Ciclismo

Tour de France 2015, Vincenzo Nibali e il sogno doppietta: lo Squalo per azzannare la gloria

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Lo Squalo Giallo ci riprova. Dopo aver riportato l’Italia sul gradino più alto del podio degli Champs-Élysées, a sedici anni di distanza, Vincenzo Nibali guarda al Tour de France 2015 con un unico obiettivo possibile: la doppietta, riuscita ad un solo azzurro nella storia della Grande Boucle (l’indimenticato Ottavio Bottecchia nel 1924-1925). Il siciliano è pronto, ma girarci intorno serve a poco: per raggiungere la gloria, servirà solo ed unicamente il Nibali del Tour 2014.

Il percorso di avvicinamento, di fatto, è stato il medesimo, ad eccezione di qualche leggera modifica. Niente Tour de San Luis a gennaio, ma esordio con il Dubai Tour seguito da quello dell’Oman, prima del ritorno in Italia di marzo con il trittico formato dalle Strade Bianche, dalla Tirreno-Adriatico e dalla Milano-Sanremo. Anche qui il nulla, se non per un tentativo velleitario sul Poggio alla Classicissima. Nelle Ardenne lo Squalo ci ha provato, soprattutto nella Freccia Vallone e nella Liegi-Bastogne-Liegi, ma la forma era inevitabilmente lontano da quella dei giorni migliori. Come lo scorso anno, i primi progressi si sono intravisti al Giro di Romandia, per poi continuare in un Giro del Delfinato in cui è parsa evidente la volontà di gestire con estrema parsimonia le energie, non entrando in lotta per la classifica generale nonostante il simbolo della leadership indosso. Ma, d’altronde, è ad un’altra Maglia Gialla a cui ambisce Vincenzo. Quella a cui è arrivato un anno con la stessa tabella di marcia (diversa nella forma, ma non nella sostanza), per certi versi forse discutibile ma inesorabilmente produttiva. Perché a fare la differenza, si sa, sono spesso i dettagli.

Quelli che Nibali nel 2014 ha curato in maniera maniacale, specie nella tappa del pavé in cui aveva già messo le mani avanti per la vittoria finale e che, invece, aveva costretto al ritiro Chris Froome e messo alle strette Alberto Contador. Sulla strada verso la gloria ci saranno ancora loro più Nairo Quintana, per uno scontro tra titani destinato a rimanere scolpito nel tempo, a meno di cataclismi come un anno fa quando gli addii del keniano bianco e del Pistolero lasciarono campo libero allo Squalo (che, con tutta probabilità, avrebbe vinto in ogni caso vista la netta superiorità dimostrata in seguito). E proprio come un anno fa, Nibali non sarà l’uomo da battere o, perlomeno, non alla vigilia. Froome, del resto, ha potenzialmente una marcia in più sia in salita che a cronometro, ma il capitano del Team Sky ha spesso dimostrato di non essere impeccabile tatticamente, nonostante il talento immenso ed una grande squadra in supporto. Il campione italiano, insomma, sarà chiamato ad attaccare, a partire dal Mur de Huy, passando per il pavé (ancora!) della tappa di Cambrai fino ad arrivare ai sette arrivi in salita, oltre alle eventuali imboscate in discesa. Perché Vincenzo arriverà anche alla partenza di Utrecht senza aver fatto faville, ma al momento di azzannare la gloria lo Squalo affonderà i denti e si alzerà sui pedali, pronto ad offrire nuovamente emozioni all’Italia intera.

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