Ciclismo
Tour de France 2015, il pagellone della prima settimana: i voti di tutti i protagonisti
Chris Froome, voto 7,5: mezzo voto in meno per le energie spese (un po’ troppe, probabilmente). Per il resto, conferma il proprio status di favorito numero uno per quella Maglia Gialla che, forse in maniera inaspettata, si ritrova già indosso. Difenderla, in ogni caso, non appare un problema, in virtù della solidità del Team Sky (voto 7,5). Non teme il vento nella tappa di Zelande, sul pavé è attento e sui muri è spesso in prima posizione. Imponente.
Tejay van Garderen, voto 7: i veri avversari di Froome hanno almeno un minuto di distacco, il primo tra i possibili outsider della vigilia è invece ad appena dodici secondi. Lo statunitense è stato protagonista di una prima settimana perfetta dal punto di vista della gestione, soprattutto grazie ad una BMC (voto 7,5) superiore a tutti in pianura. L’americano, però, ora sarà chiamato a muoversi in prima persona sui Pirenei.
Alberto Contador, voto 6: male nella cronometro e sul Mur de Huy, dove mette in mostra una condizione per forza di cose non eccelsa. Compensa, tuttavia, con un grande senso tattico e un’accortezza nella gestione delle situazioni più spinose da vero campione (ottima la Tinkoff, voto 6,5, nel supportarlo in Olanda e sul pavé). Dei favoriti della vigilia è il più vicino a Froome e non è un caso (sesto a 1’03”), ma la faccenda ora potrebbe complicarsi.
Peter Sagan, voto 6,5: 19-2-27-3-2-2-3-4-4. Piazzamenti che lasciano spazio a poche interpretazioni. Lo slovacco è un mostro di regolarità, ma solo di quello. Certo, probabilmente sarebbe stato anche il più forte in corsa in diverse occasioni, ma il 25enne ha dimostrato quasi in ogni occasione il suo scarsissimo senso tattico e un attendismo, a volte, francamente inconcepibile. Se non dovesse vincere, si consolerà con un’altra maglia verde.
Vincenzo Nibali, voto 5,5: ottima la cronometro iniziale, molto meno tutto il resto, ad eccezione delle splendide trenate con cui ha cercato di infiammare i tratti in pavé nella tappa verso Cambrai, dove si è rivisto a tratti il Vincenzo dello scorso anno. Se lo Squalo paga già 2’22” di ritardo, tuttavia, la colpa è anche (e sottolineamo ‘anche’) di un’Astana poco presente e poco compatta. Nibali, però, ci ha messo del suo ad alimentare il pessimismo generale sul Mur-de-Bretagne, in cui si è incredibilmente staccato nel finale. E sulle salite recuperare non sarà facile.
Nairo Quintana, voto 6: i 23″ di differenza su Nibali sono dovuti ad una Movistar (voto 7) estremamente competitiva e ad una migliore condizione (almeno per il momento), che gli ha permesso di pedalare tranquillamente ovunque, anche sul pavé. Eppure, il vento e la pioggia olandese lo relegano a 1’59” da Froome. In salita, però, l’impressione è che potrebbe seriamente contrastare Froome
Astana, voto 4: nel vento d’Olanda Nibali non doveva evidentemente trovarsi in quella posizione in gruppo, sebbene le colpe in parte siano anche del campione azzurro. Anche sul pavé, però, la squadra non è quella dello scorso anno e nella tappa verso Amiens appare chiaro come Boom&co. proteggano poco il proprio capitano, lasciandolo spesso e volentieri da solo.
Etixx – Quick Step, voto 8: è per ampio distacco la squadra più ricca di talento del Tour per quanto riguarda le tappe da classiche, dimostrandolo con due straordinarie prove di forza da parte di Tony Martin (voto 7) a Cambrai e di Zdenek Stybar (voto 7) a Le Havre. Una firma, inoltre, la appone anche Mark Cavendish, anche se con qualche rimpianto per un paio di occasioni sprecate. E non è di certo finita qui…
André Greipel, voto 7,5: lo sprinter più in forma è probabilmente Cavendish, ma il britannico vuole strafare e il tedesco è sontuoso a Zelande prima e ad Amiens poi, cogliendo l’attimo giusto per bruciare tutti con una doppietta d’autorità. Alla straordinaria potenza, il Gorilla aggiunge anche quel pizzico di scaltrezza rivelatosi fondamentale.
Mark Cavendish, voto 6,5: sarebbe il più forte di tutti, ma gli servono tre volate per dimostrarlo a tutti. A Zelande e ad Amiens, infatti, il britannico parte troppo presto commettendo due errori pacchiani, non da campione qual è Cannonball. A Fougères, però, il campione del mondo 2011 prende le misure e torna ad alzare le braccia al cielo.
Rohan Dennis, voto 7: era tra i principali outsider della cronometro iniziale, ma difficilmente si pensava potesse insidiare Dumoulin, Cancellara o Martin. E infatti non li insidia, ma li batte, confermando tutto il proprio talento e prendendosi la prima Maglia Gialla del Tour 2015.
Quinziato, Oss, Tosatto, Bennati, Trentin, voto 7: van Garderen, Contador e i vari Cavendish, Stybar e Martin li avranno ringraziati dopo ogni tappa, vista la straordinaria mole di lavoro svolta dai cinque italiani per i rispettivi capitani. Sempre al vento, spesso in testa al gruppo, ma mai domi.
Thibaut Pinot, voto 4: la grande speranza francese è 29esima a 8’05” e ha già dichiarato di non essere più interessato nemmeno ad un piazzamento nella Top 10. Cade spesso, corre malissimo e ha una squadra non all’altezza della situazione. Potrebbe comunque regalare spettacolo in salita.
John Degenkolb, voto 5,5: vince la volata di gruppo a Cambrai alle spalle di Tony Martin, ma ci si attendeva probabilmente di più dal fuoriclasse tedesco. Due quarti posti ed un sesto non possono garantire la sufficienza.
Joaquim Rodriguez, voto 7: l’obiettivo era chiaramente soltanto uno in questa prima settimana e Purito lo ha centrato in pieno. Il Muro di Huy è ancora il suo nella terza tappa, senza che nessuno riuscisse mai a metterlo in discussione. In classifica generale è un po’ indietro, ma i Pirenei e le Alpi sono pane per i suoi denti.
Daniel Teklehaimanot, voto 7: il Tour de France sa regalare storie di un certo fascino e lo conferma anche in questa edizione. Il corridore della MTN – Qhubeka, prima squadra africana a correre il Tour, diventa il primo eritreo ad indossare la prestigiosa maglia a pois di miglior scalatore. Un successo per l’intero Continente Nero. Difficilmente la indosserà fino a Parigi, ma quel che è certo è che Teklehaimanot la onorerà fino alla fine.
Warren Barguil, voto 6,5: se dovesse confermare questa condizione di forma, sulle salite potrebbe diventare uno dei protagonisti. Magari non per la classifica generale, ma sicuramente per la maglia a pois. La Francia non è solo Pinot e Bardet e il corridore della Giant lo ha confermato.
Michal Kwiatkowski, voto 6,5: il campione del mondo in carica non corre mai per sé, nonostante sembri avere una buona gamba, ma si dedica esclusivamente a compiti di gregariato. Non capita tutti i giorni di vedere la maglia iridata al vento per diversi chilometri, ma chissà che nelle prossime tappe non possa arrivare anche il momento del polacco.
Fabian Cancellara, voto 6,5: terzo nella cronometro, terzo a Zelande e ottava Maglia Gialla della carriera. Obiettivo raggiunto, ma il rammarico per la caduta nella terza tappa e il successivo ritiro è comunque tanto.
Daniel Martin, voto 5,5: bene a Huy ma potrebbe fare meglio (quarto), male sul Mur-de-Bretagne perché ha la gamba giusta ma resta a guardare Vuillermoz (e la tappa) sfuggirgli. Una ghiotta occasione sprecata.
Rui Costa, voto 5: impalpabile, non si vede praticamente mai. Dovrà necessariamente cambiare passo nei prossimi giorni per il bene della Lampre.
Davide Cimolai, voto 6,5: a proposito di Lampre, il 25enne è senz’altro il migliore nella spedizione della squadra italiana. In mezzo ai mostri della velocità, il friulano si destreggia bene e conquista tre piazzamenti consecutivi all’interno della Top 10, mostrando un’ottima condizione.
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