Rugby
Sei Nazioni 2015, Italia: una disarmante impotenza
Minuto 63: dopo un assedio estenuante da parte degli irlandesi la difesa azzurra collassa ed è costretta ad intervenire con l’ennesimo fallo della sua partita facendo finire il cognome di Ghiraldini sul taccuino dell’arbitro, che gli sventola il cartellino giallo in faccia.
Ecco di fatto, il momento in cui è finita (o forse non è mai iniziata…) la partita dell’Italia contro l’Irlanda.
O’Connel e compagni, nonostante la prima frazione di gara sia terminata soltanto 3-9, hanno fatto il bello ed il cattivo tempo decidendo il ritmo, il canovaccio tattico e le sorti di una partita davvero pessima per la nostra rappresentativa.
I ragazzi di Brunel, oltre che tentare di difendersi con tutte le proprie energie, non si sono mai resi pericolosi manifestando una disarmante impotenza nei confronti dei rivali.
Da salvare c’è solo il compatto pacchetto di mischia, bravo a disimpegnarsi contro i “verdi dirimpettai” anche quando si è trovato a fronteggiare l’inferiorità numerica; mentre, forse, sarebbe il momento di lanciare in maniera decisa i giovani, come il debuttante Barbini ad esempio.
E per dare più inventiva alla nazionale, non è il caso di far giocare Allan e Haimona insieme dall’inizio?
A Brunel l’ingrato compito di analizzare il tutto e ripresentare la squadra fra una settimana in quel di Twickenham…
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
michele.cassano@olimpiazzurra.com
Credit FotosportIT/FIR
Al
8 Febbraio 2015 at 14:04
Penso che possiamo prendere atto che la crescita del rugby italiano si è fermata e ormai da qualche anno ci siamo stabilizzati come ‘migliore allenamento’ per le altre principali nazionali. Contro di noi non possono sbagliare, ma sanno che dando almeno l’80%, la vittoria arriva automaticamente, perché l’Italia è semplicemente senza attacco. Non può vincere, a meno che agli altri capiti una giornata disastrosa.
Nella mia ignoranza di puro tifoso (non ho esperienza di rugby agonistico), continuo a pensare che il gioco giusto per la nostra nazionale sia quello sudafricano. Non abbiamo nel sangue la tecnica delle squadre britanniche, e nemmeno la rapidità dei francesi. Abbiamo muscoli e spirito di squadra, il gioco giusto secondo me era quello di Mallett e prima ci torniamo, meglio è.
Luca46
8 Febbraio 2015 at 17:20
Concordo sulla crescita che si è fermata. Secondo il mio ignorante parere il gioco per noi e calciare e cercare di portare pressione nella metà campo avversaria non abbiamo ancora l’abilità e la velocità per il gioco alla mano. Il problema è che forse non abbiamo neanche calciatori eccezionali e mi sembra che la prima linea non sia più quella di qualche anno fa. Adesso che ci penso c’è qualcosa che funzioni? E non ho parlato della touche, ieri davvero inguardabile.
Al
9 Febbraio 2015 at 10:49
Hai detto bene, non abbiamo la velocità e l’abilità e il problema è che li stiamo inseguendo dall’esordio nel Sei Nazioni, in cui facemmo il botto vincendo sulla Scozia. Quello che mi dispice, da tifoso, è che l’Italia abbia raggiunto il suo picco e ingranato la retromarcia senza essere mai stati protagonista.
Non è che nel fratempo abbiamo vinto un qualche trofeo, l’Italia non è MAI stata protagonista, anche ai mondiali sempre a casa al primo turno, inizia il 2015 e siamo più indietro di prima, allora uno sportivo comincia a chiedersi se i soldi dedicati al rugby non sarebbero usati meglio per la scherma o il nuoto.
Il tuo commento sulla prima linea è, secondo me, estendibile all’intera squadra: le stelle come Parisse e Castro, e gli altri giocatori di livello internazionale come Zanni, Masi, Bergamauro o Lo Cicero (ora ritirato) sono in fase calante dal punto di vista fisico. Dietro di loro è cresciuto il livello medio, ma senza nuove stelle capaci di inventare o dare certezze, quindi il problema di bucare una difesa, o mettere dentro i calci, rimane irrisolto.
Trovo adatto a noi il gioco sudafricano perché si sviluppa intorno al raggruppamento e usa molto le terze linee, che sono i nostri due reparti migliori. A un certo punto il gioco viene aperto e “trema la terra”, come dicono loro, a noi quella parte ancora manca ma con le nostre caratteristiche fisiche mi sembra sicuramente più facile tirarsi su un paio di Habana (vedi Nitoglia) che una squadra di O’Driscoll. 🙂