Tennis
Tennis: fast4, rivoluzione in vista? Si riduce la durata degli incontri
Potrebbe aprirsi una vera e propria rivoluzione nel mondo del tennis che porta il nome di Fast 4. Questa nomenclatura può ricordare i titoli dei videogiochi o produzioni cinematografiche ma in realtà è l’identificativo di un cambio di regolamento che la Federazione Australiana di Tennis, in vista degli imminenti Australian Open, vuol testare con testimonial d’eccezione Rafa Nadal che già si è prestato in un’esibizione.
In che cosa consiste questo cambio di regolamento? Il fulcro è nel punteggio: 4 game per vincere un set e il tie break si gioca sul 3-3 con arrivo al 5. Sparisce la regola del let ovvero, come accade nella pallavolo nel caso in cui il servizio sfiora il nastro, la battuta non va ripetuta ma viene considerato gioco a tutti gli effetti. Inoltre, in corrispondenza del 40-40, i vantaggi vengono sostituiti dal Power Point, non una presentazione multimediale ma un punto che assegni il game. Altre modifiche di minore entità riguardano i tempi di attesa da un set all’altro e l’impossibilità da parte dei giocatori di potersi sedere nei cambi di campo.
E’ evidente che questa autentica rivoluzione a cui gli Australiani stanno lavorando ha chiare esigenze televisive. Evitare i tempi morti, accorciare le partite che, a volte, durano delle ore è tutto in funzione di un palinsesto che può essere maggiormente controllabile dai media: si può citare, a titolo di esempio, la problematica legata al meteo. Pertanto è una possibilità da considerare anche se, forse, per chi è appassionato vero, la bellezza di un match infinito e con tanti ribaltamenti di punteggio ha un fascino particolare.
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Immagine: tennis.com.au
giandomenico.tiseo@olimpiazzurra.com
Al
16 Gennaio 2015 at 16:13
Magari non saranno tutte migliorative queste modifiche, provandole si vedrà quali sono effettivamente migliorative.
I giochi con arrivo a 4, senza vantaggi, mi sembra di averli visti alla Hopman Cup e li metterei sicuramente tra i migliorativi.
Il divieto di sedersi al cambio non l’ho visto ma me la immagino, e lo trovo un po’ ridicolo. Se ho preso una storta? Se l’ultimo punto è stato pazzesco? Se siamo al V set sotto il sole? La regola giusta contro i tempi morti sarebbe, forse, cambiare ogni 4 giochi anziché 2 (così siamo ancora sicuri che in un set, il giocatore starà da entrambi i lati).
Sul let, l’idea che un servizio tocchi la rete e poi caschi lemme lemme subito dopo, di fatto ‘rubando’ il punto, è sicuramente un problema possibile. Quante volte capita in una partita, una o due? Quante volte invece si ripete per questo motivo un servizio giocabile, cinquanta? Bisogna decidere cosa è più importante, se il divertimento complessivo o la singola situazione.
Personalmente, l’idea che ogni tanto la traiettoria del servizio venga stravolta e l’atleta debba fare delle gran corse a rete, la trovo un diversivo che alla fine premia i ‘bravi’, quelli che hanno tocco. Federer le giocherà comunque bene, Raonic non so. E se Ferrer fosse costretto per questo a venire a rete ogni tanto, non sarebbe male.
La pallavolo in questo caso non è un buon confronto perché prima toccando il nastro il punto andava direttamente agli altri, quindi la nuova regola ha permesso di aumentare il rischio. Abolire il let invece riduce (sicuramente di poco) l’importanza del servizio, perché se Tsonga spara a 240 e il nastro rallenta la pallina, si gioca invece di ripetere.
ale sandro
18 Gennaio 2015 at 10:07
Probabilmente sto capendo male io il tuo discorso, ma se cambi campo ogni 4 giochi invece di 2, non c’è il rischio con questo punteggio (col set che si vince con 4 giochi) di vedere esattamente il contrario di ciò che dici e cioè il giocatore che in realtà non fa a tempo a giocare su entrambi i lati?
Ti dico un po’ come la penso in generale sul tennis attuale.
Credo che i veri problemi comunque non siano i tempi morti tra un game e l’altro o nel doversi sedere,anzi, mi sembra anche naturale visto il tipo di tennis sempre più dispendioso fisicamente che si sta giocando in questi anni. E non penso che alla fine siano nemmeno gli Tsonga (o forse ancora di più i Raonic, che non apprezzo per niente) da una parte, e i Ferrer e simili dall’altra. Il problema è che è sparito tutto quel tennis che sta nel mezzo, e penso che progressivamente in questi ultimi 10-15 anni se la siano voluta un po’ tutti quanti, tennisti Atp, Itf e organizzatori di major e master 1000 o series che dir si voglia. Non vedo la stessa differenziazione delle superfici di prima, angolo di rimbalzo della pallina non così diverso come prima e un po’ più alto,un po’ ovunque, wimbledon compreso, ed ecco che con questa preparazione atletica e con questi eccellenti materiali (quasi chiunque gioca in top dal fondo praticamente da ovunque),si è creato un tipo di gioco prevalentemente dal fondo campo con poche variazioni sul tema. Fatalmente i tempi degli scambi dei game e dei set e dei match (penso anche al tennis femminile) non sono così diminuiti,nonostante i bombardieri al servizio, anzi credo che in molti casi siano aumentati. Su cosa intervenire? Guai a toccare i materiali delle racchette, diranno gli sponsor, ancora le superfici? No, si interviene sulla cosa che rimane e cioè il punteggio o le regole. Credo che il test derivi principalmente da questa “esigenza”. Ormai il tennis ha preso questa piega, riducendo molto i rischi di vedere campioni uscire ai primi turni degli slam che meno gli si adattavano come superficie,e riducendo anche però la varietà del gioco e un certo tipo di specialisti, che secondo me contribuivano a creare lo spettacolo di questo sport. Evidentemente bastano le super rivalità dei due o tre fenomeni costanti ovunque, per mantenere logicamente l’interesse (magari incrementarlo anche,non so ) e i grandi numeri, anche da parte di chi di tennis non ha mai seguito una sola stagione. Personalmente non lo avverto come il massimo della vita. In quest’ottica mi dispiace veder creare i “diversivi” come il togliere il let che siano poche o tante le volte che la palla venga deviata ,a filo rete o meno,è segno che si è sbagliato prima e non si sa come risolvere la cosa, cercando quella che io ritengo una forzatura.
Per farti capire come la penso (e cioè che non ho fretta per lo sport), e per farci una risata,con tutte le modifiche che Acosta ha fatto nel volley, se ci fosse stata anche quella di introdurre il let togliendo magari i time-out a 8 e a 16, non mi sarei messo a piangere 😀 😀 Scusa la lunghezza del commento.
Al
19 Gennaio 2015 at 15:10
Figurati, sarà contenta la redazione. 🙂
Hai scritto cose condivisibili, quindi siamo entrambi insoddisfatti del tennis attuale. Parlando di soluzioni, si possono pensare riforme complessive che affrontino tutti i problemi insieme, dallo strapotere degli sponsor alla politicizzazione delle federazioni (in tutto il mondo, anche gli sportivi votano), ai calendari troppo fitti etc: la vedo una battaglia lunga dall’esito incerto, durante la quale comunque lo sport giocato, quello che mi interessa veramente, continua a soffrire. Mettiamo che alla fine si arrivi a un accordo, comunque interverrai sulle regole, vedi il caso pallavolo.
E’ più facile, secondo me, provare subito i cambiamenti che nella testa di qualcuno possono aiutare. Se funzionano, lo vedranno subito tutti, anche quegli attori che comunque contano e normalmente si mettono di traverso.
NB Sul cambio campo ogni 4 giochi intendevo che si tolgono solo i vantaggi: 15-30-40-gioco. Il set lo lascerei a 6, perciò l’atleta giocherebbe da entrambi i lati. Questo perché già dimezzando i cambi campo e togliendo i let, le partite dureranno la metà come tempo televisivo, mentre il tempo giocato resterà uguale. 🙂
Luca46
15 Gennaio 2015 at 22:07
Così come proposto non mi piace per niente. Togliere il let mi sembra una stronzata. Io mi fermerei ai set a 4. Supertiebreak al 10 sul 4-4 e incontri al meglio dei 5. Non so se la Pallavolo è meglio ora o prima ma di sicuro è un altro sport.
ale sandro
15 Gennaio 2015 at 16:35
Per un mio gusto personale avrei preferito un test con un solo servizio a disposizione ma senza escludere il let(non mi è mai piaciuto nella pallavolo e non mi piacerebbe nemmeno nel tennis vedere buone sin dal servizio le palline colpire il nastro e cadere a filo rete,ripeto gusto personale). Forse si sarebbe visto qualcosa di differente con solo la prima ,proprio come capacità di servire bene e non solo “forte”. D’accordo con il ridurre i tempi tra un punto e l’altro(ma non doveva già essere così?). In ogni caso queste modifiche mi paiono concentrate soprattutto sull’aspetto della velocità del match per questioni televisive, stesse ore di cronaca più incontri da vedere. Ho un’altra idea del tennis,avrei preferito non ci fosse una standardizzazione delle superfici come avvenuto negli ultimi anni,che secondo me contribuisce non poco a mantenere poca varietà anche nel gioco, ma ne prendo atto e mi adatto,del resto siamo nel 21° secolo e ormai non si ha più tanta voglia di stare appresso alla cose,passioni comprese, per tanto tempo, ci sono tanti interessi e così via. Di sicuro mi trovo d’accordo con il pensiero finale di Giandomenico, belli i match veloci e belli anche quelli infiniti,l’importante è che appassionino.
Al
15 Gennaio 2015 at 10:22
Sono d’accordo con quasi tutto, a parte il ricorso costante a questo linguaggio modaiolo (il fast4, il power point…) che trasforma tutto in una chiacchierata da aperitivo.
Il tennis di oggi è, secondo me, brutto. Troppa importanza al primo colpo (il servizio), che troppe volte è già risolutivo, e troppe pause: poco agonismo, atleti/e sempre lì ad aggiustarsi i capelli, noia.
Iniziare a eliminare le incertezze come i vantaggi (in ogni gioco si arriva a 4, fine), e i tempi morti (ripetere un servizio buono che tocca il nastro), renderà l’azione più divertente da praticare e da seguire. Riducendo la durata dei giochi, però, non vedo più il motivo di ridurre quella dei set.
Mentre sul servizio sarei più radicale: una sola palla, batti come ti pare purché rimbalzi in campo. Non si potrebbero più affrontare i punti importanti semplicemente sparando a 220 all’ora “tanto ho la seconda”, l’avversario più che rispondere deve parare, e l’azione è già finita. Dando meno importanza a fisico e materiali, aumenterebbero le possibilità per gli atleti normodotati, che sono la maggioranza.