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Tour de France 2015: le discese ardite…

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Non solo salite. Un Tour de France, più in generale una grande corsa a tappe, sa regalare emozioni anche in discesa. Facile andare sfruttando la pendenza a favore, vero? Non c’è neanche bisogno di pedalare...

Questo può essere il pensiero, pienamente legittimo e veritiero, di tanti cicloamatori. Nel ciclismo professionistico, tuttavia, la discesa è un’arte almeno tanto quanto la salita. Quest’oggi se ne è avuta una conferma: giù dal Col d’Allos è successo di tutto, come ampiamente prevedibile su un pezzo di strada al centro delle fantasie – e delle critiche – al recente Delfinato. Dopo la cima più alta di questo Tour de France, infatti, si volava su una lingua d’asfalto stretta, tortuosa e in certi casi dotata di una pavimentazione non proprio ottimale.

Così, Simon Geschke ha potuto incrementare il proprio margine, senza correre troppi rischi, e avviarsi a cogliere il successo più bello della carriera. Thibaut Pinot fiutava invece il riscatto dopo un paio di settimane terribilmente difficili: un anno fa le discese gli furono in un certo senso fatali, oggi il poco feeling tra il francesino e questo tipo di tracciati si è confermato con una scivolata. Tornante, testa indietro a guardare il vantaggio e via a pelle di leone, fortunatamente senza conseguenze troppo gravi né per lui, né per il proprio mezzo meccanico (al netto di una curiosa incurvatura del manubrio).

Alberto Contador, invece, ci ha lasciato bici e un pezzo di pantaloncino, oltre alle residue chance di insidiare non solo Froome, ma anche Quintana. La discutibile regia francese non ha fatto molta chiarezza sull’accaduto, eppure sembra che il madrileno sia finito a terra sul lato destro accusando sia un problema meccanico, sia un’abrasione all’altezza della coscia. Gli oltre 2′ pagati ai rivali per via di questo inconveniente rappresentano ben più di una sentenza e anzi lo costringeranno ad una dura lotta con un Alejandro Valverde in grande spolvero per agganciare almeno il terzo gradino del podio.

Ma le discese ardite piacciono tanto a Vincenzo Nibali. Certo, staccare Froome, dotato di un’astuzia tattica incredibile, risulta impossibile: eppure lo Squalo ci ha provato, se non altro per la gloria, per riavvicinare il podio o anche solo la top five. Missione compiuta parzialmente, pur con la certezza di aver ritrovato il campione nel pieno delle sue potenzialità agonistiche. Missione compiuta grazie ad una discesa dove lui si sente sempre a casa.

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marco.regazzoni@oasport.it

1 Commento

1 Commento

  1. ale sandro

    22 Luglio 2015 at 20:31

    …e le risalite 😀
    Certo che Froome non poteva restare digiuno di miglioramenti sia tecnici che tattici, è cresciuto anche in questo ,e credo che quanto e forse più delle “frullate” stia facendo tutto questo la differenza rispetto a Quintana. Non mi è dispiaciuto vederlo fare il buco un istante per Kangert e Nibali costringendo Valverde a coprire subito. La discesa è stata un po’ alla Zuelle…messo meglio!
    Certo la strada bagnata avrebbe scompaginato forse le cose per tutti, ma l’anglo africano mi sembra pienamente presente in tutte le fasi della corsa, e pare non mostrare veri segnali di cedimento. Finora tanto di cappello ,pur non piacendomi sta meritando. Mi aspetterei però in questi tre giorni un po’ più di rischi presi da Nairo, deve cercare di affondare ben prima dei finali di salita. Certo un’azione a “tenaglia” con Valverde sarebbe l’ideale, chissà che non voglio stupirmi pure lui. Col talento che si ritrova ,fosse stato un po’ meno sparagnino avrebbe vinto ancora più corse. E sono convinto che non sia tanto più cotto di altri.
    Il ciclismo è anche discesa, per movimentare le cose anche in queste ultime tappe, bisognerà tentare ancora proprio lì.

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