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Ciclismo

Ciclismo: una scontata (e noiosa) Liegi-Bastogne-Liegi, tra presente e futuro

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Buon compleanno, Alejandro. Trentacinque anni compiuti ieri e non sentirli, coronati con il miglior regalo che il murciano potesse farsi per un corridore da grandi classiche qual è il fuoriclasse della Movistar. Sette anni dopo, Valverde è tornato a trionfare ad Ans e si è tolto – almeno per un po’ – la nomea di eterno piazzato, interrompendo una striscia negativa che lo vedeva sui gradini più bassi del podio nelle ultime due Liegi-Bastogne-Liegi. Ma la Doyenne, questa volta, si è dovuta piegare e, probabilmente, se lo aspettavano un po’ tutti.

Il 35enne iberico, d’altronde, era consapevole di essere il più forte. La dimostrazione più evidente? Lo scatto portato sulla Côte de Saint-Nicolas, velleitario nei modi ma anche nelle intenzioni, volto soltanto a testare la gamba dei suoi avversari e a percepire le sensazioni altrui (il ciclismo, si sa, è anche questione di sguardi). Qualcuno ha provato a spaventarlo, sia sulla salita degli italiani sia – soprattutto – sullo strappo verso Ans, ma la lepre Valverde non ha improvvisato nulla, ha atteso pazientemente. Eppure, alla reazione passiva sull’attacco di Dani Moreno sembrava di assistere al consueto copione: attendismo estremizzato, occasione persa ed ennesimo piazzamento. Non questa volta. Il vincitore della Freccia Vallone non si è perso in marcature futili (erano gli altri a dover marcare lui) e in un batter di ciglio ha riacciuffato il connazionale della Katusha, chiudendo di fatto i giochi. La volata? Poco più di una formalità, solo il sigillo su una corsa decisamente poco spettacolare, apatica e mai davvero infiammata da qualcuno o qualcosa nel corso dei 253 chilometri. Ma Valverde, del resto, non attendeva altro.

Per un veterano che domina, c’è poi un giovane talento esploso definitivamente in una delle settimane più importanti dell’anno. Settimo posto all’Amstel Gold Race, due secondi posti alla Freccia Vallone e alla Decana: il tutto alla seconda stagione da professionista e a soli 22 anni. Roba da predestinato, roba da Julian Alaphilippe. Probabilmente sconosciuto ai più fino alla scorsa domenica, il francese in pochi giorni è diventato qualcosa di più di una semplice promessa, grazie ad un’esplosività fuori dal comune sulle pendenze più proibitive e ad uno spunto finale degno del fuoriclasse che lo ha preceduto per due volte negli ultimi quattro giorni. Ma l’impressione destata dal classe ’92 transalpino è che il passaggio di consegne possa avvenire molto presto.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Pagina Facebook Julian Alaphilippe

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