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Golf
Golf: Francesco Molinari, un finale amaro ma dalle tante speranze
Tutto perfetto, perlomeno per cinquantaquattro buche. Tante, ma non abbastanza. Il rettilineo finale, infatti, era ben lungi dall’essere vicino e Francesco Molinari lo ha provato sulla propria pelle. Chicco, come nel 2013, ha soltanto accarezzato il sogno di trionfare a Wentworth ed alzare il cielo il BMW PGA Champioship, confermando quindi una tradizione tutta italiana, ma la cabala ha voltato le spalle al torinese proprio sul più bello, quando sembravano esserci i presupposti per il coronamento di una settimana perfetta.
Molinari era probabilmente il più forte sul mitico green della sede dell’European Tour e lo ha dimostrato, restando in testa ininterrottamente durante i primi tre round. Solita grande precisione dal tee, colpi al green chirurgici e anche un putt piuttosto caldo, che gli ha consentito di concretizzare il consueto lavoro sopraffino svolto con il gioco lungo. Il che non succede spesso, visti i problemi cronici nell’imbucare con costanza nei momenti opportuni, tallone d’Achille storico di Chicco. Non vincere nemmeno quando tutto sembra funzionare per il verso giusto, di fatto, è piuttosto frustrante, soprattutto se il tuo co-leader a 18 buche dal termine decide di uscire dal guscio proprio nel round decisivo del torneo. Certo, An Byeong-hun non si può definire una vera e propria sorpresa, visti gli ottimi risultati ottenuti fin qui in stagione, ma in pochi si sarebbero aspettati un simile rendimento dal 24enne coreano, oltretutto all’esordio su un percorso di difficile interpretazione per tutti come Wentworth. Non per lui evidentemente, capace addirittura di stracciare il precedente record di score più basso in assoluto, ritoccato con un abnorme -21. Inarrivabile per chiunque Molinari compreso, soprattutto quello della giornata finale, sfilacciato e probabilmente affaticato dalla pressione accumulata fin lì e da uno stile di gioco piuttosto esigente in termini di concentrazione. Ai primi gravi errori, il torinese ha fatto irrimediabilmente fatica a rimettere posto i pezzi del puzzle, concludendo soltanto in quinta posizione.
Un bicchiere mezzo pieno, perché dietro all’amarezza per la mancata vittoria c’è qualcosa di più. C’è la consapevolezza, per Chicco, di poter puntare ancora in alto nei tornei delle prossime settimane (Irish Open e Nordea Masters, se non dovesse decidere di ritornare sul PGA Tour) e di potersi togliere comunque delle soddisfazioni nel breve/medio termine. Ma, soprattutto, c’è l’ufficialità della sua presenza a Chambers Bay tra poco meno di un mese per lo U.S. Open 2015, a cui Chicco si è qualificato rientrato tra i primi sessanta del ranking mondiale (58°). Il digiuno dai Major, dopo l’assenza dal Masters di Augusta, è già finito.
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daniele.pansardi@oasport.it
Credit Federgolf