Ciclismo
Tour de France 2015: impresa di Geschke a Pra Loup! Contador perde 2′, Nibali prova ma non basta
Una giornata a due volti. Dalla partenza a tutta fino all’attesa, per poi tornare ad attacchi ripetuti tra i big della classifica sullo sfondo di uno splendido assolo di Simon Geschke in testa alla corsa. La 17esima tappa del Tour de France 2015, 161 chilometri da Digne-les-Bains a Pra Loup, sorride ancora una volta a Chris Froome, che reagisce a tutti gli attacchi ed è sempre più vicino a Parigi.
La battaglia annunciata sulle Alpi si è concretizzata sin dai primi chilometri di corsa, affrontati a tutta dal gruppo. Nessuno, nei primi chilometri, è riuscito a prendere un margine rilevante sino al primo gran premio della montagna. Tra gli uomini più attivi Peter Sagan (Tinkoff-Saxo), sempre combattivo in maglia verde. Con lo slovacco si erano avvantaggiati una trentina di uomini, ma un attacco di Nairo Quintana (Movistar) dal gruppo principale e la reazione del Team Sky han fatto crollare il lieve margine guadagnato da questi uomini. Poco dopo, anche Quintana è stato riassorbito, mentre nelle retrovie ha subito palesato difficoltà Tejay Van Garderen (BMC), terzo in classifica generale ma uscito con alcuni problemi di natura fisica dal giorno di riposo e costretto a ritirarsi nel proseguo della tappa.
Nei chilometri successivi di corsa, sicuramente più tranquilli, si sono avvantaggiati 28 uomini: Tanel Kangert (Astana), Jan Bakelants e Mikaël Chérel (AG2R-La Mondiale), Thibaut Pinot e Benoît Vaugrenard (FDJ), Richie Porte e Nicolas Roche (Sky), Rafal Majka e Peter Sagan (Tinkoff-Saxo), Jonathan Castroviejo, José Herrada e Gorka Izagirre (Movistar), John Degenkolb e Simon Geschke (Giant-Alpecin), Alberto Losada (Katusha), Adam Yates (Orica-GreenEdge), Rigoberto Uran (Etixx-Quick Step), Perrig Quémeneur (Europcar), Steven Kruijswijk (LottoNL-Jumbo), Kristjian Durasek e Rafael Valls (Lampre-Merida), Andrew Talansky e Ryder Hesjedal (Cannondale-Garmin), Nicolas Edet (Cofidis), Mathias Frank (IAM Cycling), Merhawi Kudus, Serge Pauwels e Daniel Teklehaimanot (MTNèQhubeka).
Anche in questo caso il gruppo non ha lasciato immediatamente spazio, mantenendosi a circa 3′ di svantaggio da questi uomini, complice anche un allungo di Alberto Contador con il proprio compagno alla Tinkoff-Saxo Michael Rogers. L’iberico, fresco vincitore del Giro d’Italia, non è però riuscito a prendere il margine desiderato complice un pronto aumento dell’andatura da parte del Team Sky di Froome e della Movistar, con Alejandro Valverde che si è mosso in prima persona per riprendere il connazionale.
Una volta annullato il tentativo di Contador si sono susseguiti altri attacchi da parte di atleti di secondo piano, mentre la Sky in testa al gruppo ha abbassato l’andatura già sul Col de la Colle-Saint-Michel, terzultimo GPM di giornata, consentendo alla fuga di scappare ad oltre 10′ e ricompattando il plotone sfilacciato già dalle prime fasi di gara.
Al comando, in solitaria, si è portato il tedesco Simon Geschke, fuoriuscito dalla fuga con una bella azione personale. Il suo vantaggio è salito anche ad oltre 2′ sui più diretti inseguitori. Solo nella seconda parte della salita del Col d’Allos gli altri fuggitivi hanno aumentato il ritmo, con Thibaut Pinot ad evadere dal gruppo degli inseguitori in prima persona, pur sempre mantenendo un ritardo di oltre un minuto rispetto al tedesco in testa alla corsa. Dietro il francese Frank, Talansky e Adam Yates, cui si sono aggiunti in vista della vetta anche Rigoberto Uran Uran e Kruijswijk.
Tra i big, è stato Nibali a provare qualcosa, prima con Fuglsang e Scarponi e successivamente in prima persona a poco più di un chilometro dalla fine della salita. Nonostante il buon attacco dell’azzurro, Froome ha chiuso sull’atleta dell’Astana. Poco dopo ha attaccato Nairo Quintana, ma anche in questo caso la maglia gialla ha risposto prontamente supportato anche da Richie Porte, ripreso dalla fuga. In vetta, oltre questi uomini, sono transitati Valverde e Contador. Quest’ultimo, complice un problema, ha perso contatto in discesa dai suoi diretti avversari, pagando un distacco di oltre 2′ sulle prime rampe dell’ultima ascesa dagli avversari.
Sui 6 chilometri finali, non eccessivamente difficili, Geschke ha dato nuova linfa alla propria azione. Pinot, suo più immediato inseguitore sul Col d’Allos, è caduto in discesa, e all’inseguimento del tedesco della Giant-Alpecin si è lanciato Talansky, che però è arrivato solo vicino alla testa della corsa, pagando 35”. Terza piazza per Uran, seguito da Pinot e Frank, che in questo modo ha fatto un importante salto in avanti in classifica generale.
Tra i big della classifica generale la Movistar ha imposto un ritmo alto anche sull’ultima salita. Ancora una volta ha provato ad attaccare Quintana, ma Froome, in due battute, è riuscito a riportarsi sulla ruota del colombiano con Nibali, Valverde e Westra, che negli ultimi chilometri ha scortato il gruppo fino all’ultimo chilometro. Solo qui Quintana e Froome sono riusciti a fare la differenza, prima con un attacco di Nairo, poi con una risposta decisa di Froome che ha consentito all’avversario di tagliare il traguardo con solo un paio di metri di vantaggio. Nel giro di una ventina di secondi sono arrivati Valverde e Nibali. Lontano Alberto Contador, che ha pagato 2′ dal gruppetto di Froome e Quintana.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto; Pagina Facebook Giant-Alpecin
Luca46
22 Luglio 2015 at 17:54
Bellissima tappa. Non capisco però la tattica dell’Astana che secondo me dovrebbe cercare di tenere la corsa sotto controollo per provare una vittoria di tappa. A parte Scarponi e Kangert mi sembra una squadra disunita e poco preparata. Non capisco neanche i Movistar che, a meno di accettare di buon grado il 2° e il 3° dovrebbero sacrificare Valverde in funzione di Quintana prima che Valverde rischi di saltare del tutto.
Poi volevo lanciare dei dubbi sull’antidoping piuttosto che sul doping visto che c’è stato un gran parlare su Froome. Secondo me tutti fanno uso di qualcosa ma a prescindere mi fanno pensare alcuni casi che a me suonano come avvertimenti. L’Astana ha subito una serie di positività di secondo livello tanto da metterne in discussione (almeno lontanamente) la licenza. Ora a me sembra di vedere una squadra disunita rispetto a 12 mesi fa. Caso analogo è successo agli sprinter giamaicani una serie di positività e adesso tutti si chiedono che fine abbia fatto Bolt. Credo che lo stesso successe a Pantani. In sintesi a me desta più dubbi l’antidoping del doping perché all’interno di un mondo sportivo che va in un certo modo (e di sicuro non sono gli atleti a gestirlo perché stipendiati e quindi dipendenti.) chi ha soldi e interessi può mettere i bastoni tra le ruote agli altri. È un pò come dire chi controlla il controllore?