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Boxe, Guido Vianello: “A Baku me la gioco con tutti. Posso ancora migliorare molto”

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Dopo l’addio di Roberto Cammarelle, l’Italia punta su Guido Vianello per mantenere viva la tradizione nella categoria di peso più prestigiosa della boxe, quella dei supermassimi. Il 21enne romano ha disputato la sua prima stagione nelle World Series of boxing, conseguendo risultati importanti e, soprattutto, mettendo in risalto una forte motivazione che potrebbe portarlo molto in alto. Il talento e le qualità non mancano, tanto che lo stesso Cammarelle ha già affermato di credere molto in lui come potenziale suo erede. In attesa di tentare la qualificazione alle Olimpiadi di Rio 2016, Vianello tra qualche giorno sarà impegnato ai Giochi Europei di Baku, dove rappresenterà la classica mina vagante del tabellone.

Eri al primo anno nelle WSB ed hai ben figurato con 4 vittorie, 2 sconfitte e il decimo posto individuale tra i supermassimi: cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Devo dire che ho cominciato questa avventura nelle WSB un po’ titubante. Mi sentivo piccolo in un mondo di grandi, ma sono sempre stato convinto dei miei mezzi. Sfortunatamente avevo un solo posto per qualificarmi a Rio, ma ci ho creduto dal primo istante, non è nella mia natura andare alle competizioni per limitarmi, quindi ogni match lo affrontavo al 100% di testa e convinto di poter battere tutti. Sono molto soddisfatto perchè la prima sconfitta è stata causata da una ferita all’orecchio sinistro e la seconda subito dopo a Porto Rico dovuta a un crollo fisico causato da antibiotici e dalla ferita del match precedente. Adesso mi sento più sicuro dei miei mezzi ed andrò alle prossime competizioni con un qualcosa in più. Fare un match ogni due settimane da cinque riprese ti rende sicuramente più forte, quindi esco da questa prima esperienza molto soddisfatto“.

A Baku tornerai a combattere sui tre round. Cosa cambierà? Ritieni utili questi continui cambi di regolamenti che potrebbero creare confusione tra il pubblico?
Sì questa situazione sta lasciando un po’ di confusione. Quando le persone che mi seguono mi chiedono che tornei sto facendo mi sento un po’ in difficoltà a spiegare questa differenza tra WSB ed AOB, però bisogna prendere le cose come vengono senza crearsi troppi problemi. Dopo aver capito bene i regolamenti, bisogna solo dare il massimo in ogni competizione sia da 3 che da 5 riprese. La differenza è molto sottile, è solo una questione di testa.Certo nelle tre riprese bisogna avere un ritmo più elevato, ma non avrò sicuramente problemi a farlo“.

Quale sarà il tuo obiettivo ai Giochi di Baku?
Il mio obiettivo è l’oro a questi Giochi Europei. I limiti sono quelli che ci poniamo noi stessi, quindi andrò deciso e convinto per prendere il primo posto!“.

Roberto Cammarelle ti ha indicato come suo successore: uno stimolo o una responsabilità?
Un grosso stimolo, la strada è ancora molto lunga ma non sento il peso di nessuna responsabilità. Io penso a me e al mio percorso, voglio dare il massimo e vedere fino a che punto posso arrivare. E’ un sfida con me stesso, non con gli altri“.

La categoria dove è più difficile qualificarsi a Rio è proprio quella dei supermassimi, perché i posti sono limitati (appena 18). Pensi sia un obiettivo alla tua portata?
Mi sono informato sui posti disponibili per Rio. Sì devo dire che è molto difficile, ma non impossibile. Penso sia un sogno realizzabile, sta solo a me renderlo possibile“.

Hai ancora ampi margini di miglioramento. Entrando nello specifico, sotto quali aspetti ritieni di dover ancora crescere molto?
Tecnicamente sento di dover migliorare molte cose, prima di tutto devo prendere meno colpi, trovare più la mia distanza e portare colpi rapidi e precisi dalla mia posizione senza cascare nello spazio del mio avversario. Sono cose che posso raggiungere, quindi sono molto positivo, match dopo match sento di migliorare in qualcosa. Devo dire che prima avevo molta più difficoltà a gestire avversari più bassi che mi aggredivano in modo caotico, ma dopo i match contro il Venezuela e la Russia ho potuto provare molti colpi in uscita e muovendomi indietro, rafforzandomi proprio su questo mio problema“.

Quale pugile ti ha ispirato sin da bambino? E come hai iniziato a praticare questo sport?
Quando ero bambino non sapevo neanche cosa fosse questo sport. Ero un piccolo tennista con un fisico già sviluppato, data la mia altezza. Avevo molta voglia di emergere nello sport, ma nel tennis non trovavo la mia strada. Premetto che appartengo ad una famiglia di tennisti: mio padre è presidente di un centro sportivo a Roma che prendere proprio il mio nome. Ho provato all’età di 14 anni con il basket, ma il gioco di squadra non fa per me, penso che se sbaglio devo pagare io, come se vinco devo vincere io. Così per caso, passando di fronte una palestra di pugilato, la ‘Team boxe Roma 11’, ho conosciuto questo sport. Mi ha accolto nella sua palestra il mio primo maestro Italo Mattioli, con Luigi Ascani. La mia famiglia mi ha subito assecondato ed è merito loro se ho potuto avvicinarmi con serenità a questo sport che oggi è diventato il mio lavoro appartenendo al Gruppo Sportivo Forestale. Mi aiuta molto anche il maestro Simone D’Alessandri che mi ospita nella ‘Phoenix Gym’ di Pomezia. Con tutte queste persone fidate vicino a me posso allenarmi tranquillamente, potendomi esprimere al meglio. Ora mi ispiro a pugili come Cammarelle in primis e poi Wladimir Klitschko, essendo campione del mondo nella mia categoria e per la grande potenza che esprime nei sui colpi“.

La boxe ha bisogno di grandi incontri per tornare in auge, tuttavia il “match del secolo” tra Mayweather e Pacquiao ha deluso. Che idea ti sei fatto?
Non mi sono mai svegliato la notte per vedere match di professionisti, ma devo dire che questa volta l’ho fatto. Dentro di me sapevo che poteva deludere le aspettative, ma sono comunque due grandi pugili che meritano il meglio. Non so se io al loro posto, con tutti quei soldi e quella fama, avrei fatto di meglio, quindi non gli do nessuna colpa“.

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