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Rugby
Sei Nazioni 2015, si parte: due grandi favorite, una mina vagante. E il solito spettro per l’Italia
Si apre il sipario sul Sei Nazioni 2015, quest’anno particolarmente importante vista la concomitanza con il Mondiale in Inghilterra in programma da settembre. Il torneo più prestigioso del mondo ovale non darà, dunque, soltanto indicazione sulla squadra europea più forte del momento, ma anche chi si presenterà con il setup migliore all’attesissimo appuntamento iridato tra sette mesi. Due le grandi favorite, con una mina vagante pronta ad esplodere per qualità e storia recente.
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In prima fila, sulla griglia di partenza, ci sono naturalmente Irlanda ed Inghilterra, con la prima che si lascia preferire rispetto ai sudditi di Sua Maestà. Il motivo? I Verdi sono stati, numeri alla mano, la miglior nazionale del 2014, superiori agli All Blacks probabilmente anche per il gioco espresso. Gli uomini di Joe Schmidt, a novembre, hanno dimostrato di aver raggiunto una straordinaria consapevolezza nei propri mezzi, oltre ad aver creato uno spirito di gruppo ineguagliabile tra le regine del Vecchio Continente. Il ritiro di Brian O’Driscoll non ha minimamente intaccato il processo di crescita innescato sapientemente dal ct neozelandese ma, anzi, se possibile lo ha anche rafforzato. Chi, invece, sono ancora alla ricerca di loro stessi sono l’Inghilterra e coach Stuart Lancaster, capace di collezionare fin troppe sconfitte importanti per una squadra di tale calibro. A partire dal Sei Nazioni 2014, perso per una sconfitta evitabile in Francia, passando per la beffa in casa degli All Blacks fino ad arrivare allo stop subito dal Sudafrica a novembre, a testimonianza della fragilità psicologica su cui deve ancora lavorare l’allenatore inglese. Le basi, d’altronde, ci sono e sono estremamente solide, ma manca ancora quella scintilla nell’ambiente per agguantare l’Irlanda anche nei pronostici della vigilia. Dall’esordio contro il Galles, nella gara di apertura del torneo, si potrà già capire molto delle ambizioni inglesi.
Così come potrebbe togliersi subito la maschera proprio la nazionale di Warren Gatland, i cui risultati dell’ultimo anno non hanno corrisposto all’enorme potenziale a disposizione dei Dragoni. La doppia vittoria nel 2012 e nel 2013 ha senz’altro infuso un senso di appagamento nella squadra, ma il successo contro gli Springboks, nell’ultimo test autunnale, potrebbe aver rimesso in carreggiata Warburton&co. giusto in tempo per diventare, chissà, il terzo incomodo nella corsa al trofeo. La sfida di questa sera al Millennium Stadium, di fatto, svelerà già le carte a disposizione di Gatland. Se il solco tra le prime due e la terza è ancora da definire, quello tra Galles e l’accoppiata Scozia-Francia appare già circoscritto. E non è affatto scontato che i transalpini riescano a dimostrarsi superiori agli Highlanders, in grande crescita sotto la nuova gestione del neozelandese (un altro) Vern Cotter. La nazionale del cardo ha ampi margini di miglioramento e un’età media dalla propria parte, mentre al contrario Philippe Saint-André continua a navigare vista nonostante i vari tentativi di rivoluzionare la rosa. L’organizzazione del collettivo, oltretutto, sembra essere inversamente proporzionale al talento individuale, certamente abbondante tra i convocati scelti. Eppure, la svolta non sembra arrivare.
E poi? Poi c’è l’Italia, l’indiscussa favorita… per il cucchiaio di legno. Non potrebbe essere altrimenti, ma la consapevolezza di esserlo sarà il primo passo da compiere per cercare di sovvertire l’ormai abituale pronostico da quindici anni a questa parte. Uno step che, considerando quanto il gruppo sia apparso coeso ed unito a novembre, dovrebbe essere già stato archiviato. Ma per evitare l’indecoroso premio attribuito all’ultima classificata – ‘conquistato’ dagli azzurri già dieci volte – servirà anche una Banda Brunel maggiormente concreta ed incisiva, che sappia sfruttare soprattutto tutte le occasioni provenienti dai propri punti di forza, ovvero mischia e difesa. La strada intrapresa a novembre sembra essere quella giusta, anche in ottica Coppa del Mondo, ora Parisse&co. sono chiamati a confermare i progressi compiuti nell’ultima finestra internazionale. Scontato? No, ma nell’ambiente si respira un’aria positiva che può solo far bene.
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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
Foto: Facebook RBS Six Nations