MotoGP
Motomondiale: Ducati un 2015 di rivincite e polemiche strumentali
Si sono da pochi conclusi i test a Losail per la Motogp e la stagione 2015 è ormai alle porte. Lo show sarà presto di scena proprio sul circuito arabo, a partire dal 29 Marzo, e la tensione nell’ambiente comincia già a salire. L’antipasto iridato, con finale anticipato causato dalla pioggia, ha acceso una polemica sulle prestazioni della Ducati, ritenuta dai top team, avvantaggiata dal regolamento e non coerente ad una visione etico/sportiva della categoria.
In realtà, la questione legata ad una formula a più velocità non è certo cominciata quest’anno ma bensì 12 mesi fa. Parliamo delle modifiche regolamentari che prevedevano l’uso della cosiddetta tecnologia “OPEN” per alcuni team (2014) e in pianta stabile per tutti a partire dal 2016. Che cosa vuol dire “OPEN”? In estrema sintesi la definizione “OPEN” passa attraverso alcuni punti chiave che ne caratterizzano la dotazione. A differenza della MotoGP, che ha illimitate possibilità di intervento sull’elettronica (che poi è ciò che fa la differenza in pista oggi), le “OPEN” possono contare su un’unica centralina Magneti Marelli uguale per tutti, ponendo quindi un limite importante sulla messa a punto. Oltre a questo, il vincolo è di utilizzare un serbatoio da 24 litri, contro i 20 della MotoGP, di avere gomme diverse e di poter utilizzare 12 motori nell’arco della stagione contro i “soli” 5 della classe regina. In più, i motori Open possono essere sviluppati nel corso dell’annata, a differenza di quelli MotoGP punzonati ad inizio anno e praticamente intoccabili. In particolare sugli pneumatici, la Bridgestone fornisce tre tipologie di coperture per ogni weekend di gara e i piloti iscritti come factory possono accedere esclusivamente alle mescole hard e media mentre i drivers iscritti come “OPEN” posso accedere esclusivamente alle coperture media e soft. In questo senso che cosa ha fatto Ducati? Ha anticipato i tempi aderendo a tale progetto, visti i vantaggi in fatto di lavoro e sviluppo della moto, rimanendo sempre aderente alle regole di fine 2013. Decisione che ha portato alla reazione dei costruttori giapponesi (Honda/Yamaha) e alla creazione di una categoria particolare, consequenziale alla scelta della Rossa, ossia la cosiddetta “factory 2” di cui, da quest’anno, fanno parte anche Suzuki e Aprilia. In poche parole, queste tre squadre appartengono alle Open se non ottengono nella stessa stagione una vittoria, due secondi posti o 3 podi, in condizione di asfalto asciutto. Una cosa senza precedenti made in Carmelo Ezpeleta, l’alter ego di Bernie Ecclestone sulle due ruote, che ora ha i suoi riflessi polemici. Questo perchè?
La risposta è semplice: nel giro di un anno la Ducati, grazie allo splendido lavoro di Gigi Dall’Igna e il suo staff, ha elevato moltissimo le sue prestazioni in pista e i recenti test lo dimostrano con Iannone e Dovizioso a capeggiare, spesso e volentieri, l’ordine dei tempi. Dai cronologici, infatti, si evidenzia la bontà del passo dei due piloti e della costanza del mezzo a loro disposizione: 11 volte sul crono dell’ 1:55 per Iannone e 14 volte sul medesimo tempo per Dovizioso. Ritmo che il solo Marc Marquez è riuscito a tenere con tanta solidità.
Pertanto, soprattutto ai piloti di Honda e Yamaha factory, questi riscontri preoccupano e da qui la storia dei vantaggi e della poca etica sportiva. Ragionamenti opinabili, dal momento che l’uso di un pneumatico soft non è detto che abbia grande beneficio in gara, anzi, vedendo ciò che è capitato l’anno passato si è tradotto in un chiaro svantaggio. Inoltre, le moto di Borgo Panigale, specialmente in Qatar, hanno dimostrato di avere un ottimo passo anche con le gomme più dure, proprio per mettere a tacere le voci di opposizione che si sono levate dal paddock. A rafforzare questa tesi, le dichiarazioni proprio del progettista Dall’Igna per mettere in evidenza l’inutilità di certe polemiche strumentali e la bontà della GP15: “Mi sembrano critiche assolutamente inutili: c’è un regolamento e noi lo stiamo rispettando. Anzi, ci eravamo già adattati al primo regolamento, quello Open, ma poi abbiamo accettato dei compromessi venendo incontro a chi ci stava criticando. Abbiamo dei vantaggi ma li perderemo quando dimostreremo con i risultati di avere raggiunto un certo livello di competitività. Io penso che questo regolamento sia giusto e anche bello per il campionato. Senza queste concessioni non avremmo già raggiunto questo livello di competitività, sarebbero serviti tre anni e il campionato ci avrebbe perso. Inoltre i costruttori che sono rientrati in MotoGP lo hanno deciso anche per via di queste regole. Posso dire che abbiamo fatto del bene al campionato.
Non c’è che dire. Il livello agonistico è già piuttosto alto prima ancora di cominciare e se è vero che la Ducati difficilmente potrà giocarsi il titolo contro i colossi giapponesi è altrettanto veritiero che la logica di programmazione della Casa di Borgo Panigale potrebbe essere una carta vincente. Un pensiero che, evidentemente, fa preoccupare qualcuno che si nasconde, ipocritamente, dietro un discorso di sportività.
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Immagine: fonte Ducati
giandomenico.tiseo@olimpiazzurra.com
Twitter: @Giandomatrix