Ciclismo
Ciclismo su pista, Mondiali: inseguimento femminile 8°, record Australia
Va in archivio la seconda giornata dei Mondiali di ciclismo su pista con uno strabiliante record: l’Australia ha infatti dominato la finale dell’inseguimento femminile a squadre abbassando di 3” il precedente primato assoluto.
4:13.683: questo il nuovo limite stabilito dalle cangure Annette Edmonson, Ashlee Ankudinoff, Amy Cure e Melissa Hoskins nel velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines, a fronte del 4:16.522 che apparteneva alla Gran Bretagna, oggi sconfitta nella finalissima in cui ha schierato Archibald-Trott-Barker-Rowsell. Bronzo al Canada (Beveridge-Glaesser-Lay-Roorda) che piega nettamente la Nuova Zelanda nella finalina. La specialità si conferma dunque a totale dominio australiano e l’ottavo posto finale delle azzurre assume così un’importanza ancora maggiore: Maria Giulia Confalonieri ha sostituito Simona Frapporti, in preparazione per l’omnium, a fianco di Beatrice Bartelloni, Tatiana Guderzo e Silvia Valsecchi. Nelle semifinali del pomeriggio era stato staccato il settimo tempo in 4.28.923, accedendo così alla finale settimo-ottavo posto contro la Germania, che ha avuto la meglio con un 4:30.122 contro un 4:31.448. In ogni casa, l’Italia si conferma terza forza europea e porta a casi altri punti pesantissimi per la qualificazione olimpica.
Il podio dei 500 metri femminili recita invece Russia (Anastasia Voynova)-Australia (Anna Meares)-Germania (Miriam Welte). Nessuna azzurra era in gara, così come ovviamente non c’era l’Italia nella seconda giornata dell’inseguimento a squadre maschile a fronte del 16° posto di ieri: qui oro per la Nuova Zelanda (Pieter Bulling-Dylan Kennett-Alex Frame-Marc Ryan) in 3:54.088 davanti a Gran Bretagna ed Australia, con la Germania appena fuori dal podio.
Tra i maschi, assegnate anche le medaglie di keirin e scratch. Nella disciplina di origine giapponese, il francese Francois Pervis s’impone davanti al neozelandese Edward Dowkins e al malese Azizulhasni Awang; Francesco Ceci termina 21°, dichiarando a Federciclismo di “non aver saputo sfruttare al meglio l’occasione del recupero“. In ogni caso, la corsa olimpica dell’ascolano è ancora in pieno svolgimento. Infine, nello scratch il successo va al tedesco Lucas Liss: argento per lo spagnolo Albert Torres Barcelo, bronzo allo statunitense Bobby Lea. Il friulano Alex Buttazzoni si difende bene nei primi chilometri di gara, ma non riesce ad emergere nella volata finale chiudendo così in 18^ piazza.
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foto: pagina Facebook Fiamme Azzurre ciclismo
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com
Marco Regazzoni
20 Febbraio 2015 at 13:18
Sui manubri i maligni pensano che sia una scusa, io penso che si tratti semplicemente di sfortuna che si accanisce su un ambiente nel quale non ne avremmo proprio bisogno. D’accordo sulla Bronzini: a fronte del taglio di certe discipline, diventa sempre più difficile essere competitivi quando queste si ripresentano ai Mondiali, soprattutto per una che ha molto da fare anche su strada. Se è vero infatti, come abbiamo ribadito infinite volte, che le nazioni anglosassoni hanno costruito la propria forza sull’integrazione strada-pista, è altrettanto vero che altre invece possono permettersi un professionismo dei velodromi da noi ben lontano: in Germania, soprattutto, pochissimi pistard corrono anche su strada. La stessa Pohl che ha vinto la gara di Giorgia non gareggia praticamente mai su strada.
Come spesso accade, noi ci arrangiamo in condizioni non facili e anzi tanto di cappello a chi ci crede e si impegna, soprattutto a Salvoldi che penso abbia un metodo di lavoro da appendere sulle scrivanie di ogni allenatore di sport.
ale sandro
20 Febbraio 2015 at 15:25
Esattamente , Pohl è una pistard direi eclettica o quasi, visto che l’abbiamo vista sia nella corsa a punti vinta che nell’inseguimento a squadre a dare una mano alla sua nazionale..non escludo che possa disputare anche lo scratch. E ha fatto praticamente di tutto , cross compreso concentrandosi decisamente sulla pista. E’ proprio questo l’aspetto fondamentale, portare avanti un discorso che lascia aperte più porte (es. pista-strada), ma ovviamente scegliendo in maniera netta una delle due discipline per un po’ di anni.
Eh sì, l’abbiamo ripetuto all’infinito in effetti 🙂
Brutto dover aspettare che ci si impegni dall’alto per far andare avanti un programma, solo quando si ha le spalle al muro (es. ipotesi Roma 2024, voglio proprio vedere se si dormirà col settore velocità dove invece si aspettano fanciulle miracolose che tolgano le castagne dal fuoco).
Comunque Marco, gran partenza del nostro Elia 🙂 Teniamocelo non stretto , di più!
ale sandro
20 Febbraio 2015 at 08:34
Allucinante l’Australia nell’inseguimento femminile, un record che mi dà l’impressione possa essere addirittura ulteriormente migliorato , o comunque avvicinato, nei prossimi due anni. Tanto di cappello a loro e a Gran Bretagna e Canada che si confermano a livelli altissimi per tutte le altre nazioni.
Per le azzurre un altro passo avanti verso la qualificazione. Sapevo che non sarebbe stato facile , e non lo sarà, fino alla fine e cioè al prossimo mondiale, ultima prova di qualificazione, ma ormai ci sono 5 atlete in grado di far viaggiare il trenino intorno ai 4’30”, e questo rappresenta un buon baluardo da difendere. A dimostrazione che bisogna fare di necessità virtù, c’è stato il cambiamento con Frapporti e non con Valsecchi che da quanto ho capito si era staccata nelle due precedenti prove. Tra l’altro reduce da influenza la Valsecchi farà l’individuale come previsto ,ma non la Bartelloni che era prevista pure lista, non mi sarebbe dispiaciuto vedere perciò la Pattaro per farla entrare in clima gara.
Riguardo la Bronzini e la sua gara di mercoledì, diciamo che hanno un po’ di ragione sia lei che il c.t. Anche una veterana come lei ha bisogno di più prove precedenti al mondiale in questa specialità (bastano anche altre gare internazionali oltre all’unica di coppa del mondo), in modo da non farsi trovare impreparata nei momenti chiave. Anche se a mio parere l’azzurra non ne aveva proprio per prendersi il giro, e anche questo dovrà essere valutato perchè se ci sono prove non olimpiche ,sempre secondo il mio modesto parere, bisogna cominciare a puntare sulle atlete che verranno in un modo o nell’altro riutilizzate anche per le prove olimpiche date le loro caratteristiche. Poi è però sacrosanto voler puntare comunque alla medaglia, quindi capisco anche la scelta di Salvoldi.
Male i ragazzi in più o meno tutte le gare viste finora. Certo è curiosa la decisione in merito ai manubri, ci mancava solo quella per “dare una mano” a completare il quadro. Spero che non comporti qualche problema per la bici da inseguimento di Viviani, visto che sarà la stessa che userà nell’inseguimento dell’omnium.