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British Open 2015: Jordan Spieth a St. Andrews (senza McIlroy) per macinare record, Chicco Molinari outsider

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Golf back home. Il British Open 2015 torna, come da tradizione ogni cinque anni, dove tutto cominciò, a St. Andrews, il primo links nella gloriosa storia di questi particolari campi disseminati per l’intera Gran Bretagna. Nessuno, però, può vantare il fascino dell’Old Course e della sua immensa importanza non solo nell’immaginario collettivo del golf, ma anche nello sviluppo stesso dello sport. Vincere la Claret Jug (il trofeo in palio) rappresenta già di per sé un enorme traguardo, certo, ma vincerla a St. Andrews non ha eguali.

L’uomo da battere – Come non ha eguali, negli ultimi tre mesi, Jordan Spieth. Il 21enne (!!!), dopo la vittoria del Masters di Augusta, ha raggiunto livelli di gioco impensabili per un golfista della sua età, nonché una stupefacente maturità che gli permetterà di partire con l’obiettivo di dominare anche il terzo Major della stagione e di mantenere vivo l’impresa del Grande Slam, mai riuscita nello stesso anno a nessuno nella secolare storia del golf. Il texano ha lasciato il segno anche nell’ultimo torneo disputato, il John Deere Classic, in cui si è concesso anche il lusso di stampare il suo personale record di punteggio più basso in un singolo round (61). L’adattabilità al links, oltretutto, non dovrebbe essere un problema, alla luce della meravigliosa attitudine dimostrata a Chambers Bay nell’atipico US Open giocato un mese fa. Un successo a St. Andrews lo consegnerebbe definitivamente all’Olimpo del golf, nonostante la giovanissima età. A tutto questo, va aggiunta anche l’assenza dell’unico fuoriclasse apparentemente in grado di batterlo nonché il campione in carica, Rory McIlroy (clicca qui per sapere cosa è successo al nordirlandese).

Fowler&co. ci provano – Uno Spieth in queste condizioni, insomma, può perdere soltanto da solo o dal vento che infesterà presumibilmente l’Old Course. E il golf, si sa, è sport imprevedibile, per cui le eventualità di vedere il numero due del ranking mondiale in difficoltà non sono poi così basse. A sfruttare i possibili affanni dell’americano potrebbe essere soprattutto un suo connazionale, approdato a St. Andrews in uno stato di forma esaltante: Rickie Fowler. Il californiano non avrà brillato per continuità nel corso della stagione (vincendo comunque il The Players…) ma pare essere arrivato in condizioni ideali a uno degli appuntamenti più importanti dell’anno. Con la vittoria allo Scottish Open, il 26enne ha acquisito credito e scalato le gerarchie tanto da diventare l’alternativa più credibile a Spieth. Vuole cancellare l’onta dello US Open e di quei tre putt della 18 Dustin Johnson, altro grande favorito nonostante non sia più sceso sui green dalla gara di Chambers Bay. Il suo talento su questi campi, tuttavia, è indiscutibile. Le carte statunitensi non finiscono qui, perché Matt Kuchar si è sempre disimpegnato al meglio su questi campi e vorrà provare a vincere il primo Major della carriera al pari dei suoi connazionali, mentre rappresentano un’incognita Jim Furyk e Bubba Watson.

Europa, Chicco e Resto del Mondo – Manca il più forte di tutti, ma non le alternative a McIlroy tra gli esponenti del Vecchio Continente. Ha spesso traballato in stagione, ma Henrik Stenson ha senza dubbio le qualità per adattarsi all’Old Course, come dimostrato dal terzo posto del 2010. Lo svedese è atteso ad uno squillo importante, mentre gli inglesi riporranno le loro speranze in primis in Justin Rose e Paul Casey (attenzione in particolare a quest’ultimo), con Lee Westwood maggiormente defilato. Sergio Garcia potrebbe pagare il vento, ma può essere una mina vagante alla pari di Martin Kaymer, del francese Victor Dubuisson (in ripresa dai problemi fisici) e, chissà, di Francesco Molinari. Impossibile non considerarlo, in virtù delle due Top 15 raccolte negli ultimi due anni e dello straordinario gioco proposto negli ultimi mesi. I links, manco a dirlo, si adattano perfettamente al suo stile di gioco, così come le caratteristiche del campo. Vederlo fuori dai primi 20, dopo quanto di buono fatto di recente, rappresenterebbe una mezza delusione. Attesi ad un Open Championship di grande qualità anche i soliti australiani Adam Scott, sempre molto adatto ai links, e Jason Day, così come il campione del 2010 Louis Oosthuizen, sempre troppo flagellato da infortuni per poter esprimere al meglio il proprio talento.

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Foto: Official Twitter Golf.com

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