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Ciclismo

Giro d’Italia 2015: l’urlo del campioncino

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Interpretando al meglio l’italica mentalità che non conosce mezze misure e difetta spesso di una razionale capacità d’analisi, in tanti, nei giorni scorsi, avevano declassato Fabio Aru da “sicuro campione” persino a “delusione”: come spesso accade, la verità sta nel mezzo e la tappa di oggi di Cervinia lo conferma in pieno.

A venticinque anni non ancora compiuti, soprattutto alla terza stagione tra i professionisti, i campioni si contano davvero sulle dita di una mano, laddove con tale definizione ci si riferisca ai vincitori di grandi corse a tappe e/o classiche monumento. A Fabio Aru questo manca ancora e mancherà anche al termine del Giro d’Italia 2015: ciò non toglie che stia disputando un’eccellente corsa rosa. Spesso, infatti, il problema dei giovani atleti – talenti o meno  – è l’incapacità di confermare risultati di alto livello, riducendoli così a sporadici exploit: in tal modo, lo straordinario e per certi versi insperato terzo posto nella classifica finale conquistato un anno fa, col gustoso condimento di un successo di tappa prima di una Vuelta ad altissimo profilo, necessitava di conferme. E le conferme, a ben vedere, c’erano già prima di oggi: fino a prova contraria, Aru si trovava perfettamente in linea per un piazzamento sul podio finale, pur con qualche giornata senz’altro difficile, dalla seconda settimana in avanti, che lo aveva fatto apparire meno brillante di quanti in molti si sarebbero aspettati.
Ci riallacciamo al discorso di prima: Fabio non ha ancora 25 anni ed è appena alla terza stagione tra i professionisti. Pochissimi avrebbero saputo fare meglio di così e nessuno avrebbe potuto insidiare un Contador del genere, dunque il nostro ragionamento sarebbe stato pressoché identico anche se nella frazione odierna il sardo dell’Astana non avesse sfoderato tutti i suoi cavalli.

Oggi Aru ha semplicemente messo a tacere chi non conosce mezze misure, che sicuramente avrà colto l’occasione per tornare a definirlo un “campione”. No, Fabio Aru non è (ancora) un campione: campione è Alberto Contador, simpatico o meno, tifato o meno, per il palmarès straordinario e per l’assoluto dominio esercitato su questo Giro d’Italia. Aru sta imparando, sta studiando, sta crescendo: e in questo percorso è assolutamente normale avere momenti di defaillance e di sbandamento, al di là del fatto che questi passaggi a vuoto, come si diceva poc’anzi, lo mantenevano comunque in linea per un posto tra i primi tre sul podio di Milano. Ma è altrettanto normale attendersi numeri come quelli di oggi: numeri da campioncino, ovvero da potenziale campione.

foto: Gianluca Santo

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marco.regazzoni@oasport.it

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