Rugby
Sei Nazioni 2015: la Banda Brunel ai raggi X, tra certezze e dubbi amletici
Come da tradizione, Jacques Brunel ha convocato un gruppo azzurro piuttosto ristretto in vista del Sei Nazioni 2015, perlomeno rispetto agli head coach delle altre nazionali (Francia esclusa). Una scelta non esente da polemiche soprattutto riguardo alcuni reparti, in cui tifosi ed appassionati invocavano qualche nome in più per allargare le possibilità di scelta. Ma tant’è. A preparare il torneo più prestigioso del mondo ovale, in quel di Roma, sono in 31. Noi li abbiamo analizzati reparto per reparto.
Prima linea – Uno dei settori da cui ci si attende il rendimento maggiore, principalmente per l’importanza che la mischia ordinata avrà nel gioco azzurro nel corso del torneo. Due le certezze, gli imprescindibili Leonardo Ghiraldini e Martin Castrogiovanni, il primo capace di ritagliarsi uno spazio importante in un club storico come il Leicester, mentre il secondo svolge al meglio (anche se il vulcanico presidente Boudjellal lo ha ‘strigliato’ pubblicamente) il ruolo di riserva di lusso tra i bi-campioni d’Europa del Tolone. Al solito, il dubbio riguarda la maglia numero 1. A novembre è partito sempre titolare (e giocando anche piuttosto bene) Matias Aguero, ma il pilone delle Zebre potrebbe pagare l’infortunio che lo ha tenuto fuori per quasi due mesi, fino ad inizio gennaio. Dall’altra parte, Alberto De Marchi sta vivendo alti e bassi con i Sale Sharks ma in Nazionale ha sempre ben figurato, mostrandosi efficace sia in mischia che nel gioco aperto. Alle spalle di Ghira e Castro, invece, Andrea Manici e Dario Chistolini possono offrire garanzie partendo dalla panchina, come già dimostrato nei test match autunnali.
Seconda linea – Decisamente qualche incognita in più rispetto alla prima linea, visto il pesante infortunio che ha tagliato fuori Quintin Geldenhuys (clicca qui per approfondire), pedina fondamentale nello scacchiere tattico di Brunel. Mancherà dunque un punto di riferimento da affiancare a Joshua Furno, sicuro del posto ed elemento sempre più prezioso, essendo il giocatore dei Newcastle Falcons completo e uno dei pilastri dell’Italia che verrà. La candidatura più ‘forte’, per il posto reso vacante dalla defezione di Geldenhuys, è quella di George Biagi, autore finora di una buona stagione in maglia zebra, mentre Marco Bortolami – che potrebbe saltare l’esordio contro l’Irlanda – potrà essere più utile a partita in corso con la propria esperienza. Più defilato il trevigiano Marco Fuser, convocato proprio al posto di Geldenhuys e di fatto quarta scelta per Brunel.
Terza linea – Il reparto delle garanzie, quello in grado di trascinare potenzialmente l’intera squadra in ogni settore del gioco. Il terzetto titolare, d’altronde, è di quelli stellari e tra i più forti del torneo. La punta di diamante è ovviamente il capitano, Sergio Parisse, pronto a caricarsi sulle spalle la solita enorme mole di gioco con la propria classe. Il n°8 dello Stade Français appare decisamente in forma, come dimostrato anche nel Top 14 a più riprese, e sarà il pericolo pubblico numero uno per le avversarie. Dal talento puro di Parisse, alla pura ignoranza rugbistica di Simone Favaro, il passo è piuttosto lungo nelle caratteristiche del giocatore ma non nell’efficacia in campo, visto che il flanker del Benetton Treviso è diventato più di un semplice terrier, ma un leader vero e proprio con la sua spregiudicatezza ed irruenza fisica. A rappresentare una sorta di punto d’equilibrio tra Parisse e Favaro, poi, c’è il Monumento del rugby italiano, come lo ha ribattezzato Vittorio Munari in uno dei suoi celebri commenti, Alessandro Zanni. Potenza fisica e acume tattico, giocatore poco spettacolare ma sempre presente, con un rendimento costantemente elevato. Anche la panchina, in questo caso, garantisce un tasso notevole di qualità piuttosto variegata, con un mastino come Francesco Minto, un ball carrier esplosivo come Robert Barbieri, l’esperienza e la grinta di Mauro Bergamasco e l’intelligenza tattica e il dinamismo della new entry Marco Barbini.
Mediani di mischia – La scelta più semplice per Brunel, anche per mancanza di concrete alternative ad Edoardo Gori. Ugo ha faticato nel trovare continuità con il Benetton Treviso, a causa di diversi problemi di natura fisica, ma sembra aver ritrovato smalto perlomeno nel match vinto contro gli Ospreys in Champions. In un ruolo delicato come il numero 9, il suo rendimento sarà fondamentale. Guglielmo Palazzani, dal canto suo, cercherà di non sfigurare al suo primo Sei Nazioni in cui – con tutta probabilità – entrerà nei 23, anche perché Marcello Violi non appare ancora pronto per il livello internazionale.
Mediani d’apertura – Il ruolo più spinoso, sempre e comunque. Brunel ha lasciato fuori Luciano Orquera, a testimonianza di come il mediano delle Zebre abbia steccato finora in stagione, per far posto alla strana coppia formata da Kelly Haimona, maori trapiantato in Italia, e da Tommaso Allan, italo-scozzese ‘scippato’ alla nazionale del Cardo. Proprio quest’ultimo, dopo la discutibile gestione durante il mese di novembre, si ricandida ad una maglia da titolare, sebbene il giocatore di Perpignan partirà probabilmente un passo indietro rispetto all’apertura delle Zebre. Nonostante un periodo di scarsa forma fisica, infatti, Brunel potrebbe puntare inizialmente sul neozelandese di nascita per dare continuità a quanto visto nei test match autunnali, dove Haimona è sembrato calarsi ottimamente nel contesto azzurro e, soprattutto, preciso dalla piazzola, fondamentale in una squadra che soffre di problemi nell’organizzare il gioco offensivo.
Centri – Un reparto estremamente falcidiato dagli infortuni (Sgarbi, Canale, Garcia), ma dove sono emersi ormai completamente (o quasi) due dei futuri leader (si spera…) dell’Italrugby, Luca Morisi e Michele Campagnaro. I titolari saranno quasi sicuramente i due giovani trequarti del Benetton Treviso, rispettivamente classe ’91 e ’93 e tra i talenti più interessanti nell’intero panorama italiano. Doti atletiche, fisiche e tecniche non si discutono, ma per esplodere definitivamente servirà quel passo in più soprattutto nel fare la differenza in fase offensiva. Nel caso Brunel, invece, dovesse optare per Haimona a primo centro, sarà ballottaggio tra i due per la maglia numero 13. Difficilmente entrerà nei 23 l’esordiente Giulio Bisegni, ancora acerbo e con poche chance.
Ali/Estremi – Il triangolo allargato titolare, almeno sulla carta, può offrire buone garanzie a Jacques Brunel. Da una parte la brillantezza e la qualità nel gioco tattico di Luke McLean, troppo spesso sottovalutato per l’importanza che ricopre in squadra, dall’altra l’esuberanza fisica e le spiccate qualità offensive di Leonardo Sarto, a cui si richiede però un maggiore altruismo e concretezza. Al centro, come estremo, l’esperienza e la straordinaria costanza di rendimento dell’indomito Andrea Masi, una certezza per la nazionale ed uno dei pilastri e punto di riferimento della Banda Brunel. Il problema, invece, potrebbero essere i ricambi. Alle ali, un Giovanbattista Venditti non in gran condizione e i due uncapped, Michele Visentin e Simone Ragusi, appaiono decisamente un passo indietro rispetto ai titolari.
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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
Foto: FotosportIT/FIR