross, Patrick Thaler e Giuliano Razzoli, si prepara con uno stage di due giorni (domani e domenica) al Passo Monte Croce agli ordini dell’allenatore Raimund Plancker. Anche in questo caso la nazionale deve riscattare l’ultima prova: non è bastata la spettacolare cornice del Canalone Miramonti di Madonna di Campiglio per ottenere risultati quantomeno in linea con le attese, perché nessun italiano nei primi dieci (seppur due appena fuori) non può certo lasciare soddisfatti allenatori, atleti e tifosi. Non si può dipendere, per i piazzamenti in zona podio o poco fuori, solamente dal quasi trentasettenne Patrick Thaler: i due ragazzi già citati, ma anche un Cristian Deville che a Levi era già tornato a ruggire, devono dimostrare di valere quei livelli più e più volte raggiunti in un passato neppure troppo lontano. D’altronde, sulla collina di Sljeme un anno fa Gross arrivò ai piedi del podio, replicando quanto fatto dal Diavolo nel 2012 e da Razzoli nel 2011: proprio il futuro campione olimpico, invece, guidò una sensazionale doppietta davanti a Manfred Moelgg nel 2010. Dunque, i presupposti per far bene ci sono tutti.

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foto: credit Fisi

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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