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Sci alpino, Mondiali: Bode e Aksel, chapeau!

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Non ce ne voglia Hannes Reichelt, degnissimo vincitore del supergigante iridato: è il miglior premio alla carriera per un atleta sulle breccia (e vincente, specie qui a Beaver) da ormai molti anni. E non ce ne vogliano nemmeno Dustin Cook, la più lampante conferma dell’assoluta imprevedibilità di una gara secca che assegna medaglie, o il buon Adrien Theaux, che sforna la prestazione più incisiva dell’anno al momento giusto. Si sarà capito: parleremo di Bode Miller e Aksel Lund Svindal.

Etichettare qualcuno come “vincitore morale” non sarebbe corretto nei confronti di chi, appunto, la gara l’ha vinta. Ma non si può non rimanere estasiati di fronte a quanto fatto da questi due fuoriclasse. Entrambi erano lontani dalle gare dal marzo 2014: il trentasettenne Bode operato alla schiena in autunno, stesso periodo nel quale il più giovane Svindal (classe 1982) si spaccava banalmente e dolorosamente il tendine d’Achille. Il primo, personaggio incredibile, ha ripreso a frequentare il Circo Bianco già nelle grandi classiche di gennaio, seppur solo come apripista: probabilmente pensava e pensa a questi Mondiali come il palcoscenico ideale per un commiato d’autore. Il secondo, invece, ha recuperato contro ogni pronostico dal già citato infortunio. E tutti e due, oggi, hanno sfiorato la medaglie.

Bode stava dando lezioni di sci, con le sue carvate al limite, la sua cattiveria: aveva un vantaggio rassicurante su Streitberger, poi ottavo al traguardo. Chissà, senza quell’inforcata di braccio nella porta sulla compressione, un errore che non capiterebbe nemmeno in altri mille passaggi, sarebbe davvero finito sul podio. O poco dietro, beffa delle beffe. Ci riproverà in discesa e in combinata, se quel bruttissimo taglio al polpaccio causato dalla lamina del suo sci lo lascerà in pace. E Aksel?  Beh, il norvegese ha proprio sfiorato la medaglia, appena 13/100 dietro. Una frazione di secondo persa nella partenza comprensibilmente guardinga o con un impercettibile sbavatura nel finale: anche nel suo caso, però, occhio alla discesa.

Così, in una gara che come al solito regala conferme (Reichelt), sorprese impronosticabili (Cook) e delusioni abbastanza marcate (gli azzurri), due campioni che fanno parte della storia di questo sport hanno disegnato un piccolo capolavoro, facendo emozionare gli appassionati come nessun altro sa fare. E non è finita qui.

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foto: Fis

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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