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Rugby seven: Italia, Rio 2016 è (quasi) un miraggio

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Rio de Janeiro chiama, ma l’Italia del rugby seven non sembra essere pronta. D’altronde, le chance di qualificazione al torneo olimpico del prossimo anno appaiono piuttosto risicate sia al maschile che al femminile, a testimonianza di un notevole ritardo accumulato nel corso degli anni rispetto al resto del contingente europeo e mondiale. Basti pensare che molte delle nazionali del Vecchio Continente inferiori all’Italia nell’Union hanno raggiunto un rendimento di gran lunga superiore nel Sevens (soprattutto tra gli uomini), frutto di una notevole lungimiranza nel costruire anche solo una parvenza di progetto intorno al codice ovale olimpico. Quella che sta mancando (e mancherà, se non arriverà una scossa) in Italia.

In particolare, per la nazionale maschile le porte sembrano essere già chiuse ancor prima che il percorso di qualificazione debba iniziare. Troppe le squadre da scavalcare sulla griglia di partenza, stando ai risultati ottenuti nelle Grand Prix Series dello scorso anno. Nelle tappe di Lione, Mosca, Manchester e Bucarest i ragazzi allenati da Andy Wilk hanno ottenuto due noni posti e due undicesimi (penultimi) posti, una decisa inversione di tendenza dopo l’ottimo torneo di Hong Kong che aveva fatto presagire un futuro più roseo per l’Italseven. Il primo step verso Rio è in programma nel weekend del 25 e 26 luglio, quando le IRB Regional Association Men’s Sevens Championships, un torneo di qualificazione zonale per ogni confederazione, decideranno quale europea potrà accedere ai Giochi Olimpici. Un solo pass a disposizione (per la vincitrice) e la grande favorita sarà la Gran Bretagna, ma solo se l’Inghilterra non riuscirà ad approdare tra le prime quattro delle Sevens World Series (attualmente è quinta, dietro all’Australia), essendo stata scelta come ‘delegata’ a conquistare la qualificazione per la selezione britannica. In caso di quarto posto dei Leoni nel circuito mondiale, i gradi di squadra da battere passerebbero alla Francia, di parecchi gradini sopra all’Italia, seguita principalmente da Spagna e Russia. Inoltre, stanno crescendo anche nazioni come Germania e Belgio, contro cui gli azzurri potrebbero giocarsela ma partendo comunque da sfavoriti.

Per l’Italia, l’ultima possibilità olimpica (se, come presumibile, non dovesse vincere il torneo continentale) sarà riposta in un torneo aperto alle sedici migliori al mondo non qualificate, la cui trionfatrice avrà diritto al dodicesimo posto nello scacchiere a cinque cerchi. Quattro le europee che vi parteciperanno e, di fatto, anche la sola qualificazione potrebbe essere difficile da raggiungere per i motivi di cui sopra, considerando anche le insidie Georgia e Portogallo, capaci di battere l’Italia nel 2014. E, anche se vi partecipasse, difficilmente l’Italia potrebbe competere con realtà come Samoa, Argentina e Kenya, in pianta stabile nelle World Series.

Qualche chance in più, ma restiamo nell’ordine di pochi punti percentuale, per l’Italseven femminile, anch’essa piuttosto indietro in campo europeo ed internazionale. Lo scorso anno, nelle due tappe delle Grand Prix Series, le azzurre di Andrea Di Giandomenico conclusero in ottava e in settima posizione, dimostrando di essere inferiore a gran parte delle rivali continentali. Nel torneo di luglio, con la sola Francia probabilmente esonerata vista la possibile qualificazione attraverso le World Series, le porte sembrano chiuse dall’Inghilterra, dalla Russia e dalla Spagna. Perlomeno, le azzurre dovrebbero riuscire a rientrare nel torneo aperto anche agli altri continenti per il dodicesimo pass, ma l’impresa si prospetta ancor più dura. Oltre alle europee, ci saranno anche gli ostacoli USA, Fiji e Sudafrica da affrontare, probabilmente insormontabili per l’Italia. Di Giandomenico potrebbe puntare su alcune stelle dell’Italdonne capace di arrivare terza al Sei Nazioni, ma difficilmente potrebbe bastare.

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