Seguici su

Golf

Golf, British Open e St. Andrews: numeri, curiosità e statistiche su una storia ultracentenaria

Pubblicato

il

Pilmour House, Saint Andrews KY16 9SF, Regno Unito, parte centro-orientale della Scozia. Dove tutto è nato. Il golf, di fatto, nasce a quell’indirizzo oggi sede di una delle club house più antiche della storia, il Royal and Ancient Golf Club of St Andrews, istituito nel 1754. Adiacente all’imponente edificio, però, da oltre trecento anni era stato fondato il percorso più famoso del mondo al momento, quell’Old Course riconoscibile al primo sguardo per le sue inconfodibili caratteristiche. Già, perché il rinomato links ha ospitato i primi giocatori di golf della storia già agli inizi del 1400 (!!!), per poi essere aperto definitivamente al pubblico dopo alcuni capricci reali (Giacomo II lo vietò perché i giovani vi giocavano fin troppo) nel 1552. Una storia ultracentenaria, onorata dal Major più antico del mondo ogni cinque anni.

Il British Open (o Open Championship, o semplicemente The Open: ad ognuno il suo), infatti, ha anticipato lo US Open (il secondo più antico) di ben trentacinque anni, essendo nato nel 1860. St. Andrews, dal canto suo, ha ospitato l’Open britannico per 28 volte ed è naturalmente il percorso ad aver ospitato più volte il Major in assoluto, più di tutti gli altri links anglo-scozzesi.

Il primo links ad ospitare il British Open, tuttavia, non fu l’Old Course, bensì il Prestwick Golf Club, secondo per numero di apparizioni a quota 22 ma assente ormai dalla rotazione dal 1925, dopo aver ospitato il torneo nelle prime dodici edizioni per prolemi di ordine pubblico, con la folla diventata incontenibile per la polizia e arrivata fin troppo dentro al campo. Il risultato? Tanti colpi deviati dalla gente, accuse di torneo falsato e dubbi sul possibile ritorno di Prestwick nella rota dei campi. Ad oggi, di fatto, non l’ha più ospitato.

Sui campi di Prestwick prima e del resto della Gran Bretagna si sono alternati i grandi precursori del golf mondiale, in particolare Willie Park senior e ‘Old’ e ‘Young’ Tom Morris: Park è stato il primo vincitore dell’Open, mentre i Morris – padre e figlio – insieme al sopraccitato sono da considerarsi i grandi pionieri del golf professionistico e degli innovatori di questo sport in quegli anni. Park vinse quattro edizioni del British Open, idem Old e Young Morris (a testa),che monopolizzarono sette delle prime undici edizioni. Tom Morris jr., in particolare, fu primo golfista prodigio nella storia, capace di vincere a 18 anni il primo Open (morendo drammaticamente di infarto a 24).

Alla prima edizione dell’Open parteciparono soltanto otto giocatori e prevedevano 36 buche, ripetendo tre volte il percorso di Prestwick che ne contava 12. Soltanto nel 1892 il torneo fu esteso sulle classiche 72 buche.

Il trofeo dell’Open Championship, dal 1872, è la Claret Jug, che ha sostituito il Challenge Belt iniziale. Gli altri premi sono la Gold Medal (al vincitore), la Silver Medal (al miglior dilettante in classifica) e la Bronze Medal (a tutti i dilettanti che completano il torneo).

Il golfista ad aver vinto il maggior numero di titoli è Harry Vardon, sei volte Open Champion nel 1896, 1898, 1899, 1903, 1911 e 1914. Il più anziano e il più giovane? Old e Young Tom Morris naturalmente, rispettivamente all’età di 46 anni (1867) e di 18 (1868).

Sempre il giovane Morris è anche colui a detenere il record per il maggior numero di vittorie consecutive, quattro (1868, 1869, 1870, 1872 – non ci fu l’Open nel 1871), mentre Old Tom detiene il record per la vittoria con il maggior distacco, ben 13 colpi di vantaggio nel 1862 sebbene su 36 buche. Per quanto riguarda la distanza di 72 buche, il record appartiene a J.H. Taylor (1900 e 1913), James Braid (1908) e a Tiger Woods (2000) con otto colpi.

Sempre di Tiger, inoltre, è il record dello score più basso in relazione al Par, con lo straordinario -19 (269) fatto segnare proprio a St. Andrews (Par 72) nel 2000. Il punteggio aggregato più basso, invece, è di Greg Norman con 267, al Royal St. George’s nel 1993.

Soltanto in sette, invece, sono riusciti a concludere il torneo restando sempre al comando da soli al termine di ogni round: Ted Ray in 1912, Bobby Jones in 1927, Gene Sarazen in 1932, Henry Cotton in 1934, Tom Weiskopf in 1973, Tiger Woods in 2005, and Rory McIlroy in 2014.

Più ristretto, invece, il club di chi ha vinto per due volte sull’Old Course: il primo a riuscirvi fu J.H. Taylor nel 1895 e nel 1900, poi toccò a James Braid nel 1905 e nel 1910; successivamente ci riuscì anche Jack Nicklaus nel 1964 e nel 1970, mentre l’ultimo è il solito Tiger Woods nel 2000 e nel 2005.

E gli italiani? Naturalmente, il miglior British Open giocato da un azzurro rimane quello del 1995 di Costantino Rocca, proprio a St. Andrews. Il bergamasco arrivò all’ultima buca con un colpo di ritardo da John Daly e si ritrovò a puttare per il birdie dalla famigerata Valley of Sin, da circa 20 metri. Il colpo andò a segno ed entrò nell’immaginario collettivo insieme all’esultanza di Rocca, sfrenata ed incontrollabile. L’azzurro poi perse nettamente al playoff, ma si consegnò alla storia.

Nessuno ha mai più avvicinato quella prestazione e il miglior risultato dal ’95 è stato il settimo posto di Edoardo Molinari lo scorso anno al Royal Liverpool. Proprio lo scorso anno, inoltre, Dodo, Francesco Molinari e Matteo Manassero regalano una grande prestazione collettiva, concludendo tutti e tre nella Top 20 (Chicco 15esimo, Matteo 19esimo) e concludendo il primo round in seconda e in terza posizione. La Top 10 conquistata da Dodo Molinari è anche la seconda consecutiva per l’Italia, dopo il nono posto conquistato da Chicco nel 2013 a Muirfield.

Twitter: @panstweet

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla pagina dedicata al golf!
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

daniele.pansardi@oasport.it

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità