Arco
Mauro Nespoli: “Vi spiego com’è cambiato il tiro con l’arco. A Baku 2015 per una medaglia”
Ha 27 anni, ma il suo nome è da tempo impresso indelebilmente tra i miti del tiro con l’arco italiano. Mauro Nespoli, un uomo di grande coraggio e carattere. Un suo errore costò il titolo a squadre a Pechino 2008, ma 4 anni dopo seppe riscattarsi con gli interessi, contribuendo alla conquista di uno strepitoso oro a Londra insieme a Michele Frangilli e Marco Galiazzo. Praticamente completo il suo palmares, in cui figurano anche un oro mondiale (sempre a squadre) e due europei (uno dei quali individuale). L’arciere dell’Aeronautica Militare si appresta ora a vivere la prima edizione dei Giochi Europei di Baku 2015, prima del cruciale appuntamento con i Mondiali di Copenhagen che metteranno in palio i biglietti per Rio 2016.
L’Italia ha fatto fatica ad assimilare le nuove regole per la prova a squadre, dove si svolgono 4 volée da 6 frecce ciascuna. In questa stagione si intravede qualche miglioramento. Siamo sulla strada giusta?
“In effetti il cambio di regolamento non è stato semplice da assimilare. Prima si tiravano più frecce ed era più facile vedere chi era più forte. Noi poi abbiamo sempre tenuto una media costante e questa era la nostra forza. Questo nuovo regolamento, invece, premia più i picchi rispetto alla costanza. Come squadra siamo un po’ indietro, in parte anche per aver cambiato spesso la composizione del terzetto per trovare quello migliore in vista dei Mondiali di Copenhagen che saranno decisivi per la qualificazione a Rio 2016. Siamo rimasti un po’ indietro, ma stiamo recuperando e non siamo così distanti dal tornare a conquistare ottimi risultati“.
Un regolamento che, invero, per la gara individuale esisteva già da tempo.
“In pratica ha dato vita ad un nuovo sport. Si è cercato di alzare esponenzialmente le medie: bisogna fare sempre 10. Questo sport ormai è come il tiro a volo: se non fai 10, hai commesso un errore. Prima non era così, anche un 9 era un ottimo tiro. Il livello si è alzato tantissimo“.
In sincerità: sembra che tu preferissi il format precedente…Sensazione giusta?
“Il vecchio sistema premiava l’arciere più completo, quello più preciso e resistente. In sostanza era una gara endurance, ora invece è diventata una sprint. Ma sia chiaro: vincono sempre i migliori. La Corea del Sud all’inizio ha fatto fatica, poi è tornata a vincere come sempre“.
Cosa serve per ritornare ad alti livelli anche con le nuove regole?
“Se lo sapessi, avrei già vinto delle gare in Coppa del Mondo…In questi casi bisogna fare tante prove e sperimentare. Servono nuovi approcci tecnici per non restare indietro. Ad esempio dei riscaldamenti più lunghi prima della gara. Rispetto a prima, non ci si può permettere alcun calo di concentrazione“.
Negli ultimi anni spesso hai brillato in qualifica, salvo non riuscire a fare tanta strada nei tabelloni ad eliminazione diretta: per quale motivo?
“Il fatto di avere poche frecce mi ha sempre condizionato. Ci ho lavorato molto ed ora sono migliorato tanto nelle volée, anche se ho perso qualcosa in qualifica. Sono comunque sulla buona strada e penso che già ai Mondiali si potranno vedere buone cose. L’importante sarà rendere al massimo sia in qualifica sia nei turni ad eliminazione diretta“.
Con quali propositi ti presenterai ai Giochi Europei di Baku 2015?
“Per quanto riguarda la prova a squadre, sarà una gare che possiamo definire di passaggio, perché ci servirà per trovare la giusta amalgama verso i Mondiali. Punterò invece tantissimo sulla gara individuale, dove voglio provare a vincere una medaglia“.
Quali avversari temi maggiormente?
“Sicuramente tedeschi e francesi, ma anche la Spagna è in crescita. A livello mondiale, invece, siamo alla pari di nazioni come Stati Uniti e Messico, mentre ci manca qualcosa rispetto alle compagini orientali come Corea, Cina e Giappone“.
Sia a Baku sia ai Mondiali di luglio a Copenhagen vedremo all’opera il trio composto da te, David Pasqualucci e Michele Frangilli. Per andare a Rio, servirà approdare ai quarti nella rassegna iridata. Fondamentali, dunque, saranno le qualifiche: un buon piazzamento garantirebbe un incrocio più accessibile agli ottavi. Sei d’accordo?
“Ai Mondiali, come sempre, avremo la qualifica con 72 frecce per atleta, quindi non potranno esserci scuse. Dobbiamo fare bene per evitare la Corea del Sud al primo turno. Certamente il nostro obiettivo primario è approdare ai quarti e qualificarci per le Olimpiadi di Rio 2016. Una volta lì, con la mente sgombra, perché non provare a prendere una medaglia?“.
2/3 della squadra sarà composta dai reduci dell’oro di Londra 2012. Il nome nuovo è quello di David Pasqualucci, 18enne che ha già mostrato grandi doti in Coppa del Mondo. Come valuti il suo inserimento?
“E’ un talento, fa anche più punti di me rispetto a quando avevo la sua età. Ha portato una ventata di novità, un po’ come era stato per me nel biennio 2007-2008. E’ uno stimolo per tutti, anche per Marco Galiazzo che, ricordiamo, non si è ritirato ma sta lavorando per tornare alla grande nel 2016. Insomma, ben vengano questi pungoli per i senatori“.
Quali sono, a tuo parere, le prospettive del tiro con l’arco italiano? Esistono i presupposti per rinverdire una tradizione olimpica vincente?
“Tra qualche giorno l’Italia sarà impegnata ai Mondiali giovanili e diversi arcieri li conosco. Sarà un banco di prova importante per capire come si stanno muovendo. Alcuni sono davvero fenomenali, di un’altra categoria rispetto a me ed agli altri senatori alla medesima età. Quindi i nostri giovani crescono, ma resta da capire quanto cresce anche il mondo”.
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federico.militello@oasport.it
Foto: Aeronautica Militare