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Sei Nazioni, Italia: trequarti azzurri alla prova del nove, in mischia le garanzie. Saranno sfruttate?

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Il battesimo di fuoco è alle porte. Due giorni e sarà Italia-Irlanda, sarà Sei Nazioni 2015, torneo quanto mai delicato anche in vista dei Mondiali in Inghilterra a settembre. Gli azzurri, dopo essere piombati in una crisi apparentemente incontrovertibile, sembrano essersi definitivamente rialzati durante i test match di novembre dove, oltre alla vittoria, si è rivista una squadra in grado di valere ben più della 14esima piazza nel ranking mondiale e della magra figura rimediata in Giappone lo scorso giugno, dal punto di vista tecnico ed organizzativo. I progressi compiuti dal collettivo sono stati innegabili e, proprio dalle certezze (ri)acquisite in autunno, la Banda Brunel dovrà cercare di porre le basi per ulteriori passi in avanti.

I punti di forza – Fasi statiche e difesa saranno inevitabilmente le ancore del gioco italiano, sul quale il ct transalpino dovrà porre le basi per tentare di replicare quanto di buono fatto vedere contro Samoa, Argentina e Sudafrica. La mischia è tornata in auge dopo il periodo nero dovuto all’adattamento alle nuove regole, su cui giocatori e tecnici erano colpevolmente arrivati in ritardo, tanto da mettere in difficoltà la scuola mondiale per eccellenza nel settore, quella dei Pumas. L’encomiabile lavoro di Ciccio De Carli in azzurro, ma anche quello non indifferente di Victor Jimenez alle Zebre, ha dato nuova linfa al pack italico, che potrà recitare nuovamente un ruolo da protagonista contro le grandi d’Europa, sebbene la mischia stia diventando piuttosto aleatoria a causa dei diversi metri di giudizio applicati dagli arbitri. In touche, le mani di Ghiraldini, la batteria di saltatori composta da Furno, Parisse e all’occorrenza anche Parisse e Biagi sembrano offrire solide garanzie, così come l’organizzazione della maul. Uscendo dalle fasi statiche, invece, è lecito presumere che l’Italia dovrà, in alcuni (tanti…) momenti del match aggrapparsi ad una strenua difesa per chiudere in faccia le porte all’avversario, senza badare troppo al sottile e pensando soltanto a placcare l’impossibile. Il solo contenimento ad oltranza, tuttavia, non potrà bastare e (momenti di deconcentrazione e parte) l’Italia ha dimostrato a novembre di poter inserire nel motore anche una difesa di qualità e non esclusivamente di quantità, volta non solo a fermare le avanzate altrui ma anche ad avanzare e a recuperare l’ovale. Gli Springboks ne sanno qualcosa.

Le incognite – Se le fasi di conquista, da una parte, risultano spesso efficaci e in grado di offrire interessanti soluzioni offensive, dall’altra c’è l’atavico problema di non riuscire mai a mettere sul piede avanzante l’intera squadra e di sfruttare la grande mole di gioco prodotta dal pack. A novembre, con tutta probabilità, Brunel ha voluto restituire alla propria Banda un’identità e i propri punti di forza, tralasciando maggiormente il lavoro da impostare su mediana e trequarti nel gioco aperto. Ora, però, ci si attende quel quid in più anche dalla linea arretrata, anche perché le individualità non mancano. I vari Morisi, Campagnaro, McLean, Masi e Sarto, se ispirati al meglio da una coppia, quella formata da Gori e Haimona, magari più continua rispetto alle singole prestazioni offerte in Pro12, potrebbero far davvero male agli avversari. Nei test autunnali qualche spunto degno di nota era stato fatto intravedere, ma su schemi e linee di corsa un po’ più complesse bisognava ancora lavorare pesantemente. Per tutta la trequarti, insomma (e specialmente per i giovani virgulti), sarà quasi la prova della maturità.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Credit FotosportIT/FIR

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