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Sei Nazioni, la sfida più attesa: la fiducia dell’Italia contro le difficoltà della Francia

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Flaminio 2011, Olimpico 2013 e… Olimpico 2015? Difficile, molto più di quanto tifosi ed appassionati possano pensare in un frangente di comprensibile esaltazione, ma non impossibile. E la consapevolezza, in questi casi, è un primo passo fondamentale nelle grandi partite come lo è Italia-Francia. Semplicemente, la sfida delle sfide per il popolo italico del Sei Nazioni, quella più attesa al di qua delle Alpi ma, quest’anno, con tutta probabilità anche dai galletti, che sbarcheranno a Roma con una cresta decisamente abbassata rispetto a qualche tempo fa.

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Il background del Torneo delle due squadre, d’altronde, parla chiaro. La Banda Brunel, dopo il pessimo inizio contro l’Irlanda, ha progressivamente trovato fiducia e la giusta quadratura del cerchio, in un’ascesa culminata con gli straordinari e già storici dieci minuti finali di Murrayfield, decisivi per la vittoria. Diametralmente opposto il percorso della Francia di un Saint-André sempre più sulla graticola e bersagliato ripetutamente Oltralpe. Il successo iniziale sulla Scozia ha solo parzialmente coperto i tanti limiti strutturali del gruppo transalpino, poi emersi inevitabilmente contro l’Irlanda e, soprattutto, nel match casalingo contro un non irresistibile Galles. Le bordate dello stesso allenatore ai suoi giocatori (“Non voglio primedonne in campo”) e i continui attacchi mediatici, inoltre, hanno ulteriormente minato un ambiente piuttosto instabile ed umorale, figlio degli ultimi anni passati ad ingoiare bocconi amari uno dopo l’altro. Per un Saint-André spazientito e poco in grado di gestire una fase difficile del rugby transalpino, c’è un Jacques Brunel che può contare su un gruppo coeso ed estremamente unito, ulteriormente cementificato dall’impresa di Murrayfield. E guai a pensare ad un’Italia appagata e ‘rilassata’. Tutt’altro. La Francia è più che mai a portata di tiro degli azzurri, molto più che nel 2013. Per demeriti loro principalmente, ma tant’è. Senza dimenticare, inoltre, l’appuntamento di settembre a Twickenham, quando il match tra azzurri e francesi sarà probabilmente decisivo per le sorti delle due squadre ai Mondiali inglesi.

Il rischio di sottovalutare fin troppo una squadra apparsa sfilacciata, senza idee e poco incisiva, tuttavia, è concreto. E garantirebbe agli azzurri una sicura debacle. I Bleus degli ultimi mesi, pur indecifrabili ed in pesante regresso, possono vantare comunque una massiccia dose di talento, essenzialmente superiore a quella azzurra, con interpreti come Huget, Fickou, Mermoz, Dusatoir e Mas (con Bastareud in panca) dotati di tecnica sopraffina e capaci di fare davvero male alla Banda Brunel. Se dovessero scendere in campo desiderosi di riscattare le ultime due gite in terra italica, ribaltare il pronostico – che vede comunque avanti i galletti – diventerebbe un Everest da scalare. La verità, al solito, sta nel mezzo, tra la superiorità tecnica sulla carta e il momento di profonda crisi che la Francia sta attraversando, tra la fiducia acquisita in Scozia dalla Banda Brunel e la poca continuità durante gli ottanta minuti degli azzurri. Chi riuscirà ad insinuarsi nelle insicurezze altrui?

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Pagina Ufficiale Facebook Federugby

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