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Formula 1: le gare bagnate fanno sempre meno la differenza

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Da sempre, nelle competizioni motoristiche, le gare bagnate sono associate allo spettacolo, ma negli ultimi tempi in Formula 1 sembra non essere più così. La colpa va principalmente all’elettronica imperante che oramai regola ogni aspetto delle monoposto del più importante campionato automobilistico al mondo, e che impedisce ai piloti di fare davvero la differenza. Diventa così sempre più difficile vedere piloti in grado di portare vetture modeste nelle prime posizioni non appena l’asfalto comincia a bagnarsi, come invece avveniva in passato, così come diventa invece più facile mantenere la macchina in pista senza commettere errori, salvo fenomeni di aquaplaning.

Vi è poi la pratica sempre più comune del fermare le gare quando la pioggia supera alcuni limiti (che restano però del tutto soggettivi, persino a sentire i pareri diversi dei piloti), anche a causa della conformazione delle monoposto odierne che, se riescono a gestire meglio l’asfalto bagnato, non riescono a restare in pista quando le precipitazioni sono eccessive. A questo si uniscono le legittime preoccupazioni relative alla sicurezza, che hanno portato sempre più spesso ad optare per partenze alle spalle della safety-car in caso di gara bagnata.

Se un tempo la Formula Uno veniva considerato un mondo di follia, di improvvisazione e di irrazionalità, oggi, invece, tutto è perfettamente calcolato e razionale. Molto spesso dai box si conoscono il momento preciso in cui inizierà a piovere, l’intensità delle precipitazioni e quali parti del circuito saranno coinvolte: questo porta ad un appiattimento sulle tattiche da adottare, salvo in alcuni casi sempre più rari, ma è generalmente molto difficile vedere squadre e piloti che azzardano una scelta di gomme diversa dagli avversari, magari per trovarsi nelle prime posizioni partendo dalle ultime file.

In pratica, considerando questi elementi, accade molto spesso che a vincere le gare sul bagnato siano gli stessi piloti e le stesse scuderie che generalmente si disputano le prime posizioni in quelle dove non cade neppure una goccia di pioggia.

Infine, in aiuto non viene neanche il calendario della Formula 1 moderna: con gare in Bahrein e negli Emirati Arabi Uniti, o ancora nel deserto texano di Austin, pretendere che vi siano gare con condizioni meteo variabili è davvero eccessivo. Le gare sui circuiti “tradizionali” del circus continuano, sin dagli anni cinquanta, a far registrare una percentuale di corse bagnate che si aggira attorno al 15%, considerando periodi lunghi di almeno dieci anni (considerati statisticamente attendibili), ma naturalmente le gare in Paesi dove le piogge sono un evento più unico che raro fanno sì che la percentuale complessiva delle gare bagnate sia in leggera diminuzione.

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giulio.chinappi@oasport.it

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