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Ciclismo
Tour de France 2015: la solitudine di Vincenzo
Il ciclismo è quello sport particolare, anzi unico nel suo genere, in cui vince un corridore solo, ma la squadra gioca un ruolo cruciale. Questo vale in ogni corsa, dalle grandi classiche sino al Giro, al Tour e alle rispettive tappe: senza una squadra di valore, tutto diventa più difficile.
Un anno fa, i soldati in maglia azzurra dell’Astana scortavano Vincenzo Nibali in ogni momento, da quelli più agevoli sino a quelli decisivi: non c’era metro in cui il siciliano non fosse accompagnato da qualche gregario, ovviamente con l’eccezione dei suoi attacchi personali che gli portarono in dote ben quattro successi di tappa essenziali per quella classifica finale meravigliosamente dominata. Del resto l’Astana era una corazzata, come lo è stata anche nel più recente Giro d’Italia al fianco, però, del giovane Fabio Aru: a questo Tour, invece, qualcosa sembra non girare per il verso giusto.
Tante inquadrature dall’elicottero, oggi e nelle giornate precedenti, mostravano i consueti nuclei compatti delle varie formazioni attorno ai rispettivi capitani, indipendentemente che fossero velocisti o uomini di classifica. L’Astana no: maglie azzurre qua e là, Nibali spesso da solo. E una classifica che, pur vedendolo assolutamente in piena corsa per la vittoria finale (il bello deve ancora venire), non gli permette di sorridere come faceva un anno fa, già a questo punto del Tour, quando appunto l’Astana lo affiancava in ogni istante.
Cosa sia successo non è dato saperlo: come nel calcio e in qualunque altro sport, i “retroscena da spogliatoio” nascono e restano lì, e anzi tentare di ipotizzarli spesso conduce drammaticamente fuori strada. Certo è che Nibali, più volte intervistato dai giornalisti Rai in queste prime giornate di Grande Boucle, è apparso via via più nervoso, con un numero sempre minore di parole per commentare le proprie tappe: anche quando, come accaduto oggi, non perde terreno verso i rivali, la sensazione è che la squadra non giochi a suo favore. Una sensazione confermata, appunto, da un nervosismo che nessun cronista si ricorda di aver mai percepito prima d’ora da parte dello Squalo.
Rimanendo ai fatti, questi fanno notare la sorprendente assenza di Alessandro Vanotti, uno dei più fidi gregari di Nibali, dal roster del team kazako per il Tour, nonostante il tentativo esercitato in extremis per sostituirlo a Lars Boom a seguito dell’inconveniente di settimana scorsa. E l’altro fatto, senza entrare nelle scelte di formazioni che però hanno escluso contemporaneamente tre atleti come Aru, Landa e Tiralongo sulla carta molto utili sulle grandi montagne, è la solitudine di Vincenzo in molti, troppi passaggi di queste prime giornate. Il Tour è appena agli inizi, l’idea di un successo finale non è ancora stata compromessa: ma il giocattolo Astana deve al più presto riaggiustarsi e tornare a correre a fianco dello Squalo.
foto: Gianluca Santo
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marco.regazzoni@oasport.it
ale sandro
8 Luglio 2015 at 23:02
Non vorrei ci fossero problemi legati a una condizione ben lontana dalle migliori per diversi ‘passistoni’, che dovevano fare grandi cose in questa prima settimana e soprattutto nella tappa precedente.
Sta di fatto che una roba come quella di Boom che si sposta, quando ieri era in testa sul tratto in pavè con Nibali a ruota, facendo così stare allo scoperto il suo capitano a tirare, è qualcosa che ho visto pochissimo nel ciclismo soprattutto in quello recente. Di Fuglsang preferisco invece non commentare, si commenta da solo. Più in generale è assolutamente evidente che qualcosa non sta andando, senza per questo passare per complottisti o chissà cosa. Anche in caso di scarsa condizione infatti, lo stare compatti attorno al proprio leader della generale è il minimo sindacale, l’abc di questo sport.
A naso poi non deve esserci grande simpatia in gruppo per la squadra in questione, alcuni movimenti in generale mi hanno convinto poco , ma queste impressioni le tengo per me. Dico solo che non vedo una buona aria.
Non so se Nibali sia forte o meno rispetto agli ultimi due anni , ma penso che così sia davvero tosta cercare di vincere una grande corsa a tappe, competitiva e completa come quest’anno. Sembrerò esagerato ma fossi in lui, dopo questa stagione darei uno sguardo per il futuro anche da altre parti. In fondo ancora due tre stagioni almeno ad alto livello le ha sicuramente , e in questo sport è importante la testa e la serenità. Nella squadra kazaka,anche nei momenti di grande gioia, qualche parola o polemica di troppo non è mai mancata.
Piccolo Off Topic: Il Giro d’Italia sa “scegliere” benissimo 😀
Con tutte le assenze dei velocisti e passisti veloci che dovevano prepararsi e tenersi a lucido per il Tour, la corsa rosa si è ritrovata con pochissimi nomi importanti tra questi specialisti. Guarda caso uno di questi , che vinse tappa due mesi fa, è lo stesso che ora ,nella settimana più adatta alle ruote veloci, sta vincendo con autorità le volate, comprese quelle intermedie ,per consolidare la maglia verde, e cioè Greipel, sul quale ci sono state tante ironie e discorsi legati alla sua ‘vecchiaia’ e presunta pochezza rispetto ai grossi calibri. A dimostrazione del fatto che fare Giro (o anche solo una buona parte) e Tour è fattibile e con profitto per diverse tipologie di corridori.