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Golf
Golf – US Open 2015, le pagelle: Spieth e un Grande Slam da inseguire, Molinari fin troppo standard
La 115esima edizione dello US Open entra di diritto come una delle più affascinanti degli ultimi anni. Vuoi per il percorso inedito e di immane difficoltà di Chambers Bay, vuoi per le storie all’interno del field, vuoi per il finale rocambolesco, vuoi per il vincitore. Ancora una volta lui, Jordan Spieth. Le pagelle del secondo Major stagionale.
Jordan Spieth, voto 9: coraggio, tenacia, fantasia, talento e mentalità vincente. Dopo il Masters, dominato dalla prima all’ultima buca, il texano dimostra di saper vincere anche soffrendo dannatamente, vedendosi costretto ad attendere il putt di Dustin Johnson per sapere se poter gioire o meno. Ma, soprattutto, dimostra al mondo golfistico di essere un fuoriclasse ed un campione a 360°, capace di vincere su qualunque percorso e in qualunque condizione. A 21 anni il texano ha già riscritto diverse pagine di storia, ma gli ingredienti per continuare ci sono tutti. E sullo sfondo, ora, c’è un Grande Slam da inseguire…
Louis Oosthuizen, voto 8,5: il sudafricano sembrava destinato all’ennesimo torneo sottotono dopo il 77 iniziale, ma dal secondo round in poi la musica è cambiata completamente, con due 66 consecutivi ed un 67 finale letteralmente spettacolare, condito da sei birdie nelle ultime sette buche. Un Oosthuizen, insomma, in formato Open Championship 2010, quando sbaragliò la concorrenza a St. Andrews. Chambers Bay lo ricordava molto, tanto da concludere al secondo posto. Tra un mese, però, si va davvero sull’Old Course.
Dustin Johnson, voto 8: seconda posizione come per Oosthuizen, ma mezzo voto in meno dovuto alla clamorosa occasione sprecata all’ultima buca. Passi l’errore dai 3 metri per l’eagle (e per la vittoria…), ma quello da meno di uno per mandare la sfida con Spieth ai playoff è madornale. DJ si è sciolto sul più bello, dopo una straordinaria cavalcata tutta costruita con il 65 iniziale e continuata mantenendosi sempre aggrappato al Par del campo con grande tenacia e forza d’animo. Vincere uno dei prossimi due Major, ora, sarebbe fondamentale per non cadere nel tabù.
Branden Grace, voto 8: quarto posto, ma d’altronde le aspettative rispetto a Johnson e al connazionale Oosthuizen erano decisamente diverse, tanto da partire a malapena come possibile outsider. Con il passare dei giorni, però, diventa lo spauracchio dei big, soprattutto quando chiude in testa a pari merito il terzo giro, lui che aveva vinto sei tornei su sei partendo da leader dopo 54 buche. Non tiene fede alla cabala, ma è comunque il suo miglior Major fin qui.
Adam Scott, voto 7,5: con i links lui ha un rapporto particolare, anche troppo visti i due Open Championship buttati al vento soprattutto nel 2012 e, in tono leggermente minore, nel 2013. A Chambers Bay, però, se ne ricorda soltanto all’ultimo round, ma offre comunque uno spettacolo per palati fini: sei birdie, nessun bogey (una vera e propria impresa) ed un incredibile 64 per il quarto posto finale. Il putt, c’è da dire, non era quello convenziale, ma il broomstick.
Jason Day, voto 7: un voto rivolto più alla forza d’animo e al talento smisurato del golfista australiano, più che al risultato finale, per l’ennesima volta non confacente alle sue potenzialità. La straordinaria risposta a quell’attacco di vertigini patito nel terzo round, tuttavia, non può che far brillare gli occhi a tutti gli appassionati di questo sport. L’ultimo giro, un +4 che lo ha scalzato in maniera decisa dalla leadership conquistata precedentemente, ci ha riconsegnato quello che, per quanto riguarda gli Slam, si sta affermando (purtroppo per lui) uno splendido perdente.
Rory McIlroy, voto 6: è il più forte al mondo, lo è ancora nonostante le imprese di Spieth ma non lo dimostra ormai da un mese, considerando i tagli mancati a Wentworth e nel suo Irish Open. Strappa la sufficienza solo perché entra nella Top 10, dove dovrebbe essere ad ogni torneo senza troppe difficoltà, in extremis nell’ultimo round. A Tiger questi alti e bassi non succedevano e oltreoceano, siamo sicuri, avranno modo di ricordarglielo.
FRANCESCO MOLINARI, VOTO 6: al termine del primo round tutto sembrava filare liscio, con una settima posizione da cui costruire un torneo importante ed un gioco complessivamente di elevata qualità. Il torinese, però, non trova più le giuste sensazioni e comincia a perdere troppi colpi sia nel secondo che nel terzo giro, rimediando sempre con una grande vitalità ed una grande forza d’animo. Il quarto giro, poi, è l’emblema di Chicco: gioco lungo stellare ma sedici Par e due bogey. A conti fatti, una 27esima posizione lascia un po’ con l’amaro in bocca, viste le premesse.
Hideki Matsuyama, voto 5,5: atteso, attesissimo alla vigilia ed inserito universalmente tra i grandi favoriti. Eppure, non compie mai quel salto di qualità lungo le quattro giornate che gli potesse consentire di lottare per il titolo e finisce 18esimo. Non scende mai sotto al Par. Una mezza delusione.
Justin Rose, voto 5: menzione speciale per l’inglese che, nonostante il balzo di Dustin Johnson e la 27esima posizione finale, riesce addirittura a guadagnare una posizione nel ranking. (De)Merito di Henrik Stenson, Jim Furyk (voto 5) e di Bubba Watson (voto 4).
Phil Mickelson, voto 5: culla il sogno di Career Grand Slam per sole 18 buche, poi crolla inesorabilmente con un 74, un 77 ed un 73. 64esima posizione finale a +13, quasi indecorosa per le ambizioni della vigilia.
Rickie Fowler, voto 4: il vincitore del The Players è completamente fuori dal gioco. L’81 iniziale è un suicidio a cui lo statunitense non sa come rispondere. Eliminato precocemente. La stella che incantava in ogni Major lo scorso anno, al momento, si è spenta.
Tiger Woods, voto 2: Chicco Molinari sostiene che non abbia più le stesse motivazioni dopo le ultime batoste e, francamente, potrebbe avere ragione. L’ex numero uno al mondo gioca le peggiori 36 buche di un Major della carriera, infila il terzo giro in 80 dell’anno e chiude al quart’ultimo posto il secondo giro. Una Tigre così, di fatto, non ha ormai molto da dare al golf. Saprà arrivare una scossa?
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Foto: Pagina Fceook Jordan Spieth