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Ciclismo

Giro Rosa 2015: lo strapotere Rabo premia Van der Breggen, bene le azzurre

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Crescere all’ombra di Marianne Vos fa indubbiamente bene: lo ha dimostrato Pauline Ferrand-Prèvot, talento di strada, mtb e cross proprio come la Cannibale, lo sta dimostrando stagione dopo stagione Anna Van der Breggen, vincitrice del Giro Rosa 2015.

A differenza della sua connazionale e compagna di squadra, Van der Breggen limita le escursioni in altre discipline – pur avendo un discreto palmarès nel ciclocross – e continua a progredire su strada: da promettente passista capace di vincere il titolo europeo U23 a cronometro nel 2012, la venticinquenne di Zwolle è diventata un’atleta completa, brillantissima sia sulle salite brevi, come testimoniato dal successo all’ultima Freccia Vallone, sia su quelle più impegnative, che si sono presentate al Giro Rosa essenzialmente nella tappa conclusiva dopo un assaggio in Liguria. L’olandese ha poi potuto contare sul supporto di una Rabo-Liv che, in questo genere di corse, è una corazzata inaffondabile: vero, non c’era Marianne Vos, ma una Ferrand-Prèvot a mezzo servizio ha comunque vinto una tappa chiudendo al sesto posto nella classifica finale, preceduta dall’astro nascente Katarzyna Niewiadoma, mentre Shara Gillow e soprattutto Lucinda Brand – due successi parziali per lei – hanno trovato spazio nella top 15 per uno strapotere assoluta della formazione dei Paesi Bassi.

Capitolo Italia: era dal 2008 che le azzurre non vincevano almeno due tappe, impresa che quell’anno riuscì ovviamente a Fabiana Luperini, peraltro vincitrice della classifica finale. Sette anni dopo, ci sono riuscite Barbara Guarischi ed Annalisa Cucinotta, due ruote veloci d’ottimo livello: tutti si attendevano Giorgia Bronzini, che invece ha faticato più del dovuto, ma a Lubiana la venticinquenne lecchese ha messo in fila la concorrenza, mentre a Pozzo d’Adda la pistard friulana ha preceduto Marta Bastianelli ed Elena Cecchini per un successo che sa di liberazione.

Proprio la campionessa d’Italia ha confermato un’ottima condizione conquistando due podi e rimanendo peraltro non lontana dai vertici della classifica per almeno cinque giornate, prima di una caduta che l’ha condizionata: il podio parziale è stato agguantato appunto anche da Bastianelli, al risultato più bello dopo il rientro dalla maternità, mentre Valentina Scandolara è stata preceduta solo da Lucinda Brand a Mantova, nonostante le conseguenze di una caduta nelle prime giornate di corsa.

In classifica generale, la migliore è risultata Elisa Longo Borghini, ottava a 8’17”: un distacco accumulato per intero nelle ultime due giornate, perché con un’ottima gestione, nonostante la corsa fosse spesso nervosa anche in giornate pianeggianti, la piemontese si trovava pienamente in lizza per il successo finale sino a prima della cronometro, salvo poi pagare lo scotto di una fastidiosa sciatalgia.
In montagna, tanto sulla dolce Aprica quanto sulla difficile ascesa di San Domenico, si è poi rivista ad alti livelli Francesca Cauz: dopo una stagione d’oblio, la ventitreenne veneta ha dimostrato di saper stare ancora tra le migliori. E vicine alle migliori, per quanto la strada per entrambe sia appena all’inizio, sono senz’altro Alice Maria Arzuffi e Asja Paladin: ventun anni da compiere sia per la brianzola, sia per la trevigiana di Cimadolmo, entrambe hanno dimostrato ottime doti di fondo nella corsa forse più dura e completa del panorama ciclistico femminile. Il futuro è anche di queste due ragazze.

foto: Valerio Origo

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marco.regazzoni@oasport.it

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