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Sei Nazioni 2015, la Scozia ago della bilancia azzurro: Italia, è il momento della verità

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Il sogno è di ripetere la partita del 2007. L’obiettivo più realistico, tuttavia, è di non ripetere quella del 2013, quando Murrayfield fu teatro di una brusca battuta d’arresto in un Sei Nazioni, comunque, passato alla storia per esser diventato il migliore mai giocato dall’Italia. In ogni caso, quella prestazione non può che essere un monito per l’attuale Banda Brunel, rivoltata come un calzino da fattori vari rispetto alla squadra di due anni fa: un approccio sbagliato o un errore di troppo costerebbero cari contro una Scozia agguerrita e intenzionata a concretizzare i progressi compiuti negli ultimi mesi, sotto la gestione di Vern Cotter. E ad accollare all’Italrugby l’ennesimo cucchiaio di legno.

Nonostante sia la sfida più abbordabile per antonomasia (sei vittorie in quindici edizioni), gli azzurri sono stati battuti dalla nazionale del Cardo negli ultimi tre incontri. Dopo la disfatta di cui sopra (34-10), gli Highlanders hanno superato, nel giugno dello stesso anno e nella scorsa edizione all’Olimpico, l’Italia soltanto di misura, ma dietro a quei punteggi risicati si nascondeva la maggiore solidità e la migliore attitudine al successo di una squadra (per non parlare del movimento) semplicemente superiori a quella italiana. Anche nei loro momenti difficili e nei (rari) contemporanei momenti di esaltazione azzurra. Non c’è da sorprendersi, dunque, dei notevoli passi in avanti della Scozia con un coach esperto e navigato come Cotter in panchina, capace di assemblare finora ottimamente il prezioso materiale umano a disposizione e di consentirgli di avvicinare sensibilmente Francia e Galles, come dimostrato dal campo nelle prime due giornate del Torneo. Ma soprattutto di guardare al futuro con un sorriso.

Cosa che proprio non riuscirebbe attualmente a Jacques Brunel, vista le evidenti difficoltà nel tirare avanti la carretta. Il gruppo è unito e coeso, nell’ambiente traspare serenità ed ottimismo, ma per il baffuto coach transalpino le gatte da pelare sono state tante nelle ultime due settimane. In primis, gli infortuni, che lo costringeranno a schierare nella bolgia di Murrayfield ben due esordienti, Enrico Bacchin al centro e Michele Visentin all’ala. Nessun dubbio sulle qualità delle due giovani promesse del Benetton Treviso e delle Zebre, anzi, ma Brunel avrebbe voluto senz’altro puntare su una squadra già rodata per il match più delicato del Sei Nazioni, quello da provare a vincere a tutti i costi. La Scozia, d’altronde, è da sempre l’ago della bilancia per la nazionale italiana, con cui si misura quanto realmente siamo vicini al livello del Torneo più prestigioso al mondo. Una sconfitta contro gli Highlanders, insomma, assume un peso doppio rispetto alle altre e, generalmente, porta in dote il tristemente noto cucchiaio. C’è chi non vorrà ‘conquistarlo’ per l’ennesima volta e chi non vorrà cominciare a metterlo in bacheca troppo spesso o per la prima volta. C’è, poi, anche un ranking mondiale da onorare. E, anche se i giocatori non ci penseranno, una contemporanea sconfitta italiana e una vittoria in Spagna della Georgia consentirebbe a quest’ultima di scavalcare gli azzurri al 14esimo posto della classifica. Per la gioia, siamo sicuri, di chi vorrebbe vedere l’Italrugby fuori dal Sei Nazioni. Un motivo in più per dare battaglia e ripetere il 2007, sperando che non si trasformi nel 2013…

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Credit FotosportIT/FIR

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