Sci Alpino

Sci alpino: Italia, una stagione a testa alta

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6145 punti conquistati, secondo posto nella classifica per nazioni (una posizione e quasi ottocento punti in più rispetto al 2013-2014). Tre vittorie e sedici podi complessivi, con l’unico rimpianto di aver toppato alla grandissima, per ragioni che non staremo qui a riprendere per l’ennesima volta, i Mondiali di Vail-Beaver Creek. Il bilancio dell’Italia sciistica al termine della stagione 2014-2015 è senza ombra di dubbio positivo.

Dominik Paris è indubbiamente l’atleta-simbolo del movimento. Il campione della Val d’Ultimo ha vissuto di gran lunga la stagione più esaltante della carriera – al netto dell’argento iridato di Schladming – riprendendosi perfettamente dopo un’annata negativa coincisa col periodo olimpico. Per parecchi mesi ha fatto sognare una duplice coppa di specialità e persino un possibile piazzamento sul podio della classifica finale, ma il ritmo mantenuto da Jansrud nelle discipline veloci e un lieve calo proprio nelle ultime due settimane ha fatto sfumare questo obiettivo. In ogni caso, Dominik ha portato in pista dei progressi enormi sul piano tecnico, diventando il secondo miglior supergigantista al mondo quando molti, sino a pochi anni fa, lo ritenevano in grado unicamente di far correre lo sci.
Per quanto riguarda il resto della squadra di velocità maschile, stagione da dimenticare per Christof Innerhofer, condizionato da troppi problemi fisici, mentre dopo un discreto avvio Peter Fill è apparso decisamente sottotono. Werner Heel salva il suo bilancio personale con il podio nell’amata Kviftjell, Matteo Marsaglia mostra segnali incoraggianti in discesa e riappare su buoni livelli, seppur distanti da quella vittoria a Beaver Creek, in supergigante; Silvano Varettoni sfiora uno storico podio, anche se nel complesso la sua annata fa registrare un calo rispetto a quella precedente, Mattia Casse porta invece a casa il miglior inverno della giovane carriera con un sensibile miglioramento da gennaio in avanti, quando anche Siegmar Klotz ha ripreso per i capelli una stagione – e forse anche un’avventura in nazionale – che sembrava destinata all’oblio. Un solo appunto per chiudere l’analisi della velocità maschile: pare che Gianluca Rulfi sarà presto rimosso dal ruolo di allenatore responsabile, una decisione presa dai vertici federali su spinta – così si dice nell’ambiente – di qualche veterano i cui risultati, come abbiamo visto, non sono più così esaltanti. Spiace che la Fisi dipenda da certe logiche; l’augurio comunque è che l’intera ItalJet riprenda a volare, assieme ai più giovani Henri Battilani (iridato junior) ed Emanuele Buzzi.

Nelle prove tecniche, finalmente si è rivisto lo Stefano Gross del 2012, con la differenza che Sabo, il quale deve ora confermarsi stabilmente tra i migliori slalomisti al mondo, ha persino centrato il primo successo della carriera. Letteralmente risorto Giuliano Razzoli, con i due podi conclusivi a seguito dei progressi gara dopo gara che lo riportano sui livelli di gennaio-febbraio 2010, una cosa auspicata da tutti ma forse ritenuta possibile solo da pochi. In calo, comprensibile calo perché proprio oggi gli anni diventano 37, Patrick Thaler, con tanti errori a vanificare ottime manche: non sappiamo cosa deciderà il veterano di Sarentino, silenzioso esempio di lavoro e professionalità. Dopo una riscossa iniziale, Cristian Deville ha continuato a patire i pettorali alti, mentre Riccardo Tonetti si è giustamente concentrato sulla Coppa Europa poi vinta (può essere un potenziale polivalente) e Giordano Ronci non ha dato alcun segnale di vita; in ogni caso, i ricambi alle loro spalle, per quanto riguarda lo slalom, non scalpitano. 
Manfred Moelgg ha fatto un piccolo miracolo a tornare in pista dopo il grave infortunio patito in autunno, tuttavia ha pagato questo rientro con prestazioni non esaltanti; tra i gigantisti puri, Roberto Nani – il quale non nasconde ambizioni di multidisciplinarietà – ha vissuto un inverno tra i migliori 10 in perfetta linea con l’anno passato, mentre Florian Eisath ha entusiasmato tutti con la sua ripartenza da zero, senza squadra e con una convocazione quasi casuale, insediandosi tra i migliori 15 della specialità. Buoni segnali di ripresa per Giovanni Borsotti, invece Massimiliano Blardone, pur con tutta la grinta del mondo, appare ormai sul viale del tramonto, un viale imboccato anche da Davide Simoncelli che comunque, nonostante seri problemi fisici, è ancora una volta tra i migliori quindici della specialità. In attesa di conferme da Andrea Ballerin, l’Italia punta a recuperare Luca De Aliprandini e Alex Zingerle, fondamentali anche nell’ottica del ricambio generazionale.

Arriviamo alle ragazze, i cui simboli, nonostante le storie personali segnate da catene di infortuni, sono ancora Nadia ed Elena Fanchini. Per Nadia è la seconda miglior stagione di sempre in Coppa del Mondo e quel podio conquistato settimana scorsa profuma di riscatto, di gioia, di felicità pura dopo tante amarezze; oltre ad essersi trasformata in un’eccellente gigantista, Nikky ha dimostrato di poter dire la sua ancora nell’amata discesa, dove Elly invece è tornata alla vittoria e ha portato a casa l’annata più regolare e completa, anche alla luce dei miglioramenti in superg, della sua avventura in CdM. Brescia rules anche con Daniela Merighetti, che nonostante una botta dietro l’altra si è confermata con le migliori finché ha potuto gareggiare, migliorando molto sul piano prettamente tecnico; splendidi ruggiti, nel finale di stagione, per una Francesca Marsaglia che entra finalmente tra le prime dieci supergigantiste del mondo, nonostante un lieve calo in gigante. Hanna Schnarf è apparsa nettamente in ripresa, pur ancora lontana dai livelli pre-infortunio, mentre Verena Stuffer patisce un calo in supergigante anche se comunque conclude la seconda migliore stagione della carriera confermandosi tra le prime trenta in entrambe le prove veloci. Ci si aspetta sempre di più invece da Elena Curtoni, la cui tecnica è indiscutibile: tuttavia, zero punti in discesa compromettono un bilancio per il resto buono, visto che in superg è tornata a farsi vedere nelle posizioni che contano e in gigante ha strappato qualche qualifica.

Ecco, costruire un gruppo di gigantiste-supergigantiste potrebbe essere un’idea per il prossimo futuro. Ne farebbero parte, oltre a N. Fanchini, Curtoni e le tante e interessanti giovani (Federica Sosio, Valentina Cillara Rossi, la sfortunata Karoline Pichler e la straordinaria Marta Bassino, il talento più puro transitato in Italia negli ultimi anni), anche una Sofia Goggia nuovamente atterrata dalla malasorte e una Federica Brignone che ha dimostrato in due gare di poter stare con le migliori supergigantiste del mondo, soprattutto sui tracciati simili a dei gigantoni. Federica, gigantista da podio pur con qualche errore di troppo, ha tutte le potenzialità per far bene anche in questa disciplina, mentre in slalom colleziona ancora troppe uscite ma, un po’ come nel maschile, la concorrenza alle spalle non è feroce, dunque potrebbe ancora avere occasioni di crescita.
Tra slalom e gigante si collocano le altre ragazze, con un’Irene Curtoni grintosa e arrabbiata soprattutto dopo la mancata convocazione ai Mondiali, per quanto i suoi risultati complessivi non siano sui livelli pre-infortunio. Manuela Moelgg è riapparsa, soprattutto in autunno e soprattutto in gigante, su ottimi standard di rendimenti lontani ormai tre anni, anche se poi ha avuto un lieve calo nel finale; Nicole Agnelli ha continuato con una crescita a piccoli passi, d’altronde una ragazza che ha avuto tutti i suoi infortuni non deve forzarsi in alcun modo. Prima di patire alcuni problemi fisici, che hanno tenuto Michela Azzola totalmente fuori dai giochi, Sarah Pardeller sembrava potersi insidiare con più regolarità in zona punti nello slalom, dove assieme a Curtoni e Moelgg solo Chiara Costazza ha invece tenuto alta la bandiera tricolore. Per quanto questo inverno abbia visto la fassana tornare tra le migliori quindici dei rapid gates, troppo spesso ha dato l’idea di gettare al vento occasioni per risultati ben più prestigiosi; ad oggi, tuttavia, lo slalom speciale femminile dipende ancora da lei, anche perché in fondo i suoi risultati sono comunque buoni, e il suo contributo è ancora fondamentale per tappare le numerose e storiche falle di questa disciplina.

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foto: credit Fisi

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

 

1 Commento

  1. ale sandro

    24 Marzo 2015 at 08:27

    Temevo venisse presa qualche decisione in merito a Rulfi e al suo staff, solo non credevo che ci fosse questo tipo di pressione da parte di uno dei “senatori”, proprio in virtù di questa stagione e di come si era sviluppata per tutti gli azzurri delle prove veloci chiamati in causa. Lo so che spesso capitano anche queste cose, però me lo sarei aspettato dopo una stagione differente per gli azzurri.

  2. Francesco Duca di Modena

    23 Marzo 2015 at 19:04

    Non dimentichiamo poi che in discesa libera donne bisogna tenere d’occhio Nicol Delago, che pare aver ereditato la predisposizione tutta gardenese per l’alta velocità

  3. Luca46

    23 Marzo 2015 at 18:36

    Avrei una domanda da fare. A livello giovanile i sistemi di allenamento sono uguali a quelli di usa e norvegia? Quando si decide la specializzazione di un giovane sulle discipline veloci piuttosto che tecniche?

    • Marco Regazzoni

      24 Marzo 2015 at 00:48

      Luca, pretendi troppo 😉 , non ti saprei rispondere in merito. In ogni caso capita anche che un atleta, di qualsiasi nazionalità, cambi strada anche a carriera già avviata ai massimi livelli; in Italia c’è stato un periodo in cui tutti sembravano puntare alla polivalenza, poi più nessuno. Insomma, non abbiamo mezze misure che pure servirebbero, perché alcuni avrebbero la predisposizione per fare almeno tre discipline, altri invece fanno bene a concentrarsi su una, massimo due. D’accordissimo con Francesco sulla Delago, che se migliora tecnicamente diventa un prospetto interessantissimo per entrambe le prove veloci.

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