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Scherma, Mondiali Mosca 2015: l’Italia di sciabola tra vecchie volpi e giovani talenti

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Dopo la spada e il fioretto, tocca alla presentazione della sciabola quando manca sempre meno ai Mondiali 2015 di scherma che si disputeranno dal 13 al 19 luglio a Mosca. Nell’arma più veloce e spettacolare del circuito tutto può accadere. L’Italia schiera una squadra, sia maschile che femminile, ricca di esperienza e gioventù. Il bel mix potrebbe pagare: le speranze di medaglia non sono elevate ma comunque ci sono. E soprattutto, per gli uomini, sarà fondamentale conquistare punti pesanti per la corsa a Rio 2016.

Il ct Giovanni Sirovich ha mischiato le carte già prima degli Europei di Montreux, terminati per il settore maschile con un argento a squadre. Fuori Luigi Samele, artefice dell’oro a Strasburgo 2014 in finale contro la Russia, e dentro il ventenne Luca Curatoli, dominatore a livello giovanile e già sul podio quest’anno in Coppa del Mondo. Una scelta giustificata dai risultati che è stata ben assimilata anche dal diretto interessato, davvero un esempio per molti in fatto di diplomazia. Ma ora la concorrenza interna si scatenerà nella gara individuale, perché – come per il fioretto femminile – il quartetto non sarà di scena alle Olimpiadi per la rotazione imposta dal Cio e, quindi, solo i migliori due per nazione del ranking Fie voleranno in Brasile. Al momento questi due sono Aldo Montano e Diego Occhiuzzi, rispettivamente settimo e tredicesimo. Sono loro – 36enne e 34enne – le vecchie volpi citate nel titolo. Ma non si offendano: l’esperienza può far sempre la differenza.

Per la medaglia individuale servirà la gara perfetta o quasi, perché la concorrenza nella sciabola maschile è elevatissima. Da campione europeo in carica occhi puntati sull’ungherese Aron Szilagyi, al quale manca solo la gemma iridata per suggellare una strepitosa carriera, ma anche il rumeno Tiberiu Dolniceanu appare in gran forma dopo la partecipazione a Baku 2015. Attenzione pure al tedesco Max Hartung e ai russi Nikolaj Kovalev e Alexey Yakimenko, mentre la nazionale coreana si è ritagliata un ruolo di grande protagonista negli ultimi tempi e vanta in squadra il numero uno del mondo Gu Bongil, argento a Kazan 2014. Tanti potenziali contender, dunque, tra i quali proveranno a entrare anche Luca Curatoli ed Enrico Berrè, pedine fondamentali per un quartetto che ha tutte le qualità per fare strada. Anche qui Germania, Corea del Sud e Russia saranno le principali rivali. L’Italia, terza nel ranking Fie, quest’anno ha ottenuto due argenti e un bronzo: siamo da medaglia.

Passando al settore femminile la domanda è una sola: sarà Olga Kharlan o Sofya Velikaya? Nelle otto tappe disputate di Coppa del Mondo l’ucraina e la russa si sono spartite in egual maniera la posta in palio: quattro vittorie una e quattro vittorie l’altra, con voce grossa in vista del futuro. Agli Europei si è imposta la seconda, anche perché Kharlan è uscita di scena ai quarti di finale contro la strepitosa azzurra Rossella Gregorio (poi bronzo per il secondo anno di fila), ma la sensazione è che Olga – mancato in malo modo anche l’oro di Baku – sia carica a mille per confermarsi campionessa per la terza volta consecutiva. Non va dimenticata la statunitense Mariel Zagunis, sempre un cliente delicato da affrontare, mentre la Russia sembra in pole position per la gara a squadre potendo contare anche su Yana Egorian, la quarta del ranking.

E l’Italia? C’è una Rossella Gregorio che l’anno scorso non fece bene a Kazan ma ora vuole brillare anche al Mondiale, ci sono Irene Vecchi e Ilaria Bianco le cui potenzialità non sono certo nascoste e c’è Loreta Gulotta che può dare una grossa mano al quartetto che a Gand (ma con Martina Petraglia, ora riserva) è tornato al successo in Coppa del Mondo dopo qualche stagione di magra. La sciabola femminile a squadre è un territorio di caccia finora poco esplorato: le occasioni per emergere ci sono, la Francia per esempio è stata brava a farsi trovare pronta di recente con atlete molto promettenti. Nel 2014 le azzurre furono quarte inchinandosi proprio all’Ucraina di Olga Kharlan nella finalina: anche qui, come al maschile, un podio non è fuori portata.

 

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Foto da: Augusto Bizzi/Federscherma

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