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Tour de France 2015, fantasia e creatività per attaccare Froome sulle Alpi. Ma potrebbe non bastare…

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La settimana dei Pirenei ha costruito una sorta di aura di imbattibilità attorno a Chris Froome. La potenza sprigionata a La-Pierre-Saint-Martin. con cui il britannico ha creato l’attuale solco in classifica e il modo in cui lui e il Team Sky hanno controllato i (fiacchi) tentativi di allungo dei vari Quintana, Valverde e Contador (Nibali è a parte, per ovvie ragioni di distacco) hanno impressionato una volta di più tifosi, appassionati ed addetti ai lavori per superiorità, capacità di controllo della corsa e profondità. Nelle ultime scaramucce pirenaiche qualche meccanismo di squadra ha scricchiolato, ma non il capitano. Su di lui, l’opinione comune è la medesima da una settimana: il Tour de France 2015 sembra già chiuso.

Da martedì scorso, il giorno della vittoria di Froome sul primo vero arrivo in salita, la situazione d’altronde non è cambiata, con Quintana – il primo degli inseguitori – a poco più di tre minuti. Lo spazio per attaccare non manca, con sette salite e qualche discesa impegnativa che prestano il fianco ad azioni da lontano e potenzialmente pericolose per il keniano bianco, ma a cinque giorni dagli Champs-Élysées le sorti della Grande Boucle non potranno più dipendere soltanto dai possibili affondi dei rivali di Froome. Senza un calo verticale da parte della Maglia Gialla e del suo fido scudiero Geraint Thomas (devastante fin qui), di fatto, ogni azione potrebbe risultare vana, anche con il giusto mix di fantasia, spregiudicatezza e quel pizzico indispensabile di follia. Proprio l’inventiva e la creatività, del resto, appaiono le uniche armi in possesso di Quintana, Valverde e Contador, gli unici ad essere ragionevolmente ancora in corsa per un possibile e clamoroso ribaltone. Certo, in terza posizione c’è sempre van Garderen, ma lo statunitense non appare in grado di impensierire Froome, mentre gli oltre sette minuti accumulati da Nibali hanno tagliato fuori lo Squalo dalla lotta per le posizioni di vertice, nonostante il britannico abbia dichiarato di aspettarsi il primo attacco proprio dal siciliano.

Al colombiano e ai due spagnoli l’ingegno non manca, a differenza di un Froome il cui monotematismo ciclistico è universalmente riconosciuto come uno dei suoi più grandi difetti. Una dote che i due corridori della Movistar e il capitano della Tinkoff potranno (o dovranno, più presumibilmente) sfruttare fin da domani, nella tappa-replay di quella già affrontato al Giro del Delfinato: i 14km del Col d’Allos (prima categoria) potrebbero essere l’ideale rampa di lancio per attaccare la Sky e per creare scompiglio partendo da lontano. Dal Gpm al traguardo mancheranno infatti altri 22km, 16 dei quali in discesa (e non una picchiata banale, ma piuttosto tecnica) prima della rampa verso Pra Loup. Il Col du Glandon (Hors Categorie) del giorno seguente è posto invece a 40km dall’arrivo di St-Jean-de-Maurienne; chi vorrà provarci dovrà avere le gambe giuste. Perché non è di certo finita. Verso La Toussuire, se Froome non dovesse aver ammazzato il Tour prima (ipotesi da non escludere di certo), ci sarà l’ennesima occasione, prima del tutto per tutto: Croix de Fer e Alpe d’Huez. L’ultima chiamata, se mai ce ne dovesse essere una. Il precedente del 2013, per gli inseguitori, non è incoraggiante, visto che Froome calò nel finale della terza settimana, certo, ma soltanto dopo aver posto una pietra tombale sulle speranze altrui. Prima che lo faccia definitivamente anche quest’anno, Quintana&co. saranno chiamati a muoversi e non in maniera velleitaria come accaduto finora, ma con un solo comandamento da seguire: lavorare di fantasia. La strada, altrimenti, è già segnata.

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daniele.pansardi@oasport.it

Foto: Twitter Sky

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