Rugby

Sei Nazioni 2015 – Umorale, con un allenatore in crisi ma ricca di talento: la Francia delle contraddizioni

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Una polveriera (o quasi) con tanti problemi strutturali, con un allenatore perennemente sulla graticola per quanto fatto vedere, con un ambiente sempre più instabile e con i media a sparare costantemente sulla croce rossa. Ma con una squadra dal talento enorme. Eppure, quest’ultima caratteristica è anche quella che, da diverso tempo, fa soltanto da contorno ad una Francia alla disperata ricerca di se stessa, con potenzialità magari inferiori a quelle del 2011 ma con cui i galletti dovrebbero offrire certamente ben altri risultati e prestazioni.

La sconfitta contro il Galles, nell’ultimo turno, ha invece scatenato definitivamente l’indignazione di tifosi ed addetti ai lavori, non tanto per la forma (13-20 il punteggio finale) quanto per la sostanza. I Dragoni, fin lì decisamente poco convincenti, trovano una certa compattezza e si riscoprono nuovamente efficaci, sfruttando la palese mancanza di organizzazione dei Bleus. Nonostante funamboli come Dulin, Huget e Fofana e giocatori di spessore come Dusatoir, Bastareud e Maestri, i transalpini marcano soltanto la miseria di sei punti in 68′ contro una squadra non irresistibile e il pubblico del Saint-Denis insorge. E i fischi che hanno accompagnato gli uomini di Philippe Saint-André all’uscita testimoniano come il clima sia rovente intorno alla nazionale e soprattutto, intorno al tanto vituperato coach. D’altronde, nemmeno i numeri sono dalla sua parte: la sua percentuale di vittorie si attesta attualmente intorno al 40%, decisamente inferiore rispetto alle gestioni precedenti, a cui vanno aggiunti i quarti posti dei Sei Nazioni 2012 e 2014 e il cucchiaio di legno del 2013. La sfida dell’Olimpico contro l’Italia, insomma, diventa quantomai decisiva per la sua panchina bollente.

La confusione, in Saint-André, regna sovrana. Non solo per i discutibili e continui cambi di formazione, per aver snaturato in parte il gioco francese e per l’incapacità di saper costruire una squadra competitiva con la benché minima idea di come attaccare, ma anche per lo scarso tempismo con cui ha deciso di appellare alcuni elementi del suo gruppo come primedonne. In uno dei momenti più delicati (se non il più delicato) della sua carriera da allenatore della Francia, tentare di spronare i suoi a chiudere con dignità il Torneo avrebbe avuto un effetto diverso. Anche perché diverse starlette a cui ha fatto riferimento in conferenza stampa, presumibilmente, scenderanno anche in campo a Roma. La nazionale più umorale al mondo, tuttavia, non potrà essere sottovalutata in alcun modo dagli azzurri, in quanto la differenza di valori tecnici in campo resta comunque piuttosto evidente, nonché tutta a favore dei transalpini. E i vari Bastareud&co. potrebbero decidere da un momento all’altro di renderla nota ai 60.000 dell’Olimpico, mettendo in mostra tutto il loro repertorio, comunque di pregevole fattura. Almeno sulla carta.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Twitter Irish Times Sport

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