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Judo, Europei Baku 2015|Il bilancio della nazionale italiana: le ragazze si riscattano, male gli uomini

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Come promesso nell’articolo di ieri sera sulla medaglia di bronzo conquistata dalle ragazze italiane nella prova a squadre (clicca qui per leggerlo), vi proponiamo quest’oggi un’analisi dettagliata della spedizione del judo azzurro ai Campionati Europei/European Games di Baku 2015.

FEMMINILE

Al di là della medaglia vinta ieri, le donne hanno dimostrato ancora una volte di essere il riferimento del judo italiano. Tutte le sette atlete presenti a Baku hanno ottenuto almeno una vittoria sui tatami azeri (fatto tutt’altro che scontato negli anni passati e soprattutto importante nel confronto con gli uomini), con Odette Giuffrida (52 kg) che certamente è stata la migliore, con il suo quinto posto individuale. L’atleta classe 1994 ha sfiorato il podio come due anni fa, cancellando l’eliminazione al primo turno di Montpellier 2014: certamente il risultato dell’esordio di Budapest fu una grande sorpresa, mentre quello di Baku può aver lasciato un po’ di amaro in bocca, ma resta comunque una conferma delle capacità di una judoka che ha ancora tanti anni e tante possibilità davanti a sé.

La conferma, tutto sommato, è arrivata anche da Valentina Moscatt (48 kg), che con il suo settimo posto ha confermato ancora una volta di essere tra le top 8 del continente (quinta lo scorso anno, ancora settima due anni fa). Anche in questo caso, la soddisfazione fa il pari con la frustrazione di arrivare sempre vicina al grande obiettivo senza centrarlo, se si considera che, dopo l’argento del 2007, Moscatt si è classificata tre volte settima e due volte quinta.

Discorso diverso per Edwige Gwend: faro azzurro delle ultime stagioni, questa volta l’atleta nativa del Camerun ha mancato completamente la prova individuale, prima di rifarsi brillantemente con le due vittorie in quella a squadre. Per una giornata storta non si può certamente condannare un’atleta che è quasi sempre stata la migliore delle italiane, anche se a Baku ha probabilmente perso una grande occasione, con le tre big della 63 kg (Clarisse Agbegnenou, Tina Trstenjak e Yarden Gerbi) che si sono fatte battere da una Martyna Trajdos che sulla carta è inferiore all’azzurra (4-1 per Gwend gli scontri diretti!).

Giulia Quintavalle (57 kg) ha dato segnali di risveglio battendo Vlora Bedeti nella prova individuale (anche se la slovena si è poi presa la rivincita in quella a squadre) e cancellando dunque le eliminazioni precoci delle ultime competizioni. La campionessa olimpica di Pechino ha probabilmente come unico vero obiettivo quello di chiudere la carriera in bellezza a Rio 2016, e ci aspettiamo dunque una preparazione che vada in questa direzione.

Elisa Marchiò (+78 kg) ha fatto il suo vincendo l’incontro con un atleta del suo livello e perdendo con una testa di serie, mentre Giulia Cantoni (70 kg) poteva forse fare di più contro Esther Stam nell’individuale, ma si è poi rivelata fondamentale per la vittoria della medaglia di bronzo a squadre nel match contro Irina Gazieva. Ancora più importante è stato quanto fatto da Assunta Galeone (78 kg), impotente contro la francese Audrey Tcheuméo nell’individuale, ma più che mai brillante domenica, quando ha regalato il podio all’Italia grazie al successo su Anastasiya Dmitrieva.

MASCHILE

Veniamo alle dolenti note. Pur premettendo che era già nota in partenza la posizione subalterna della squadra maschile rispetto a quella femminile, e che bisogna sempre considerare il maggior livello di competitività nelle categorie degli uomini, dove sono presenti molti più judoka e Paesi, va constatato in modo inequivocabile il passo indietro rispetto all’anno scorso. A Montpellier, l’Italia uscì con due settimi posti, risultato che a Baku non è neanche stato avvicinato.

Antonio Ciano (81 kg), settimo lo scorso anno, è stato battuto al secondo turno da Sven Maresch, atleta che sarebbe poi arrivato quinto. Il problema sta non tanto nella sconfitta, ma piuttosto nel sintomatico fatto di dover ancora basare un’intera nazionale sulle prestazioni del trentaquattrenne campano. Onore a lui, che ad un’età avanzata per un judoka riesce ancora ed essere competitivo, ma il fatto che sia tutt’ora l’atleta di punta dell’Italia maschile la dice lunga su quello che (non) c’è dietro.

Dietro c’è sicuramente un buon Walter Facente (90 kg), anche lui eliminato al secondo turno da un Kirill Denisov oggettivamente superiore ed in giornata di grazia, tanto che poi avrebbe dominato tutto il torneo fino a spodestare sua maestà Varlam Liparteliani. Il ventottenne non può di certo essere biasimato, anche se la sconfitta in appena quattordici secondi poteva essere forse evitata per cercare quanto meno di giocarsela. Forse, con un altro tabellone, Facente avrebbe potuto fare di più, ma non ne avremo mai la controprova.

A vincere un incontro sono stati anche Domenico Di Guida (100 kg) ed Elio Verde (66 kg): il bilancio dell’Italia maschile si ferma qui, a quota quattro successi con otto atleti schierati. Eliminazione a freddo, dunque, per Carmine Di Loreto (60 kg), Emanuele Bruno (66 kg) ed i due interpreti dei 73 kg, Marco Maddaloni ed Andrea Regis, nonostante i tabelloni avessero risparmiato agli azzurri le teste di serie almeno per il primo incontro. Curioso notare, tra l’altro, come questi ultimi due atleti siano stati battuti da subito nella categoria che lo scorso anno vide il settimo posto di Enrico Parlati, sul quale forse sarebbe il caso di puntare per i prossimi appuntamenti. E non ci dispiacerebbe neanche vedere tra i 66 kg uno tra Fabio Basile, attuale campione italiano della categoria ma scartato per Baku, e Matteo Piras, sul podio all’European Open di Sofia ad inizio stagione.

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