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Tennis: un 2015 di possibili cambi al vertice o conferme

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Il mese di Gennaio è spesso quello delle riflessioni e dei discorsi in prospettiva perché ci si trova quasi a fantasticare su eventuali scenari futuri. Nel caso specifico, il 2015 può essere l’anno di possibili cambi al vertice o ancora conferme per ciò che concerne il tennis mondiale. Questo perché?

Il motivo è presto detto: già nel 2014 i tornei del Grande Slam hanno lasciato spazio a risultati che, alla vigilia, pochi avrebbero previsto. Parliamo della vittoria di Stanislas Wawrinka, agli Australian Open, e di Marin Cilic agli Us Open. In questo senso, l’egemonia dei Fantastici 4 (Novak Djokovic, Roger Federer, Rafa Nadal e Andy Murray) è stata messa in discussione. I guai fisici di Nadal e Murray, gli anni che passano per sua maestà Federer e l’incostanza mentale di Djokovic hanno aperto la strada a nuovi tennisti che hanno tutte le possibilità per cogliere il loro momento.

Pensiamo, ad esempio, a Kei Nishikori, autore di un’annata superlativa, coincisa con la finale agli Us Open e la scalata al ranking: dal numero 17 al 5 del mondo. L’allievo di Michael Chang è uno dei nuovi interpreti di questo tennis difensivo fatto di eccezionale velocità negli spostamenti e di grande potenza nei colpi da fondo campo. La dimostrazione delle qualità del nipponico si sono evidenziate, come già accennato, nell’ultimo torneo del Grande Slam targato 2014. L’aver sconfitto in successione Milos Raonic, Wawrinka e Djokovic rappresenta la crescita esponenziale avuta dal giapponese. La stagione appena iniziata può essere per lui quella della consacrazione, partendo già da un grado di consapevolezza ed esperienza diverso rispetto al passato. Inoltre, essendo un classe ’89, l’età è dalla sua per poter esprimere il suo miglior tennis e replicare quanto gli Open americani hanno già mostrato.

Potremmo fare anche altri nomi: il già citato Milos Raonic, attuale numero 8 delle classifiche mondiali, vincitore di ben 2 ATP World Tour Masters 1000, ultimo dei quali a Parigi contro Djokovic in finale; il bulgaro Grigor Dimitrov, per molti l’erede di Federer, con una semifinale di Wimbledon raggiunta nel 2014.

Tuttavia questo “nuovo che avanza” deve pur sempre fare i conti con lo “status quo” dei leader attuali. E’ emblematico il caso di Roger Federer. Molti, dopo la sconfitta di Wimbledon contro Djokovic, avevano ormai dato per spacciato il fuoriclasse svizzero, valutando la splendida finale sull’erba londinese come una sorta di “ultimo canto del cigno”. Invece l’estate ha dato un esito differente con il 33enne ad aggiudicarsi il tornei di Toronto e Cincinnati, arrivando a quota 22 ATP World Tour Masters vinti. La chiosa perfetta è stata la storica vittoria della Svizzera in Coppa Davis, con il fenomeno di Basilea mattatore nell’ultimo match contro Richard Gasquet

Pertanto attendiamoci dei veri e propri “fuochi d’artificio”, già a cominciare dagli Australian Open del 19 Gennaio, in questa sfida tra “vecchio e nuovo”.

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Immagine: Federtennis/Tonelli

giandomenico.tiseo@olimpiazzurra.com

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